Riccardo Licata e i maestri del mosaico

Fino al 26 maggio al Museo Nazionale di Ravenna una mostra fa dialogare arte musiva antica e contemporanea

Cetty Muscolino - Direttore Museo Nazionale di Ravenna

La mostra, curata da Giovanni Granzotto e Antonella Ranaldi, offre al vasto pubblico l'opportunità di avvicinarsi all'arte musiva contemporanea attraverso le opere - dipinti e mosaici - degli artisti più rappresentativi del XX e XXI secolo e vuole altresì essere un omaggio al novantunenne Riccardo Licata.
Licata, di origine siciliana, nato a Torino e cittadino di Parigi, è un artista a tutto tondo che affascina per la sua umana cordialità e l'entusiasmo di un fanciullo. Giunto a Parigi nel 1957 con una borsa di studio si fa presto apprezzare per la sua versatilità, all'età di ventotto anni assiste Gino Severini nell'insegnamento presso l'Ecole d'Art Italienne e dal 1961 al 1995 è docente di mosaico presso l'Ecole Nazionale de Paris. Nel 1954 il comune di Genova aveva bandito un concorso per la realizzazione di un ciclo musivo per decorare il Palazzo della Regione. Dal momento che il regolamento ammette un solo progetto per artista, Licata è indeciso se orientarsi verso l'astratto o il figurativo. Ricorre allora a un singolare espediente e, inventandosi uno pseudonimo, partecipa con ben due opere che poi si collocheranno al primo e al secondo posto nella graduatoria. Gli verrà affidata la realizzazione dei dieci mosaici figurativi che ancora oggi si possono ammirare.
Licata è un artista costantemente affamato di esperienza e di conoscenza e, senza prediligere una tecnica rispetto a un'altra, persegue un disegno creativo completo dove i vari strumenti pratici sono mezzi per diffondere nel modo più ampio e vario la sua vena artistica, la sua visione del mondo. La sua arte non è imbrigliata in recinti perché non considera una musa seconda a un'altra, come dichiara in un'intervista: "Per quanto mi riguarda, dipinti e mosaici hanno la medesima importanza, così come gli acquarelli o le incisioni; non le considero arte maggiore o minore come le definiva una certa critica deficiente. I mosaici sono per me eccezionalmente interessanti".
L'articolato linguaggio segnico-simbolico che viene via via elaborando e che diventerà la sua cifra distintiva mostra tutta l'energia dei moti interiori che vengono veicolati, senza preferenze, dal disegno e dalla pittura sui più svariati materiali, dall'incisione in tutte le sue derivazioni, dalla scultura, dai rilievi in bronzo e in vetro, dagli arazzi, dai gioielli e dal mosaico. La sua creazione è caratterizzata da una singolare facilità nell'esecuzione: quando disegna si immerge a capofitto nella carta e, assorto nella sua attività come in uno stato di trance, muove serratamene matite e pastelli sulla superficie e in maniera quasi automatica compone, modifica e sovrappone vari piani prospettici, trasferendo di getto le sue impressioni e le assonanze musicali in una mirabile composizione. La leggerezza e la libertà espressiva di Licata non vengono meno nel passaggio dalla pittura al mosaico, dove la ricerca cromatica lo porterà a concentrarsi sull'alternanza di poche tinte primarie, sull'accurata selezione dei materiali, sulla predilezione di tessere di grande dimensione e spessore.
La sua scrittura quasi stenografica o automatica, i cui segni ricordano pittogrammi cretesi, ittiti, o ideogrammi cinesi, è duttile e lontana da stereotipi. È una lingua in continuo divenire che si appoggia al colore e allo spazio ed evoca il suono; ogni frase può essere pronunciata una sola volta perché non descrive immagini o concetti noti, ma realtà e verità personali, e ogni segno è carico di qualità evocative e simboliche.
In mostra si possono ammirare opere di Afro, Basaldella, Capogrossi, Celiberti, Ciussi, Deluigi, Dorazio, Paladino, Pizzinato, Santomaso, Severini, Emilio Vedova... e mosaici di Babini, Bravura, De Luca, CaCo3, Galli, Marzi, Racagni...
L'esposizione vuole altresì aprire un dialogo fra l'arte musiva contemporanea e quella antica, attraverso le importanti testimonianze del Museo Nazionale di Ravenna. Un confronto stimolante che induce a riflettere quanto abbia significato per molti artisti mosaicisti la conoscenza dei mosaici della città. La genesi dei mosaicisti formatisi nell'ambito di Ravenna si pone proprio nel rapporto che questi artisti hanno avuto con le testimonianze musive ravennati. È stato infatti per la necessità di riparare queste opere che gli artisti-restauratori a partire dai primi del Novecento hanno dovuto penetrare nel cuore dei mosaici per recuperare un'arte perdutasi nel tempo.
Solo da una profonda conoscenza può scaturire infatti la possibilità di andare oltre e il restauro e l'approccio diretto con i mosaici del V e VI secolo è stato per molti artisti la via regia per comprendere lo spirito del mosaico antico, acquisirne la magistrale lezione per poi declinarla liberamente là dove li spingeva l'estro creativo.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 18 [2013 - N.46]

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