Palazzo Grossi: una degna sede per le attività culturali della Provincia

Completato il primo lotto del Palazzo della Cultura che ospiterà, oltre al Laboratorio per la Didattica Museale e alla relativa biblioteca specializzata, sale conferenze ed espositive e l'Archivio di Storia Contemporanea

Gianfranco casadio

Mentre questo numero della rivista viene diffuso, il Sistema Museale della Provincia di Ravenna ha trovato la sua definitiva collocazione in Palazzo Grossi, prestigioso edificio della fine del '600 costruito dall'architetto Pietro Francesco Grossi. I conti Grossi, provenienti da Mandello di Milano, si stabilirono a Ravenna all'incirca nel XIV secolo per opera di Pietro Fioroni, così detto per via dei gigli dello stemma. Capitano di ventura al servizio della Serenissima, ebbe da questa, per i suoi servizi, vaste estensioni di terra a Castiglione di Ravenna, già appartenute ai Polentani. Il figlio Battista fu anch'esso ufficiale al servizio della Repubblica Veneta e castellano della Rocca Brancaleone. Il titolo di conte per sé e per i suoi eredi, fu assegnato a Pietro, figlio di Battista, dall'imperatore Federico III. Il figlio Cesare combatté anch'esso per i veneziani e contribuì, nel 1509, alla presa di Pavia, recuperando le famose porte bronzee che i pavesi avevano anticamente sottratto a Ravenna. Fu di Cesare l'altro palazzo Grossi di via XIII Giugno dove dal 1917 ebbe sede la Tipografia Ravegnana (cessata alla fine degli anni Settanta) che fu la stampatrice del celebre quotidiano liberale "Il Ravennate". Il fratello di Cesare, Marco, combatté contro i francesi nella famosa battaglia di Ravenna nel 1512. Pietro, figlio di un altro Battista, anch'egli militare, fu capo del Magistrato de' Savi e a lui si deve la costruzione, nel 1560-65, del magnifico palazzo eretto nelle sue terre di Castiglione. Nella famiglia di Grossi non vi furono però soltanto militari, ma anche letterati, artisti e religiosi. Pietro Francesco fu l'architetto che progettò e costruì il palazzo di via di Roma dove ha ora sede l'Assessorato Beni e Attività Culturali; il fratello Andrea ricostruì gli alberi genealogici di molte famiglie nobili ravennati pubblicati in nove volumi; l'altro fratello Prospero compilò in cinquanta volumi i nomi di tutti i battezzati in Ravenna dal 1493 al 1765 e un altro fratello, Pietro, fu teologo della Cattedrale della città. L'ultimo dei Grossi a tenere il palazzo fu il conte Pietro (un nome abbastanza ricorrente in quella famiglia), consigliere comunale, che nel 1850 lo vendette al dott. Sebastiano Fusconi e si trasferì a Forlì. I Fusconi tennero il palazzo fino al 1920, quando Calliope, l'ultima dei discendenti, morendo lo lasciò all'Orfanatrofio Galletti Abbiosi. Nel 1953 l'edificio fu venduto alla Cassa di Risparmio di Ravenna che lo cedette a sua volta alla Società Fiorentina Cavi da cui la Provincia di Ravenna l'acquistò nel 1986 per adibirlo a succursale dell'istituto Tecnico Commerciale "G. Ginanni". Oggi, dopo gli opportuni e funzionali interventi di restauro alle strutture e agli affreschi sette-ottocenteschi delle stanze del piano nobile, si è compiuto il primo passo per la creazione del "Palazzo della Cultura" della Provincia di Ravenna, che assumerà questa denominazione quando, dopo il trasferimento dell'Assessorato e del Settore Beni e Attività Culturali e dell'Archivio di Storia Contemporanea (di cui parleremo in uno dei prossimi numeri della rivista), si saranno completati gli interventi successivi che prevedono la realizzazione, nell'area cortilizia, di un nuovo corpo di fabbrica che ospiterà due sale riunioni, una sala espositiva e spazi complementari, riconfigurando l'area esterna a verde e incorporando, nella scenografia generale, il tempietto settecentesco che ne chiude idealmente la prospettiva.

Editoriale - pag. 3 [2001 - N.10]

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