Il facilitatore ecomuseale e l'ascolto attivo

Un resoconto dello speciale incontro di Hugues de Varine con la comunità cervese

L'Ecomuseo del Sale e del Mare di Cervia, come momento finale e culminante del Corso di formazione per facilitatore volontario ecomuseale organizzato tra dicembre 2014 e maggio 2015, ha promosso una tre giorni dal titolo Ecomusei e paesaggi culturali, il cui ospite d'eccezione è stato Hugues de Varine. Il celebre archeologo, storico e museologo francese - considerato il padre fondatore degli ecomusei - si è trattenuto nella città romagnola per alcuni giorni, tenendo lezioni e laboratori che hanno offerto occasioni di riflessione e di progettualità.
In particolare, durante l'incontro dedicato all'ascolto attivo, de Varine ha richiamato alcuni principi fondamentali della dialettica fra territorio e comunità. In primo luogo il patrimonio è stato definito come bene comune delle persone e come capitale del territorio, che viene dal passato ma che si crea o modifica quotidianamente. Il patrimonio materiale può essere compreso pienamente solo per la sua dimensione immateriale e viceversa. Pertanto l'identificazione, la conservazione e l'uso del patrimonio sono responsabilità di tutti i membri della comunità che vi risiede.
Per comprendere a pieno il proprio territorio, esso va definito e mappato, attraverso analisi e diagnosi che prendano in considerazione tematiche, attori, stakeholder e utenti. Essendo la comunità caratterizzata da componenti autoctoni, antichi e nuovi, in essa emergerà una molteplicità di persone, di interessi e di strutture. Tra le persone, i proprietari e i fruitori del patrimonio deve sussistere un rapporto basato su fiducia e responsabilità, ed è qui che intervengono i leader e i facilitatori: per responsabilizzare i cittadini.
Il facilitatore in generale è qualcuno che aiuta un gruppo a comprendere gli obiettivi comuni e che contribuisce a creare un piano per la loro realizzazione senza prenderne parte. Egli utilizza strumenti che permettono al gruppo di raggiungere un consenso su divergenze preesistenti o derivanti dalla azione stessa.
Nello specifico il facilitatore ecomuseale trasmette gli obiettivi generali della conoscenza e della gestione del patrimonio: porta consenso sugli obiettivi specifici della struttura museale; lancia e gestisce il processo di inventariazione del patrimonio; supporta la programmazione, le decisioni e la realizzazione di attività concordate; propone strumenti e contribuisce al loro adattamento al contesto e ai mezzi; fornisce collegamenti e mediazioni con e tra le parti dell'ecomuseo.
Quello del facilitatore è un mestiere. Si tratta di una "levatrice" al servizio della comunità, che guarda, incontra, ascolta, mette in dubbio, analizza, sintetizza, redige, restituisce, accompagna l'azione, si rende conto, aiuta a valutare...
Il facilitatore può essere un volontario della comunità indipendente dai gruppi portatori di interessi particolari, che dispone dei tempi e delle reti locali e che accetta di formarsi. Il facilitatore può anche essere un salariato della comunità, sempre indipendente dai gruppi di interesse del territorio, motivato a lavorare per la comunità e lo sviluppo locale, e che accetti di formarsi a tale scopo. O ancora, può essere uno stipendiato assunto dall'esterno, già esperto in mediazione culturale o sociale e in maieutica, che accetti l'immersione nel territorio e un periodo di adattamento.
Essendo "un risvegliatore al servizio della comunità",  deve incoraggiare il dinamismo e il talento, dare fiducia, aumentare il capitale sociale, parlare la lingua di tutti, capitalizzare i successi e sfruttare gli insuccessi. Deve inoltre facilitare la mobilitazione e creare un ambiente favorevole: trasformare i consumatori-oggetti in protagonisti-soggetti; trovare degli attori disponibili a mettersi in gioco; cogliere le opportunità; utilizzare reti e opinion leader, riunire le risorse umane e materiali; mantenere mobilitate le persone.
Altro importante compito è facilitare l'inventariazione, per scoprire tutto il patrimonio ecomuseale. Passare dalla mappa all'inventario permanente, dal punto di vista metodologico, attraverso camminate, gruppi di lavoro, eventi tematici, osservazioni. Questo patrimonio di conoscenza va poi restituito alla comunità, accompagnando la collezione ecomuseale a ricerche complementari.
Altro punto focale è facilitare la programmazione e la realizzazione di progetti: la programmazione deve essere un'azione collettiva, partecipata, che sia di supporto all'iniziativa individuale o di gruppo, che intercetti i mezzi necessari, che responsabilizzi gli attori locali.
Facilitare l'azione significa che il facilitatore veste i panni di un 'ingegnere ecomuseale': partorisce l'idea, aiuta lo sviluppo del progetto, gestisce partnership e collaborazioni, partecipa anche concretamente alla realizzazione del progetto, ne conduce la valutazione e ne formula le conclusioni. Facilitare la valutazione è invece un action learning: il facilitatore non è un perito, bensì fornisce il metodo e garantisce il suo adattamento, giudica e fa giudicare la sua prestazione come facilitatore, formalizza i risultati e aiuta a prenderli nella dovuta considerazione.
L'ecomuseo è un processo di trasformazione di un territorio e di una comunità. Pertanto il facilitatore è un ruolo che cambia nel tempo: via via interviene meno, supporta maggiormente, (ri)diventa un membro della comunità o se ne va.
Soprattutto, non dimentica che l'ecomuseo è un processo che deve essere facilitato, ma non diretto.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 19 [2015 - N.53]

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