L'incanto dell'affresco

Il Museo d'Arte della città di Ravenna ospita fino al 15 giugno una grande e originale mistra sulla storia degli affreschi staccati e strappati

Davide Caroli - Responsabile organizzazione mostra temporanee MAR di Ravenna

L'idea di organizzare e allestire, con la collaborazione istituzionale della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici e Etnoantropologici di Bologna, presso le sale del Museo d'arte della Città, una mostra storica degli estrattisti, discende e trova fondamento in alcune dense pagine tracciate da Roberto Longhi su "Paragone" ancora nel lontano 1957 che prendevano le mosse dalla coeva inaugurazione della prima "Mostra di affreschi staccati" curata da Ugo Procacci.

Più di cinquant'anni or sono Longhi sentì per primo, anche sull'onda emozionale del successo di critica e di pubblico che vennero attribuiti alla mostra fiorentina, l'urgenza e la necessità di un'esposizione che potesse ripercorrere la secolare storia e fortuna della pratica del distacco delle pitture murali "nella sua alternativa di successi e di contrasti, di proposte radicali e di remore" così da "spargere riflessi preziosi anche sulla storia del gusto italiano e del suo vario atteggiarsi verso il proprio passato", ma anche e soprattutto su quella della conservazione, della teoria e della tecnica del restauro, del collezionismo e della salvaguardia e tutela di quella fondamentale parte dell'antico patrimonio pittorico italiano.

Quella proposta, quanto mai innovativa e d'attualità per l'epoca, cadde però nel vuoto.

Ora, a più di mezzo secolo dall'avvio della "stagione degli stacchi" e della parallela "caccia alle sinopie", e ad un ventennio dalla sua conclusione, anzi, dal quasi totale abbandono della prassi del distacco, la mostra ravennate è una prima assoluta. Si tratta di un percorso espositivo composito, misto, risultato del susseguirsi di singole sezioni organizzate secondo un ben definito indirizzo cronologico in cui si sviluppano pienamente i presupposti storici su cui si è fondata la fortuna della prassi estrattista fra il Settecento e il Novecento.

Ai primi saggi cinque-seicenteschi a massello fanno seguito alcuni dei bellissimi affreschi trasportati da Giuseppe Canart durante gli scavi di Pompei ed Ercolano, poi quelli trasportati su tela dai primi epigoni di Antonio Contri, l'inventore della tecnica dello strappo (sebbene oggi non esistano opere strappate a lui riconducibili). Dipinti murali di Cennino Cennini, Bartolomeo Cesi, Pellegrino Tibaldi, Prospero Fontana, Garofalo, Niccolò dell'Abate, Bernardino Luini, Giulio Campi, Ludovico Carracci, Guercino, Domenichino a testimoniare la frenetica attività, fra la seconda metà del Settecento e il primo quarto dell'Ottocento, di Giacomo Succi, Giovanni Maria Sonsis, Sante Pacini, Girolamo Contoli, Stefano Barezzi.

Seguono poi altrettante pitture strappate o staccate, collocate su tela o su altri materiali, riconducibili alle mani di illustri maestri come Giulio Romano, Girolamo Romanino, Moretto, Lelio Orsi, Annibale Carracci, Guido Reni e all'azione artigianale - datata alla seconda metà del XIX secolo - di estrattisti come Giovanni Rizzoli, Giovanni Secco Suardo, Antonio Zanchi, o ancora i fratelli Steffanoni.

Senza dimenticare i tanti primitivi distaccati fra la fine dell'Ottocento e primi decenni del Novecento, come Berlinghiero e Francesco da Rimini, per poi chiudere il percorso espositivo con la stagione degli stacchi: affreschi trasportati - spesso con le loro sinopie - a partire dal secondo dopoguerra grazie al supporto istituzionale e scientifico delle sovrintendenze, dell'ICR e dell'OPD, da restauratori come Arturo Raffaldini, Ottorino Nonfarmale sì per motivi conservativi e di salvaguardia, ma anche, talvolta, è bene ricordarlo, per fruibilità e studio. Opere di Giotto, Altichiero, Buffalmacco, Benozzo Gozzoli, Correggio, Ludovico e Annibale Carracci, che chiudono l'itinerario, ma aprono a un dibattito ora più che mai attuale che necessita da troppo tempo di risposte esaustive.

 


Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 17 [2014 - N.49]

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