I mosaici contemporanei del Mar

Ragioni e sviluppo di una raccolta unica, che unisce il genius loci ai rumori del mondo

Linda Kniffitz - Curaore CIDM del Mar di Ravenna

In una lettera datata 1790 John Adams, futuro presidente degli Stati Uniti, scrive alla moglie: "Non sono le belle Arti di cui il nostro paese ha bisogno. Le utili Arti meccaniche sono ciò che serve ad una giovane nazione". La quale, quindi, doveva starsene lontana da lusso, raffinatezze ed erudizione, e lasciarle - come difatti erano - appannaggio del vecchio continente.

Dopo meno di un secolo la nazione non è più così giovane e gli americani cominciano ad acquistare a piene mani dal patrimonio artistico europeo. Le considerazioni di Adams vengono completamente sovvertite dalla pratica del collezionismo e dalla filantropia dei ricchi borghesi, che portano alla formazione di grandi musei pubblici, utili a educare le masse al bello. Nel giro di tre decenni, all'inizio del XX secolo, le ricche collezioni vengono aperte al pubblico, prima in locali arredati come dimore private, poi in edifici appositamente progettati e allestiti secondo il canone moderno di stile razionalista internazionale: le opere sono esposte su pareti chiare e scarne, gli spazi sono essenziali e privi di arredo.

I grandi musei europei, invece, nascono da occasioni ed eventi non facilmente riconducibili a un'unica genesi, ma in molti casi sono frutto o del collezionismo di principi mecenati o delle soppressioni di enti e ordini religiosi, senza un marcato intento didattico, quanto piuttosto di rassegna dei gusti del collezionista o di una tradizione locale.

È questo il caso della Pinacoteca del MAR di Ravenna, la cui origine risale alle collezioni pittoriche delle grandi Abbazie del territorio, e anche del Museo Nazionale di Ravenna, che viene fondato per esporre gli antiquaria e le altre collezioni eterogenee derivanti dalle soppressioni delle Corporazioni religiose.

La genesi della collezione di Mosaici Contemporanei del MAR è affatto diversa. Il primo nucleo risale al 1959, ed è la serie di mosaici da cavalletto chiamata "Mosaici Moderni", frutto della volontà di Giuseppe Bovini di accostare la tecnica musiva antica all'arte contemporanea: alcuni importanti artisti vennero chiamati a realizzare cartoni pittorici, che i migliori mosaicisti ravennati interpretarono con la tecnica del mosaico bizantino. Furono coinvolti tra gli altri Afro, Birolli, Mirko, Guttuso, Capogrossi, Moreni, Vedova, Chagall, Mathieu, Cagli, Campigli, Corpora, Gentilini.

Nei decenni successivi altre opere si sono aggiunte alla collezione: opere nate dal desiderio di applicare i procedimenti tecnici del mosaico alla pittura gestuale, come la Prova impossibile di Emilio Vedova, o alla resa in scala maggiore dei "blow up" sgranati di Michelangelo Antonioni, realizzati da Luciana Notturni, Daniele Strada, Alessandra Caprara e Silvana Costa. Opere frutto di collaborazioni con l'Accademia di Belle Arti di Ravenna e con Atelier musivi che nascono da bozzetti di Carmi, Giosetta Fioroni, Mimmo Paladino, o da opere di Ontani, Gilardi, Balthus. E poi mosaici creati dagli artisti in piena autonomia: Ines Morigi Berti, Marco Bravura, Marco De Luca, Paolo Racagni, Francesca Fabbri, Dusciana Bravura, Almuth Schops, Marco Santi, Giuliano Babini, e Germano Sartelli, che si è cimentato per la prima volta con il linguaggio musivo. Fino alle acquisizioni più recenti, opere di Lino Linossi, CaCO3, Luca Barberini, Arianna Gallo e Takako Hirai, che si caratterizzano per il marcato stacco dalla tradizione e per un uso del linguaggio musivo che pone in primo piano la resa dei materiali e dell'ordito: sono opere che denotano un'indubitabile competenza tecnica, ma i cui contenuti si iscrivono a buon diritto nelle istanze dei movimenti artistici contemporanei.

La Collezione permanente di Mosaici Contemporanei conservata al Mar è unica nel panorama delle raccolte di Enti culturali. Il Museo ne garantisce la conservazione e la valorizzazione, ma ne cura anche l'arricchimento, con l'intento di seguire l'evoluzione della produzione musiva degli ultimi sessant'anni, a contatto con le avanguardie storiche e con gli esiti più contemporanei della ricerca artistica, promuovendo nel contempo il mosaico quale linguaggio artistico contemporaneo.

Nell'ampliare la raccolta si è sempre cercato di tenere gli occhi puntati sui dibattiti più sentiti e su una scena allargata, dando spazio a mosaici rappresentativi di molteplici contenuti e di potenzialità estetiche nuove: da una parte il bisogno di testimoniare la Scuola di Ravenna, il genius loci; dall'altra la necessità di ascoltare i rumori del mondo.


Speciale Donazioni Museali - pag. 15 [2011 - N.42]

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