Fotografia, paesaggio, istituzioni

Note sulla fotografia contemporanea nelle collezioni italiane

Roberta Valtorta - Direttrice Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo

Nel 1999 due volumi pubblicati dalla Scuola Normale Superiore di Pisa dal titolo Per Paolo Costantini. Indagine sulle raccolte fotografiche facevano il punto sulle raccolte fotografiche italiane. La ricerca, condotta da Tiziana Serena, si muoveva in modo sistematico nell'affollato e frammentato scenario degli archivi italiani. Fu un contributo importante, che diede un quadro articolato della situazione di allora, e insieme una rappresentazione della fragilità delle istituzioni italiane in materia di fotografia.
Come quindici anni fa, oggi le raccolte fotografiche nel nostro paese sono moltissime e variegate per tipologie e dislocazione all'interno di musei dei più vari orientamenti, gallerie d'arte pubbliche (dalla GAM di Torino, al Castello di Rivoli, alla GAM di Bologna - poi MAMbo, al MART di Rovereto, al MADRE di Napoli), archivi di enti pubblici (per esempio la Cineteca di Bologna), talvolta conservati presso biblioteche (valga per tutte l'esempio della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, che conserva l'opera di Luigi Ghirri), fondazioni derivate da grandi aziende private (per esempio la Fondazione Pirelli, la Fondazione Dalmine, o la Fondazione 3M), banche (per esempio l'Unicredit, la Cassa di Risparmio di Modena, la Deutsche Bank), università, case editrici, archivi privati gestiti dagli eredi di importanti fotografi.
La difficile situazione italiana dà segni di cambiamento a partire dagli anni Settanta, quando le forti spinte ideali per la rifondazione di una intera società impongono un radicale rinnovamento dell'arte. La fotografia, sollevata dal medium televisivo dal dovere di documentare e rigenerata dall'azione delle neoavanguardie, entra allora nei circuiti dell'arte. Un fenomeno grande: in sintonia con il fiorire di studi di tipo semiologico, antropologico, sociologico che legittimano la fotografia, gli artisti diventano fotografi e i fotografi diventano artisti, e l'attenzione di numerosi storici dell'arte e critici converge su di essa, vista come arte, segno complesso, metodo di indagine linguistica. Il 1979 vede due eventi decisivi: da un lato, l'imponente rassegna internazionale Venezia '79. La fotografia, che incoraggia l'ambiente fotografico italiano e dà impulso ad attività editoriali ed espositive; dall'altro, il convegno modenese La fotografia come bene culturale, che pone per la prima volta la questione della tutela, della conservazione, dello studio della fotografia.
Negli Stati Uniti e in molti paesi europei collezioni fotografiche importanti erano già state costituite tra la metà dell'Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento. In Italia nel 1975 con l'istituzione del Ministero per i Beni culturali e ambientali, le raccolte dell'antico Gabinetto fotografico nazionale confluiscono nell'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, mentre dalla fusione del Gabinetto Disegni e Stampe e della Calcografia nasce l'Istituto Nazionale per la Grafica: due istituzioni preposte alla conservazione della fotografia antica di tipo documentario che in anni recenti hanno preso in considerazione anche la fotografia contemporanea. Concreti e coerenti segnali di apertura verso la fotografia autoriale moderna e contemporanea vengono invece in quegli anni dal Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell'Università di Parma, che avvia le sue collezioni per proseguire fino ai giorni nostri.
Nell'insieme, però, da allora fino agli anni Novanta, lo scenario italiano mostra solo il continuo venire alla luce di archivi e fototeche presso enti locali e musei dedicati a discipline diverse e, qua e là, l'iniziativa di aziende private (3M, Dalmine, Pirelli, AEM, Ansaldo, FIAT). A questo si aggiungano gli archivi di maestri della fotografia del Novecento gestiti privatamente, come si diceva, tra i quali quelli di Ugo Mulas, Giuseppe Cavalli, Franco Pinna, Federico Patellani (depositato presso il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo nel 2000), Paolo Monti (depositato presso il Civico Archivio Fotografico del Castello