Musei d'Europa 2014-2020

Per non lasciarsi sfuggire opportunità economiche e creative

Romina Pirraglia - Sistema Museale Provincia di Ravenna

L'intera struttura del MiBACT avrà a disposizione per il 2014 soltanto lo 0,19% del bilancio dello Stato (nel 2008 era lo 0,28% e nel 2013 lo 0,20%). La spesa della Pubblica Amministrazione per consumi finali di ricreazione, cultura e culto è stata nel 2013 appena lo 0,19% del totale di 6.055 milioni di euro. Appare significativo sottolineare che, nel 2011, dei circa 4600 musei italiani, meno del 26% ha ricevuto contributi pubblici.
Se d'altra parte le Fondazioni bancarie continuano ad essere forti partner della cultura, avendo riservato nel 2011 305,3 milioni di euro a interventi nell'ambito di arte, attività e beni culturali, la fetta specificatamente riservata ai musei è di gran lunga minoritaria. Le erogazioni di privati e di enti non commerciali a favore di istituzioni genericamente afferenti al settore dei beni culturali nel 2013 hanno segnato invece un considerevole calo del 37% rispetto al 2011, riducendosi a 6,8 milioni di euro. Anche le erogazioni liberali di imprese e di enti commerciali sono diminuite e in ogni caso ad esse (28,5 milioni di euro) va sottratta la percentuale riservata allo spettacolo (56,26%) così che meno della metà risulta destinato a beni e attività culturali (43,74%). In generale i finanziamenti privati, le sponsorizzazioni, le erogazioni liberali e i lasciti in favore dei musei sono poco frequenti, tanto che nel 2011 solo il 15,2% degli istituti museali ne ha beneficiato [dati Fondazione Symbola e Unioncamere 2014, MiBACT 2013, Istat 2011].
Inoltre, va sottolineato come i finanziamenti pubblici e privati favoriscano le grandi strutture che, nell'articolata realtà del nostro Sistema Museale, si contano sulle dita di una mano. Tale "discrimine" storicamente non ha agito nell'assegnazione dei Fondi europei, per cui di quest'ultimi potrebbero più facilmente beneficiare le tante piccole e medie realtà che caratterizzano la nostra rete.
In un simile quadro di risorse finanziarie sempre più risicate e comunque da distribuire su tutto il territorio nazionale, per di più con un occhio di riguardo prestato ai grandi siti museali, apparirebbe quantomeno ingenuo disdegnare un approccio "utilitaristico" ai fondi messi a disposizione dall'Unione Europea. In primo luogo perché si tratta di fondi che, se aggiudicati, vanno impiegati esattamente per il progetto coinvolto, senza dispersioni; in secondo luogo, meramente, perché si tratta di risorse consistenti; infine, perché tali risorse aggiuntive rappresentano una delle poche possibilità per intraprendere politiche culturali innovative.
Per i Fondi europei quest'anno si inaugura il nuovo settennio e, sebbene molti aspetti siano ancora in corso di definizione, in questa sede si vuole fornire una sintetica panoramica delle opportunità disponibili. Innanzitutto esistono due grandi filoni di finanziamenti comunitari: quelli a gestione indiretta e quelli a gestione diretta.
I primi, detti anche Fondi strutturali, mirano ad attuare il principio di coesione economica e sociale all'interno dell'UE. Sono definiti "indiretti" in quanto non vengono erogati dalla Commissione Europea al beneficiario, ma passano attraverso la mediazione di autorità nazionali, regionali o locali, che a loro volta li gestiscono attraverso i Programmi Operativi. Spetta infatti a queste ultime programmare gli interventi, emanare i bandi, selezionare i progetti migliori, gestirli ed erogare loro le risorse finanziarie europee (all'Emilia-Romagna spetteranno circa 2 miliardi di euro) integrate con risorse nazionali e regionali (200-300 milioni).
Sintetizzando, il settore culturale può essere finanziato dalla UE tramite: il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) finalizzato ad ottenere un vantaggio competitivo durevole per l'intero contesto regionale destinatario; il Fondo Sociale Europeo (FSE) che, oltre a mirare ad accrescere competitività e produttività regionali attraverso creazione e utilizzo della conoscenza, si propone anche di migliorare gli attuali livelli di occupazione, di qualità lavorativa e di coesione sociale; infine, tramite i fondi per la Cooperazione territoriale europea (CTE) la quale, sotto varie forme, insegue l'obiettivo principale della costruzione di uno spazio comune di integrazione europea. Non a caso infatti essa si articola in programmi di Cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale nei quali i musei, analogamente a quanto avvenuto in passato, potrebbero essere facilmente coinvolti.
