A chi compete la cultura?

Una campagna nazionale nata "dal basso" per difendere attraverso dieci priorità l'infrastruttura culturale finora di competenza delle Province

Marianella Pucci, Luciano de Venezia - Promotori e curatori di 'A chi compete la cultura? '

La recente entrata in vigore della Riforma delle Province italiane (L. 56/2014, cosiddetta "Legge Delrio") ha avuto tra i suoi effetti quello di mettere in discussione l'esistenza di strutture e servizi culturali fino ad oggi di competenza provinciale. Dal 1° gennaio 2015, infatti, la loro gestione è stata rimandata per legge ad altri enti - Regioni e Comuni in primis - chiamati ad occuparsene per il futuro. Eppure ad oggi sono pochissime le Amministrazioni che hanno provveduto a legiferare in tal senso ed è per questo che circa 100 musei, molti prestigiosissimi, 18 biblioteche storiche e le reti e i sistemi ad essi collegati affrontano il rischio di una chiusura imminente o, nella migliore delle ipotesi, di un drastico ridimensionamento dei servizi.
La campagna A chi compete la Cultura? è nata per sensibilizzare le Istituzioni, il sistema culturale italiano e tutta l'opinione pubblica su un tema così grave, urgente e diffuso, che mette a rischio una parte importante del patrimonio nazionale, minaccia di impattare negativamente su migliaia di utenti e visitatori e, non da ultimo, su esperienze e competenze di un intero comparto professionale. Partita durante gli ultimi giorni del 2014, l'iniziativa ha subito lavorato su un duplice fronte, mediatico e istituzionale. Su web, social network, tv e giornali ha provveduto a divulgare in poche settimane un argomento di per sé abbastanza complesso, presentandone gli aspetti principali e spiegandone nel merito i rischi, per poi continuare a informare, sensibilizzare e aggiornare quotidianamente un'audience sempre maggiore. Nel contempo ha voluto coinvolgere istituzioni, professionisti e operatori culturali, ottenendo il sostegno di ICOM Italia, AIB, ANAI e MAB, le principali associazioni professionali del settore, che hanno condiviso l'azione e che continuano a lavorare per portare l'argomento sui tavoli istituzionali nazionali.
Simbolo dell'intera campagna è la petizione on line A chi compete la cultura? (https://www.change.org/p/a-chi-compete-la-cultura), un manifesto-appello con il quale si definiscono dieci priorità essenziali, chiedendo alle autorità coinvolte di:
1. salvare il funzionamento di centinaia di musei, biblioteche, archivi, istituti e sistemi culturali finora di competenza delle Province;
2. tutelare il patrimonio da loro conservato e valorizzato;
3. garantirne l'apertura, la continuità e la qualità dei servizi;
4. tutelare e conservare gli edifici che li ospitano, spesso essi stessi di enorme valore;
5. garantire il funzionamento delle tante reti e sistemi che gravitano attorno ad essi;
6. salvaguardare le competenze di centinaia di operatori culturali e gli anni investiti in ricerca, conservazione e valorizzazione, senza disperderne le professionalità in altri incarichi e funzioni;
7. ottimizzare la gestione finanziaria di questi istituti senza effettuare tagli lineari ma attraverso un'azione di trasparenza, razionalizzazione delle spese, valorizzazione del merito e individuazione di nuovi modelli gestionali;
8. garantire continuità ai progetti europei e agli accordi nazionali e internazionali che questi istituti culturali hanno in essere, tutelando gli investimenti pubblici e privati degli ultimi anni;
9. garantire che gli enti e le istituzioni chiamati a decidere sulla gestione di questi beni culturali non effettuino valutazioni "politiche" ma "tecniche", all'interno di una visione necessariamente strategica e condivisa;
10. invitare ai tavoli decisionali in tutta Italia i rappresentanti delle principali associazioni professionali della cultura.
In poche settimane dal suo lancio, la campagna ha avuto buoni riscontri, portando alla ribalta nazionale un argomento delicato e complesso, raccogliendo segnalazioni dai territori e, non da ultimo, mobilitando molte comunità locali, che a loro volta si sono fatte promotrici di azioni in difesa di singole istituzioni in tutta Italia.
Seppure non sia stata ancora trovata una soluzione definitiva a un problema così articolato, ci sono segnali incoraggianti per il futuro, in parte stimolati dalla prima vera campagna in difesa del patrimonio culturale nazionale partita "dal basso" e pianificata in maniera continuativa e strategica. Un'azione di comunicazione che prosegue e che, lungi dall'opporsi ai cambiamenti, parte dal salvataggio di un'infrastruttura culturale importante e diffusa per sollecitare la nascita di azioni di rete e la sperimentazione di forme innovative di sostenibilità.

Riflessioni - pag. 17 [2015 - N.53]

[indietro]