Un connubio inedito

Nel 2017 inaugura il nuovo Master "International Cooperation on Human Rights and Intercultural Heritage"

Mario Neve - Direttore del Master

Come si comunica il patrimonio culturale? E soprattutto, è necessario farlo?
Stando al giudizio di Hannah Arendt dovremmo rispondere affermativamente, per evitare che coloro che verranno dopo di noi si trovino ad essere eredi senza testamento: "il testamento, affermando ciò che spetterà legittimamente all'erede, destina averi passati ad un futuro. Senza testamento o, per sciogliere la metafora, senza tradizione che sceglie e nomina, che tramanda e custodisce, che indica dove sono i tesori e quale il loro valore sembra che non vi sia un'esplicita e voluta continuità nel tempo e dunque, in termini umani, né passato né futuro".
Un testamento manifesta una volontà, una scelta. Pure, nel caso di ciò che l'UNESCO classifica patrimonio culturale "materiale" non si può evitare che il lascito avvenga, con o senza testamento, visto che in fondo scegliere di non prendere posizione significa prendere comunque una posizione. Una posizione gravida di conseguenze, in molti casi indesiderate, come accade quando ci viene ricordato il ruolo del fattore umano persino in catastrofi naturali come quella che ha colpito le città e i paesaggi lungo il confine tra Umbria e Marche.
In un'età ossessionata dalla comunicazione, dalla crescita continua delle connessioni orizzontali attraverso lo spazio, non va quindi trascurato l'altro piatto della bilancia: la trasmissione verticale nel tempo, il che significa, a sua volta, prendersi cura della produzione e trasmissione della conoscenza, un aspetto oggi piuttosto carente.
Una tale situazione richiede consapevolezza delle poste in gioco da parte dei cittadini e nuove figure professionali capaci di fronteggiare situazioni concrete e in possesso di una formazione e di una visione culturale che li metta in grado di analizzare le diverse dimensioni dei problemi implicati.
Il nuovo Master internazionale International Cooperation on Human Rights and Intercultural Heritage, che aprirà i battenti nell'ottobre 2017 su iniziativa del Dipartimento di Beni Culturali dell'Università di Bologna, Campus di Ravenna, in collaborazione con la Scuola di Scienze Politiche, tenta di dare una risposta a tali esigenze. A riguardo, il corso si avvale del supporto e della collaborazione della Banca Mondiale, della Commissione per la Cooperazione allo Sviluppo del Parlamento Europeo, dell'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, dell'Istituto Internazionale per le Conoscenze Tradizionali dell'UNESCO.
L'inedito accoppiamento tra il tema dei diritti umani e quello del patrimonio culturale in realtà è presente in due fonti principali di tali concetti. Il ruolo cruciale della cultura e della conoscenza come terreno comune dello sviluppo umano, dunque come accesso alla libertà individuale e collettiva, è già presente nella Carta costitutiva dell'UNESCO del 1945 (vi viene affermata la relazione fondamentale tra cultura, istruzione e libertà, sottolineando in modo implicito il peso del pensiero critico come prerequisito della libertà), come anche nella definizione di "sviluppo umano" delle Nazioni Unite.
I diritti umani, in questa prospettiva, sono strettamente legati al potenziamento dello sviluppo culturale e al pensiero critico, come background culturale dello "specialista nello Human Rights Based Approach", volto alla difesa dei diritti dei soggetti esclusi e marginalizzati.
Nella medesima prospettiva, il patrimonio culturale non vuol dire solo monumenti, opere d'arte, ma anche, ad esempio, la cosiddetta "conoscenza tradizionale".
L'inclusione recente del "patrimonio naturale e culturale mondiale" tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (Agenda 2030) ha riconosciuto tale tematica come questione globale. Questo motiva la scelta di adottare la dicitura "intercultural heritage". Proprio per enfatizzare il modo più positivo e aperto al futuro d'intendere il ruolo odierno delle culture: non isole da proteggere ma porte e ponti per lasciar passare e condividere idee.

La pagina della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Università di Bologna - pag. 5 [2016 - N.57]

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