Alfredo Belletti

Il ricordo di una figura eclettica che a Fusignano ha guidato la Biblioteca Piancastelli e la riscoperta dell'opera musicale di Arcangelo Corelli

Giuseppe Bellosi - Biblioteca comunale di Fusignano

Alfredo Belletti ci ha lasciato il 3 ottobre 2004. Era nato nella campagna fra Lugo e Cotignola il 18 ottobre 1925, ma era fusignanese di fatto. Aveva studiato al Ginnasio del Seminario di Faenza, al Liceo Classico di Ravenna e all'Università di Bologna. Aveva partecipato alla Resistenza ed era stato il primo segretario della sezione fusignanese del Partito Comunista Italiano, dall'aprile 1945. Verso la fine di quell'anno si era dimesso e non era più tornato alla politica attiva. Da allora si era dedicato agli studi storici locali e alla musica classica.
Si era anche occupato dell'istruzione di giovani calciatori per il Baracca Lugo, dove aveva avuto come allievo Arrigo Sacchi, che ha sempre considerato Alfredo come un punto di riferimento e ha dedicato a lui le pagine iniziali del suo recente Calcio totale, dove scrive: "Dopo i miei genitori, l'uomo che ha segnato di più il mio destino è stato Alfredo Belletti [...]. A lui devo tutto. È stato lui a iniziarmi al mestiere di allenatore. Mi ha insegnato il calcio".
Fino al 1990 Belletti aveva diretto la Biblioteca Comunale di Fusignano, quella biblioteca che aveva voluto alla fine degli anni Cinquanta in una cittadina in cui probabilmente tutti la ritenevano un lusso superfluo. Fusignano gli deve anche l'idea dei Congressi internazionali di studi corelliani, nati nel 1968 e giunti nel 2013 alla settima edizione, congressi che hanno consentito a tanti studiosi italiani e stranieri di confrontarsi e di dare un contributo fondamentale non solo alla conoscenza dell'opera di Arcangelo Corelli e della musica barocca, ma anche al rinnovamento della musicologia. Ha scritto Luigi Petrobelli, direttore scientifico dei primi congressi: "Non credo ci sia fusignanese che possa contraddirmi se dico che, senza Alfredo Belletti, tutte le attività corelliane di Fusignano [...] non si sarebbero mai potute realizzare. Al suo entusiasmo - ma anche alla sua intelligenza, alla sua tenacia - ma anche alla sua cultura si deve se oggi noi guardiamo a Corelli, ed alla sua musica, in maniera totalmente nuova".
La complessa formazione culturale di Alfredo (i suoi interessi e le sue conoscenze spaziavano dalla storia alla musica, dalla letteratura alle scienze umane, dal cinema al calcio), pur non esibita, traspariva dalla sua conversazione, sempre originale e vivace, e diventa evidente nei suoi saggi, frutto di rigorose ricerche d'archivio e di sterminate letture e caratterizzati da una qualità di scrittura che li rende appassionanti.
Alfredo non è riuscito a vedere pubblicata la sua ultima grande impresa, La storia di Fusignano, che raccoglie i contributi di un gran numero di studiosi, curata insieme con Massimo Baioni e me, ma da lui ideata e uscita per i tipi di Longo nel 2006. Ricorda Baioni: "Nel progetto e nella realizzazione di questa storia di Fusignano [...] i lettori potranno riconoscere il senso profondo del suo lavoro, la passione per la ricerca, l'inesausta vivacità intellettuale; gli amici avranno il privilegio di ritrovarvi anche l'eco di tante conversazioni e il ricordo vivo di uno spirito libero".
Tra i suoi scritti il più bello è, a mio avviso, un piccolo libro pubblicato nel 1996 dalla Parrocchia di San Giovanni Battista, dal titolo pascoliano Gli altri son poco lungi, in cui Alfredo ricostruisce la storia del cimitero di Fusignano come storia di una comunità nel suo porsi di fronte alla morte, e nel quale inserisce una dedica toccante: "Ai miei compagni d'infanzia, di adolescenza, di gioventù - Gustavo Filippi, Bruno Guerrini, Genuzio Ghetti - ed ai miei familiari, che tutti mi hanno lasciato prima del tempo".
"Non so rassegnarmi a morire del tutto nel cuore dei miei concittadini", aveva scritto Carlo Piancastelli rievocando il motivo oraziano non omnis moriar. Questa frase Alfredo la volle riprodotta sullo sfondo della sala in cui aveva allestito una mostra piancastelliana nel 1988, per il cinquantenario della morte del grande bibliofilo, e certo la sentiva un po' sua: anche lui ci ha lasciato confidando di non morire del tutto. E noi siamo certi che Alfredo continuerà a vivere nel ricordo e nel cuore dei fusignanesi e dei romagnoli.

Personaggi - pag. 17 [2016 - N.55]

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