Sforzesco di Milano solo nel 2008). Assente una struttura museale pubblica dedicata alla fotografia (ne esiste invece una privata, il Museo Alinari di Firenze, dal 2006 Museo Nazionale Alinari di Fotografia), siamo di fronte a un patrimonio disperso sul territorio, impossibile da conoscere e da valorizzare. Il ritardo italiano, dovuto all'incapacità di collegare il patrimonio a una funzione sociale e civile, fa sì che solo nel 1999 la fotografia venga accolta per legge tra i beni culturali. Dopo un primo momento di attenzione nei vivaci anni Settanta, il problema è dunque riconsiderato solo con l'avvento dell'immagine digitale: ciò indica che la lenta cultura italiana consente a un'arte di accedere agli spazi istituzionali solo quando essa appartiene ormai alla storia.
In questa situazione è tuttavia possibile osservare che, dalle origini della fotografia ai giorni nostri, un tema lega tra loro produzioni fotografiche, attività espositive ed editoriali, decisioni istituzionali: quello del paesaggio. La fotografia italiana delle origini infatti è stata riproduzione delle opere d'arte e rappresentazione del paesaggio e la missione di diverse istituzioni è stata la documentazione del patrimonio artistico e paesaggistico; inoltre grandi maestri, tra i quali Paolo Monti e Mario Giacomelli si sono dedicati proprio al tema del paesaggio (e ricordiamo qui le campagne condotte da Monti nei centri storici per l'IBC della Regione Emilia-Romagna); infine, l'insegnamento della fotografia si è diffuso prima che altrove nelle Facoltà di Architettura. Ma il fenomeno più rilevante prende avvio alla fine degli anni Settanta quando fotografi importanti come Gabriele Basilico, Mario Cresci, Luigi Ghirri, Guido Guidi, Mimmo Jodice, lavorano così intensamente sul paesaggio da portare gli storici a ipotizzare una "scuola italiana di paesaggio", generata dal progetto ghirriano Viaggio in Italia (le fotografie sono oggi conservate presso il Museo di Fotografia Contemporanea), e proseguita fino ai giorni nostri, spesso grazie a progetti di committenza promossi tra gli anni Ottanta e Novanta da Comuni, Province, Regioni, mentre profonde trasformazioni postindustriali cambiano il volto dell'Italia.
Il progetto che presenta maggiori ricadute di tipo istituzionale è Archivio dello spazio, serie di campagne fotografiche svoltesi dal 1987 al 1997 nell'ambito del progetto Beni Architettonici e Ambientali della Provincia di Milano, aventi come oggetto le architetture storiche presenti nel territorio intorno a Milano, fortemente segnato dall'industrializzazione e dal successivo cambiamento postindustriale. È importante sottolineare che dalla collezione di fotografie derivata da questo progetto è nato per iniziativa di due enti locali, la Provincia di Milano e il Comune di Cinisello Balsamo, il Museo di Fotografia Contemporanea, inaugurato nel 2004 a Cinisello Balsamo, città dell'hinterland milanese deindustrializzato. Si tratta del primo museo finanziato pubblicamente in Italia dedicato alla fotografia contemporanea, che conta un patrimonio di ben 2 milioni di immagini.
A ulteriore conferma del legame tra fotografia, paesaggio e istituzioni, vi è il fatto che lo stato italiano si è posto, seppur tardivamente, in ascolto dei progetti di committenza in corso ormai da vent'anni nel paese, e nel 2000 il Ministero per i Beni e le Attività culturali ha finalmente guardato alla fotografia contemporanea: in occasione della Conferenza Ministeriale d'apertura alla firma della Convenzione europea del Paesaggio presso la Galleria degli Uffizi di Firenze, ha promosso insieme a Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea, centro che oggi conta un importante collezione, la mostra Luoghi come paesaggi. Fotografia e committenza pubblica in Europa negli anni Novanta. In seguito, nel 2003 e nel 2007, il Ministero ha realizzato due progetti di committenza sul paesaggio italiano in trasformazione, Atlante italiano 003. Ritratto dell'Italia che cambia e Atlante 007. Rischiopaesaggio. Le fotografie realizzate fanno ora parte delle collezioni fotografiche della sezione Architettura del MAXXI di Roma.

Speciale Fotografia e Musei - pag. 9 [2014 - N.51]

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