Il monitoraggio elettronico del microclima

Salvaguardare, per conservare, i reperti museali che risentono delle modificazioni climatiche dell'ambiente in cui sono collocati

Innocenzo Ossani - hh - Manutenzioni e installazioni in elettronica

La "vita" (= la conservazione nel tempo) di un oggetto di interesse culturale dipende in primo luogo dalle caratteristiche fisico-chimiche dell'ambiente nel quale tale oggetto è "immerso". Ricerche e studi specifici hanno evidenziato la grande importanza delle condizioni climatiche (e microclimatiche) per una corretta conservazione, nello specifico, del patrimonio museale. I reperti custoditi nei musei (lignei, bronzei, cartacei ecc.) risentono, più o meno repentinamente e pesantemente, delle condizioni ma soprattutto delle modificazioni microclimatiche alle quali sono o possono essere soggetti. Lampade ed impianti di illuminazione in genere, ad esempio, producono calore e quindi variano la temperatura dell'ambiente; le variazioni termiche a loro volta inducono modificazioni del locale tasso di umidità. Si è visto come analoghe variazioni, in assoluto persino molto più pesanti, siano prodotte da un numero di visitatori elevato, e comunque "non sostenibile" dall'ampiezza degli ambienti espositivi. Un impianto di condizionamento dell'aria produce, in prossimità delle emissioni, un brusco e quanto mai dannoso mutamento microclimatico; nel caso di brusche interruzioni nel funzionamento di un impianto di climatizzazione, inoltre, le repentine variazioni "microclimatiche" sono oltremodo pericolose. La moderna ricerca museotecnica ha puntato la sua attenzione anche sulle problematiche connesse ai trasferimenti di opere ed oggetti "a rischio microclimatico". I progressi tecnologici registrati negli ultimi anni hanno affinato strumenti e software di monitoraggio. In particolare il tecnico museale può fare affidamento su sensori di dimensioni minime i quali posizionati, ad esempio, a fianco delle opere o dei reperti in genere, sono in grado di misurare costantemente temperatura e umidità. In caso di trasferimento di beni museali, tali sensori possono essere utilissimi per monitorare a posteriori le eventuali escursioni termo-igrometriche alle quali un reperto è stato soggetto all'interno della confezione individuata per il suo trasporto: ovviamente detti sensori rendono possibile anche la sperimentazione preventiva di custodie ed imballaggi, relativamente a tali problematiche. Al termine del viaggio di trasferimento (preventivo, nel caso appunto di una sperimentazione preliminare) una volta aperto l'imballaggio, leggendo i dati registrati con l'ausilio di un computer, potrà conoscere ciò che è avvenuto durante il trasferimento. I sensori avranno registrato sia i valori rilevati a cadenze programmate sia i valori massimi e minimi comunque raggiunti (indipendentemente dalla "scansione temporale" preimpostata). Analoghi monitoraggi "in continuo" possono essere ovviamente effettuati installando i suddetti sensori all'interno nelle teche protettive che custodiscono oggetti esposti. La comodità d'uso di questo tipo di strumenti, con diverso grado di precisione, è notevole: sono poco più grandi di una scatola di fiammiferi da cucina ed alcuni incorporano un display che permette la visualizzazione dei dati in tempo reale. Ovviamente, una volta trasferiti su di un dischetto da computer, i dati sono gestibili e graficabili utilizzando un comune "foglio elettronico". La batteria che alimenta tali sensori ha una durata che raggiunge i tre anni.

La pagina del conservatore - pag. 17 [2001 - N.10]

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