Tessere di un patrimonio

Restaurato il "Pugile" dell'Accademia di Belle Arti realizzato nel 1939 per la "Mostra degli Istituti d'Istruzione Artistica" a Roma

Maria Rita Bentini - Docente Accademia di Belle Arti di Ravenna

Un grande mosaico è stato di recente recuperato nell'ambito del corso di Restauro tenuto dalla prof.ssa Notturni nel Biennio Specialistico di Mosaico, con un'indagine conoscitiva che ha portato a rintracciarne la storia e gli autori. Appare nel corposo volume Accademie Patrimoni di Belle Arti (a cura di G. Cassese, Roma, 2013) che ha affiancato Patrimoni da svelare per le Arti del futuro. Primo convegno di studi sulla salvaguardia dei beni culturali delle Accademie di Belle Arti in Italia svoltosi dal 13 al 15 giugno scorso all'Accademia di Belle Arti di Napoli, promosso dal MIUR-AFAM e sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica.
Il punto di vista nuovo, comune alle due iniziative, è la considerazione di un bene culturale speciale, quello costituito dalle Accademie italiane (le venti statali unitamente alle cinque storiche comunali, tra cui Ravenna), non solo in quanto dotate di un patrimonio storico-artistico rilevante - complessi architettonici, archivi, biblioteche, gipsoteche, quadrerie, raccolte di sculture, collezioni di disegni e stampe, fondi fotografici -, ma patrimonio tout court in sè, in continuo divenire e accrescimento in virtù dell'esperienza creativa comune di docenti ed allievi. Sono corredi didattici variegati e complessi, frutto di donazioni, lasciti dei maestri, premi: opere spesso non legate da qualità di capolavoro, ma che "nutrono" e a loro volta "sono nutrite". Un insieme dunque non necessariamente museificabile, da tutelare mantenendone la vitalità, per quella circolazione di modelli, motivi, visioni, che struttura l'apprendimento delle arti visive nel terreno di coltura distintivo delle Accademie di Belle Arti fin dalla loro nascita.
Il capitolo dedicato a Ravenna (curato da me e da Giovanna Montevecchi) ha evidenziato un patrimonio notevole, la cui unitarietà tuttavia, frutto di una storia particolare con l'alternarsi di "vocazioni" diverse a partire dall'origine neoclassica (1827), non si legge nè nell'attuale sede - dove restano i cartoni musivi e alcuni gessi -, nè al Museo d'Arte della città di Ravenna, benchè si conservi qui il nucleo di maggiore pregio del corredo di fondazione - ora riunito nel quadriportico al primo piano - composto da modelli in gesso e da busti marmorei, alcuni di Canova e di Thorwaldsen. La stessa gipsoteca, arricchitasi fino agli anni '30 anche grazie a Corrado Ricci, è in deposito presso il Liceo Artistico, ha pezzi al Museo Nazionale, alla Biblioteca Classense, in magazzini comunali.
Il Pugile rinvenuto nelle aule dell'Accademia allarga ulteriormente le maglie di questo patrimonio. L'opera musiva, realizzata con tecnica diretta utilizzando paste vitree e smalti, era stata posta su tre lastre di calcestruzzo; date le dimensioni (186,5 x 95,5 cm), l'ingente peso aveva causato il disallineamento delle lastre con conseguente perdita di tessere nelle uniture. L'intervento di restauro non ha previsto drastici interventi per la riduzione di peso, visto che l'opera sarebbe rimasta in situ. Dopo la pulitura e il rilievo grafico, le uniture sono state riposizionate, integrando le lacune, mentre la cornice lignea in cattivo stato di conservazione è stata sostituita da un telaio angolare di acciaio, lasciando un bordo rifinito con impasto cementizio.
Dalle ricerche archivistiche unite al progetto di restauro nell'AA. 2010-11, è emerso che l'opera venne realizzata per la Mostra degli Istituti d'Istruzione Artistica, allestita dal 1 ottobre al 15 novembre 1939 a Roma, a Palazzo delle Esposizioni, sotto gli auspici della Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti. Come scrive il ministro Giuseppe Bottai nell'introduzione, la rassegna offre alla vigilia della riforma dell'Istruzione artistica un "vastissimo panorama" (Scuole d'arte, Istituti, Accademie) per mostrare l'identità di Istituzioni in cui si pratica "l'inscindibile unità del lavoro della mano e della speculazione fantastica, il concorde e necessario procedere del cervello e della mano".
Ravenna si presentò per l'occasione solo con opere della Scuola del Mosaico: nella seconda sala compaiono copie degli antichi mosaici, dal Buon Pastore del Mausoleo di Galla Placidia alla Teodora di San Vitale, mosaici da cavalletto (Nature morte) e, unico soggetto contemporaneo con figura, questo Pugile. Dagli Atti dell'Accademia si apprende che Renato Signorini e Libera Musiani ne furono i creatori su progetto pittorico di Cafiero Tuti, docente di Decorazione, dovendo rappresentare l'eccellenza in un tema classico-contemporaneo. L'opera, dalla cromia verdastra per evidenziare la monumentale anatomia, raffigura un pugile a riposo: l'atleta, seduto, è avvolto in un ampio mantello giallo-arancio e ha le mani ricoperte dai caestus come nell'iconografia romana. Il suo volto ricorda quello di Carnera, icona degli ideali di regime.

La Pagina della Accademia di Belle Arti di Ravenna - pag. 10 [2013 - N.48]

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