MUST - Lavorare in un museo!

Come trasformare un ufficio pubblico in uno spazio artistico: la collezione d'arte contemporanea di faenza nel Palazzo Comunale di via Zanelli

Ennio Nonni - Architetto-urbanista Comune di Faenza

Uno slogan, coniato opportunamente, per affermare che l'arte contemporanea può contaminare e arricchire qualunque spazio a qualunque uso sia adibito. Il progetto Lavorare in un museo è iniziato in modo sperimentale nel 1997 all'interno del Palazzo ottocentesco di via Zanelli a Faenza sede degli uffici comunali del Settore Territorio e consiste nella installazione permanente di opere d'arte contemporanea che in modo graduale e spontaneo fanno assumere agli spazi un naturale senso artistico e di innovazione. Il fine è quello di fare convivere artisticamente in un spazio di 1.500 mq sia i dipendenti comunali che gli utenti esterni e i visitatori temporanei, che a vari livelli interagiscono con la collezione contemporanea.
Il palazzo che ospita la raccolta è stato trasformato fra il Settecento e l'Ottocento (con la facciata del 1874) e si presenta, tanto nella tipologia interna che nell'articolazione spaziale, in uno stile neoclassico. L'edificio pesantemente manomesso in passato è stato interamente restaurato nei primi anni Novanta riportandolo alla sua configurazione originaria, tanto che ora costituisce sotto l'aspetto architettonico uno dei pochissimi esempi integri di come si presentava lo spazio interno nei palazzi neoclassici faentini.
L'idea nasce dall'intenzione di allestire ogni ambiente del palazzo con opere - site specific - prediligendo l'intervento sulle grandi volte bianche degli spazi interni; la ragione risiede nel fatto che fino ai primi decenni del Novecento, con l'esaltante momento artistico di Felice Giani della fine del Settecento, era consuetudine nella città di Faenza dipingere a tempera le volte interne dei rigorosi e (esternamente) sobri palazzi neoclassici, tanto che ora la ricchezza di questo patrimonio artistico non ha eguali in altre città vicine.
Nel 1997, anno del primo allestimento artistico, vennero definiti tre obiettivi da perseguire con coerenza: in primo luogo, un restauro conservativo volto principalmente alla sottrazione di elementi posticci voleva riportare, quasi a livello esemplificativo, nella sua integrità funzionale, un importante edificio neoclassico; in secondo luogo, confidando nella forza innovativa dell'arte contemporanea, ci si proponeva di recuperare quell'esaltante stagione neoclassica che ha consentito a Faenza di distinguersi per la quantità e la qualità degli affreschi interni ai palazzi; infine, l'aspetto più innovativo, arricchire la città di una nuova collezione (un piccolo museo) all'interno di un luogo di lavoro, creando una inusuale interazione fra utenti e visitatori delle opere. Uno spazio insolito in cui gli orari di apertura sono quelli del pubblico che accede ai servizi e il presidio è assicurato dal personale che ivi lavora e che offre informazioni al visitatore.
La collezione permanente è frutto di una rigorosa selezione di artisti che a vario titolo sono venuti a contatto con la città o gravitano sul territorio a cui si chiede di concepire un'opera per quel preciso ambiente. Oltre alla specificità delle installazioni contemporanee che non potrebbero vivere in un ambito diverso, la collezione mette in mostra tutte le tecniche artistiche (e non solo la ceramica) e raccoglie in uno spazio circoscritto gli artisti "faentini" che stanno caratterizzando in questi decenni la città delle ceramiche. Un'operazione volutamente in corso, sempre in divenire, un esempio imitabile in ogni edificio al fine di creare concretamente e con costi limitatissimi quel connubio tra arte e architettura da tutti auspicato. La vera novità consiste nel fare capire, con un esempio concreto da toccare con mano, come sia necessario evitare la rassegnazione che gli uffici pubblici (in ambienti ordinari) siano nel migliore dei casi luoghi anonimi, ma più frequentemente caotici, improvvisati, disordinati esteticamente, che offrono una percezione negativa dello stesso servizio che viene svolto.
Nel caso specifico l'opera degli artisti, fra cui Pablo Echaurren, Giosetta Fioroni, Franco Summa, Ito Fukuschi, Carlo Zauli e tanti altri, ha riguardato arredi, affreschi di grandi volte, installazioni che si integrano negli ambienti interni e negli spazi esterni.
Ma l'autentica direzione per il futuro riguarda non solo gli enti pubblici, bensì anche i luoghi di lavoro privati che possono aprirsi all'arte contemporanea rendendo più gratificante il lavoro dei dipendenti e promovendo allo stesso tempo la creatività e l'innovazione attraverso un collezionismo intelligente che sappia andare oltre agli aspetti dell'investimento o del possesso; l'auspicio è un riconoscimento artistico di nuova generazione che vada oltre i musei tradizionali.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 18 [2015 - N.52]

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