Giorgio Vasari

Il ricordo ravennate per il pittore, architetto e storico dell'arte aretino, a cinquecento anni dalla nascita

Nadia Ceroni - Conservatore Mar di Ravenna

"Condotto poi da Rimini a Ravenna feci una tavola nella nuova chiesa della badia di Classi, dell'ordine di Camaldoli, dipingendovi un Cristo deposto di croce in grembo alla nostra Donna. E nel medesimo tempo feci per diversi amici molti disegni, quadri, ed altre opere minori che sono tante e sì diverse che a me sarebbe difficile il ricordarmi pur di qualche parte ed a' lettori forse non grato udir tante minuzie".

Così scriveva l'artista nella sua autobiografia - contenuta ne Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architetti, ediz.1568 - a proposito del suo soggiorno ravennate e della tavola centinata, oggi conservata nella Pinacoteca del Museo d'Arte della Città, intitolata Deposizione di Cristo dalla croce.

Citato nelle Guide di Ravenna da F. Beltrami (1791), F. Nanni (1821) e G. Ribuffi (1835 e 1885), dalla chiesa di San Romualdo del monastero di Classe il dipinto passò all'Accademia di Belle Arti dove Corrado Ricci lo collocò tra i migliori quadri di varie scuole nel riordinamento della collezione ravennate del 1897: "Cristo deposto, tavola di Giorgio Vasari con la cornice intagliata da Baccio d'Agnolo fiorentino".

Vasari, che si trovava a Rimini nell'ottobre del 1547 per eseguire l'Adorazione dei Magi per la chiesa di Santa Maria di Scolca, verso la metà di gennaio dell'anno successivo - dopo aver ricevuto da Carlo Marcheselli la commissione dell'Estasi di San Francesco per l'omonima chiesa - si recò a Ravenna, impegnandosi con l'abate di Camaldoli per l'esecuzione del suddetto dipinto.

La complessa composizione, che impegnò l'artista per circa due mesi, pur presentando frammenti tipici del repertorio vasariano, lascia spazio a ipotesi di collaborazione in direzione di Prospero Fontana (P.G. Pasini e V. Fortunati) a cui si attribuisce un intervento sulle figure del fondo e sul paesaggio.

Il dipinto è stato restaurato in varie occasioni: nel 1779 dal pittore padovano Francesco Zannoni, nel 1895 da Venceslao Bigoni, nel 1947 da Dante de Carolis e nel 1979-81 da Ottorino Nonfarmale per cura dell'Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia Romagna.

La composizione ravennate riscosse notevole successo nell'ambiente romagnolo, che ricevette nuovi stimoli e incentivi per liberarsi dalla diffusa temperie di un raffaellismo imperante: i faentini Marco Marchetti e Nicolò Paganelli, il forlivese Francesco Menzocchi e il ravennate Luca Longhi non rimasero estranei all'influsso vasariano. Lo stesso Vasari, tornato una seconda volta a Ravenna, a seguito della sua diretta conoscenza del Longhi, si attribuisce dichiaratamente il merito d'averlo accresciuto nel mestiere "ragionando delle cose dell'arte".

In occasione del quinto centenario della nascita (Arezzo, 1511), al Vasari sono dedicate numerose iniziative: incontri, conferenze, letture e mostre per celebrare "un artista polivalente come pochi", la cui instancabile attività - e della sua bottega - si è svolta in varie città italiane: Arezzo, Bologna, Firenze, Napoli, Pisa, Roma. Un genio versatile e di grande talento che contribuì alla trasformazione urbanistica di Firenze per volere di Cosimo I de' Medici: la costruzione degli Uffizi rappresenta il suo capolavoro architettonico per celebrare il potere del Principe. Organizzatore di vaste imprese decorative (Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze, Salone della Cancelleria a Roma, affreschi per il Convento di Monteoliveto a Napoli) nel 1542 diede inizio agli affreschi della propria casa ad Arezzo. Scrive infatti Vasari che "essendosi fornita di murare la mia casa d'Arezzo, ed io tornatomi a casa, feci i disegni per dipingere la sala, tre camere e la facciata, quasi per mio spasso di quella state: nei quali disegni feci, fra l'altre cose, tutte le provincie e luoghi, dove io aveva lavorato".

Anche il Museo d'Arte della Città ha partecipato agli eventi celebrativi invitando a Ravenna lo scorso 13 ottobre il Direttore della Casa Museo Vasari, Dr. Michele Loffredo, che ha illustrato in una conferenza pubblica le tappe salienti della vita e della copiosa attività dell'artista.


Personaggi - pag. 10 [2011 - N.42]

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