Il Museo mai visto

Le molteplici donazioni al Museo  del Senio di Alfonsine escono dal deposito per mostrarsi periodicamente al pubblico

Antonietta Di Carluccio - Direttore Museo della Battaglia del Senio di Alfonsine

Le suggestioni di un piccolo museo passano attraverso la quantità di racconti, oggetti, messaggi che può offrire al visitatore ma anche dalla capacità di stupire con richiami nuovi.
Spesso però gli spazi non consentono di mostrare per intero le collezioni, le nuove acquisizioni e le preziosissime donazioni.
Per un Museo come quello della Battaglia del Senio, infatti, le donazioni sono, oltre che linfa vitale, il segno del riconoscimento come luogo di conservazione della memoria che ne fanno le persone, la realtà circostante. Per coloro che possiedono oggetti, di valore economico anche modesto ma di valore affettivo ed evocativo inestimabile, l'idea della separazione per consegnarli al museo equivale al "riconoscere" il museo e, nel contempo, a mostrare il desiderio di condividere il ricordo. L'atto del separarsene è reso possibile dall'idea di "consegnare" il ricordo a tutta la comunità, di renderlo più vivo ed intenso proprio in quanto condiviso.
Fare una donazione al museo significa, dunque, riconoscerne la vocazione alla conservazione ed alla valorizzazione, ed è quindi un atto di fiducia. Questo atto di fiducia del donatore richiede però al museo una seria accettazione di responsabilità che passa anche attraverso la visibilità e fruibilità dell'oggetto, del reperto o del suo messaggio. Non è possibile dare immediata visibilità a tutte le nuove acquisizioni, a tutti i nuovi oggetti, come il donatore vorrebbe. La richiesta di visibilità è forte. Come soddisfarla?
La rotazione degli oggetti delle collezioni dal deposito alle sale espositive è una prima risposta a questa esigenza. La possibilità di visita ai depositi, almeno per i ricercatori, è un'altra possibile risposta. Ci siamo resi conto però che occorreva qualcosa di più evidente, un mostrare più ampio, una "vetrina" grande, disponibile, fruibile ed, appunto, utile al conservare ed al raccontare in modo condiviso. Occorreva un momento interamente dedicato a questa ricchezza troppo spesso nascosta.
Da questa esigenza sono nati una mostra temporanea, allestita nella Galleria del Museo durante il periodo di maggiore frequentazione dello stesso, la primavera, ed un catalogo da offrire in parallelo e ad integrazione del catalogo del Museo.
La mostra temporanea "Il Museo mai visto" ha consentito di esporre una quantità di oggetti, parte di collezioni, tutti provenienti da donazioni, che altrimenti non avrebbero potuto trovare spazio nelle sale permanenti. Ed attraverso il catalogo, creato a corredo della mostra, è stato possibile rendere sempre viva la possibilità di sbirciare oltre le teche e le vetrine, fin dentro il deposito, pulsante di vita e suggestioni esso pure.
Per la realizzazione della mostra e del catalogo sono stati preziosi la passione e la competenza del conservatore del museo Marco Serena e della esperta di fotografia Serena Sandri; il connubio di queste competenze ha consentito di portare rigore scientifico e passione, tecnica e suggestione in entrambe le esperienze.
A seguito della mostra, inaugurata il 10 aprile 2007, in concomitanza con il nuovo allestimento permanente del Museo, abbiamo ricevuto ulteriori ed importanti donazioni.
Dalla stagione della rotazione e dell'esposizione nasce sempre più forte il sogno di un maggiore spazio per il racconto, di una ulteriore sala espositiva permanente. Nel frattempo, l'estensione dello spazio attraverso mostra e catalogo ci ha consentito di rispettare il patto fatto con i donatori. Vogliamo continuare ad essere il luogo di conservazione e valorizzazione di una memoria importante, che deve essere sempre meno intima e sempre più condivisa.
Anche attraverso un fregio, una mostrina, una gavetta militare, un cancello si raccontano una vita, una speranza, il desiderio di uscire dalla guerra e tornare a vivere. Ed in questo particolare momento può servire a ricordare a tutti che anche dalle crisi più cupe si può uscire.


Speciale Depositi museali - pag. 14 [2013 - N.47]

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