Google per l'arte

Il Museo Zauli, tra i primi ad avere una Google Open Gallery, invita tutti a sperimentare questa tecnologia

Cristina Casadei - Comunicazione MCZ di Faenza

Nel 2011 Google ha fondato Cultural Institute con un'ambiziosa e visionaria missione: offrire agli addetti del settore strumenti concreti per mettere on line i tesori del patrimonio mondiale, rendendoli accessibili e visibili a tutti. Lo strumento ora è attivo e ospita le collezioni di musei come il Moma, l'Hermitage o il Maxxi, consentendo la visione di opere d'arte, monumenti, siti, archivi e tutto quanto le istituzioni culturali vogliano presentare al loro pubblico.
Sono due le modalità che offre per pubblicare contenuti nel web: utilizzando Cultural Institute Platform, piattaforma accessibile a un qualsiasi addetto culturale senza scopo di lucro, oppure entrando in Cultural Institute Website, sito riservato ai partner del progetto.
La prima (chiamata anche Google Open Gallery), è una tecnologia completamente gratuita, che consente molteplici attività:
- caricare e mostrare contenuti on line che, attraverso riquadri immersivi, trasportano il visitatore in un viaggio attraverso le immagini a schermo intero, con un impatto molto realistico dovuto al potente zoom;
- integrare le immagini e completare l'esperienza con auto-play video, file audio e didascalie testuali;
- creare un proprio sito per contenuti e collezioni ospitato da Google con il dominio xxx.culturalspot.org, da usare anche a supporto del proprio;
- inserire all'interno del proprio sito gli oggetti, e relative funzionalità di zoom e metadata, caricati dentro la piattaforma Google.
L'idea alla base di Cultural Institute, che emerge con forza dalle tecnologie offerte, è incentivare e diffondere la creazione e la curatela di mostre virtuali, a supporto di quelle reali o anche completamente diverse. Questa tecnologia è accessibile richiedendo un invito al link al sito www.google.com/opengallery. Nel momento in cui sto scrivendo, lo staff di Google ha incluso anche la nostra.
Passo ulteriore, e decisamente più difficile, è diventare veri e propri partner del progetto, previa richiesta formale. L'obiettivo finale è far parte del sito www.google.com/culturalinstitute, rientrando nel motore di ricerca insieme al relativamente piccolo e selezionatissimo gruppo di musei, archivi e istituzioni culturali di tutto il mondo che attualmente collabora, e poter usufruire di una serie di tools. Cultural Institute Website utilizza le tecnologie prima analizzate, a cui se ne aggiungono altre ancora più potenti e sofisticate, come la creazione dei tour virtuali, o la realizzazione di app.
In entrambi i casi è responsabilità e compito esclusivo di chi aderisce caricare e aggiornare il materiale, così come curare le proprie mostre virtuali.
Con qualche cenno al caso del Museo Carlo Zauli, vogliamo segnalarvi quanto sia accessibile una tecnologia così potente e invitarvi a fare altrettanto. A fine 2013 abbiamo risposto ad una open call di Google, colpiti dal binomio "sperimentazioni digitali/arte". A febbraio 2014 siamo stati contattati dall'agenzia creativa parigina di Google. All'accoglimento della richiesta, ha fatto seguito un anno in cui Julian, il nostro tutor, e la sottoscritta, abbiamo collaborato per aprire e rendere attivo il nostro profilo, testando di fatto questa incredibile piattaforma, all'epoca "ancora ai suoi primi giorni di vita", come recitava la mail di conferma. È stato molto emozionante essere fra i pionieri nell'utilizzo e nella scoperta di potenzialità (e buchi di programma), e ci piace anche ricordare che proprio postando i nostri test su twitter siamo entrati in contatto con #svegliamuseo, protagonista dell'intervista a pag.15.
Attualmente su Cultural Spot del Museo Carlo Zauli sono visibili tutte le opere della nostra collezione contemporanea, corredate di didascalie complete e foto di artisti al lavoro, in una gallery utilizzata anche sul nostro sito. Sono visibili anche alcune gallerie tematiche sul lavoro di Zauli, che sono in ampliamento e in cui stiamo sperimentando inserimenti audio e video. Nella penultima edizione del Corso per Curatori gli studenti partecipanti sono stati invitati a realizzare una propria mostra virtuale intrecciando, secondo un tema, lavori scelti dalle nostre collezioni, in un esercizio molto suggestivo e concettuale, ma totalmente privo di complicazioni di allestimento e di budget! Infine abbiamo fatto richiesta formale per diventare partner del Cultural Institute.
In definitiva ogni organizzazione che opera nel settore può richiedere formalmente di diventare partner di Cultural Institute, e nel frattempo, lavorare insieme a Google per costruire le proprie esposizioni con le stesse tecnologie disponibili. L'unica cosa veramente necessaria è disporre di immagini belle e ad altissima risoluzione, a cui si lega un'ultima precisazione, ovvia ma non scontata. La piattaforma Cultural Institute accetta esclusivamente immagini dei partner non protette da copyright o con copyright rimossi ed è responsabilità unica del partner ottenere le autorizzazioni necessarie per la condivisione delle immagini.

Speciale Musei nell'era della mobilità digitale - pag. 13 [2016 - N.55]

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