Cotignola. Storie di una comunità ospitale

il 10 aprile 2012 inaugura una nuova sezione del Museo didicata a Varoli e Zanzi "Giusti tra le Nazioni"

Massimiliano Fabbri - Museo Civico Luigi Varoli di Cotignola

Tra l'autunno del '43 e la primavera del '45, con il protrarsi di un fronte che dal Senio sembra non volersi muovere più, all'assedio conclusivo che trasformerà Cotignola in uno scenario lunare o paese "blasted off the map", convergono e trovano qui rifugio alcuni ebrei in fuga dalle persecuzioni razziali. Giungono a Cotignola braccati, attraverso passaparola, parentele, collegamenti partigiani... Storie differenti, accomunate da un destino comune che le lega al paese: tutti scamperanno allo sterminio grazie a un sistema di protezione che si rivelerà quasi unico nel panorama italiano; anomalo perchè si regge su di un intreccio complesso, che coinvolge parti dell'amministrazione comunale.
Una rete dell'ospitalità e accoglienza che vede partecipe anche Luigi Varoli, figura carismatica del primo Novecento romagnolo. Varoli è personalità complessa, contraddittoria, impegnata su più fronti: nel corso della sua carriera attira su sé l'attenzione e stima di autori quali Depero e Moreni; dal suo orgoglioso isolamento in provincia, fa della sua casa spazio calamitante, di scambi e aperture. E in quest'opera coraggiosa di copertura e solidarietà diventa una delle figure chiave e più esposte: al suo impegno e amore testardo per il territorio e paesaggio umano in cui è calato, a questo combaciare perfetto di arte e vita, al radicamento che si rovescia in urgenza e desiderio traboccanti, risponde questo impegno civico durante gli anni della guerra. Non un controcanto, ma lo stesso sguardo sulle cose e il mondo, fatto di trasporto e disponibilità all'altro.
Ma limitarsi all'eroismo individuale non basta a rendere giustizia alla straordinarietà di questa vicenda, perchè quella di Cotignola è una vera e propria maglia organizzativa con vari protagonisti che contribuiscono al successo di questa opera collettiva di accoglienza (che non riguarda solo ebrei ma anche rifugiati politici e sfollati). Famiglie e case, la curia, il CNL e poi parti dell'amministrazione guidata dal commissario prefettizio Vittorio Zanzi: tutti contribuiscono a tessere una trama che risulterà efficiente, affidabile e sicura. E Zanzi è artefice e vertice di questa architettura segreta e resistente: oltre a occuparsi della logistica e spostamenti nelle varie abitazioni del centro e campagne circostanti, riesce a fornire falsi documenti d'identità ai perseguitati facendoli stampare da un dipendente della tipografia e poi compilare da funzionari dell'anagrafe. Quarantuno gli ebrei nascosti, tutti scampati al massacro.
Nel 2002 Vittorio e Serafina Zanzi, Luigi e Anna Varoli sono stati insigniti dallo stato di Israele della medaglia di "Giusti tra le Nazioni" e i loro nomi compaiono nel memoriale del Yad Vashem a Gerusalemme. Il Comune ha intrapreso un progetto per fare ulteriore luce su questa storia, che culminerà il 10 aprile 2012, quando si inaugureranno a Palazzo Sforza una mostra e una nuova sezione del museo. Museo non solo come luogo di conservazione, ma scenario per una memoria fertile e da coltivare: ambito di produzione, necessariamente mobile e bisognoso di altri punti di vista. Capace di custodire e cucire frammenti; microstorie. Del paese tutto, della sua gente e della distruzione avvenuta. E il museo è una specie di cuore pulsante o anima identitaria della comunità, luogo tragico e incerto, mai fissato definitivamente. Ferita. Ricordo che affiora, scagliato in avanti a rischiarare. Visione drammatica. Contenitore e contenuto che si allarga, stratifica e intreccia percorsi.
E così è la figura di Varoli a cui il museo è dedicato: a Palazzo Sforza l'artista, disegnatore felice, pittore infuocato, scultore animista; nella casa il maestro che raccoglie mirabilia-chincaglierie e nel cortile i reperti del quasi archeologo, e poi l'Arti e Mestieri e i bambini... Infine, la nuova proposta, con il Varoli "Giusto", narrazione che parte dal rapporto con Guido Ottolenghi sino ad arrivare alla vicenda del medico Marco Oppenheim che con la fuga del medico condotto sotto i primi bombardamenti, offrirà, fino a liberazione avvenuta, la sua assistenza sul fronte.
Salvare e continuare il racconto: con il documentario e interviste girate dal regista Fabrizio Varesco, proiettate in anteprima in questa occasione; e poi un diario per immagini fatto dal videoartista David Loom, un allestimento multimediale che partendo da alcune fotografie, libri e documenti costituirà un'opera labirintica, vorticosa e dal forte impatto emotivo, anch'essa prodotta e acquisita in via permanente. Un percorso complesso e ramificato che si snoda attraverso registri e stanze differenti, con pause e accelerazioni, perchè il museo sia ancora esperienza e scoperta, qualcosa che porta via e sperde. E fa venire fame.


Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 19 [2012 - N.43]

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