Tutti i programmi CTE 2014-2020 sono al momento in fase di evoluzione e alcuni ancora in fase di negoziato con la Commissione UE, ma è comunque possibile fornire alcune indicazioni significative su quelli di nostro potenziale interesse. I Programmi transfrontalieri, ad esempio, ambiscono a un miglioramento della qualità della vita e dell'inclusione sociale, investendo nelle competenze, nell'istruzione e nell'apprendimento permanente: più nel dettaglio, l'Emilia-Romagna (con le sole province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e Ferrara) potrà essere coinvolta soltanto nel neo-istituito Programma Italia-Croazia, che però conterà su una disponibilità finanziaria di ben 201 milioni di euro. Passando invece ai Programmi di cooperazione transnazionale, va segnalata in particolare la seconda "novità", ossia il Programma Adriatico-Ionico, che vede il coinvolgimento dei territori di sette Paesi (Slovenia, Grecia, Croazia, Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Serbia) oltre a quello dell'Italia con otto regioni; tra di esse figura l'Emilia-Romagna, che tra l'altro è stata nominata autorità unica di gestione per questo nuovo programma che disporrà di 83 milioni di euro.
In una fase di definizione più avanzata, sono invece i programmi prosecuzione dei corrispettivi del precedente settennio. Tra di essi vi sono i programmi transnazionali Mediterraneo e Central Europe: entrambi, nelle differenti aree coinvolte, mirano alla cooperazione anche nell'ambito della promozione e protezione delle risorse culturali e naturali. Per completezza va infine menzionato il programma di cooperazione interregionale Interreg Europe, sebbene più difficilmente vedrà il coinvolgimento di istituzioni museali.
I Fondi a gestione diretta invece, sono gestiti direttamente dall'UE tramite le Direzioni competenti e sono distribuiti in programmi tematici. Per essi è previsto l'obbligo di cofinanziamento - in una quota variabile -  da parte dei beneficiari. La competizione è senz'altro maggiore, in quanto aperta a tutti i Paesi dell'Unione, ma in generale la complessità dei progetti candidabili è inferiore rispetto a quelli che concorrono per i fondi strutturali. 
I musei nello specifico potrebbero essere coinvolti in Horizon 2020, per il quale sono stati stanziati oltre 70 miliardi di euro. Le parole chiave di Horizon 2020 sono ricerca e innovazione. È prevista una specifica sezione "Social Sciences and Humanities", in cui la principale sfida proposta - quella di rendere le società odierne più inclusive, innovative e riflessive - vede le istituzioni museali (così come quelle bibliotecarie) tra i candidati più appropriati a raccoglierla.
Si segnala inoltre Creative Europe, il nuovo programma quadro 2014-2020 della UE che dispone di un budget complessivo di 1,46 miliardi di euro per supportare il settore culturale e quello degli audiovisivi. Infine, i musei naturalistici o dotati di parchi annessi che sapranno elaborare soluzioni, metodi e approcci sperimentali per attuare le politiche comunitarie ambientali e climatiche potranno concorrere per gli oltre 3.400 milioni di euro del riedito Life.
L'obiettivo ultimo di tutti i programmi, che fa da fil rouge alla totalità dei bandi comunitari per la cultura, rimane sostanzialmente quello dell'entrata in vigore del Trattato di Maastricht, riproposto dall'art. 167 dell'attuale Trattato di Lisbona, ossia di contribuire "allo sviluppo delle culture dei diversi Stati membri mettendone in evidenza il patrimonio culturale comune". La prima e ambiziosa strategia europea per la cultura è individuabile in una Comunicazione del 2007, aggiornata nel 2012, che si prefigge di valorizzare diversità culturale e dialogo interculturale promuovendo la cultura come catalizzatore di creatività e quale elemento essenziale nelle relazioni internazionali dell'UE. Non a caso solitamente per ciascun progetto presentato è richiesta la partecipazione di almeno tre partner di Paesi diversi. Per quanto riguarda l'ambito museale le affinità possono riguardare tipologie istituzionali, oppure di collezione, o ancora realtà anche molto distanti possono essere coinvolte in fasi diverse.
Provando a semplificare, partendo dagli obiettivi tematici, una volta convertita un'idea (o la strategia di risposta a un problema) in progetto, gli step da realizzare sono quattro: trovare una "chiamata" adatta al progetto per cui si richiedono finanziamenti, trovare i partner adeguati, registrare l'organizzazione capofila, sottomettere la proposta. Il "metodo europeo" richiede professionalità, progettazione, rendicontazione, indicatori e partnership. Il Sistema Museale fin dalla fase di progettazione offre consulenza e supporto ai musei della rete per la partecipazione a bandi comunitari.

Speciale Progetti europei per i musei 2014-2020 - pag. 9 [2014 - N.50]

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