Gli scavi della città perduta di Classe

Ricerche, documenti e campagne di scavo fanno luce sulla storia della città che fu il porto commerciale di Ravenna. Aspettando il Museo...

Andrea Augenti - Docente di Archeologia medievale dell'Università di Bologna

Una delle principali attrattive del lavoro dell'archeologo è quella di riportare alla luce le città perdute. Così sono state scritte alcune delle pagine più entusiasmanti della storia dell'archeologia: in luoghi come Pompei, Machu Pichu, Ebla, Gerico, e molti altri ancora. Per gli studenti dell'Università di Bologna, e di molte altre università italiane e straniere, vicino Ravenna è possibile cogliere al volo un'occasione unica, proprio di questo genere: lo scavo della città perduta di Classe.

A partire dalla sua fondazione, avvenuta nel V secolo, Classe faceva parte della conurbazione il cui cuore era Ravenna, e ne costituiva il porto commerciale. Ma Classe non era solo un porto: era una vera e propria città. Oltre ai magazzini (numerosi, e sempre pieni di merci provenienti da molti paesi del Mediterraneo) a Classe furono infatti costruiti monumenti ambiziosi, come le molte chiese che ne caratterizzavano il paesaggio. Qui risiedeva una comunità multietnica, che comprendeva goti, armeni, ebrei ed altri ancora; e l'agglomerato urbano era difeso da possenti mura, simili a quelle di Ravenna.

Il 2011 ha segnato un momento importante nelle ricerche su Classe, che continuano a essere promosse e condotte con impegno dalla Fondazione RavennAntica, dall'Università di Bologna (Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali e Dipartimento di Archeologia) e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna. Innanzitutto perché è stata pubblicata la Carta del Potenziale Archeologico di Classe, il risultato di un lavoro pluriennale svolto da alcuni giovani archeologi: di fatto una vera e propria radiografia della città. Ora il controllo della risorsa sepolta sarà più facile, a Classe: sono stati mappati i suoi depositi, è stato schedato nel dettaglio ogni intervento già effettuato e così possiamo sapere, in anticipo, che tipo di situazione incontrerà chi vorrà indagare nuove aree della città. Il punto sulla situazione, quindi, e uno strumento imprescindibile per gli anni a venire. Sicuramente un episodio che costituisce una svolta nella storia degli studi su questa città.

È continuato poi il lavoro di preparazione del Museo che verrà ospitato nell'ex Zuccherificio Eridania. Qui la sfida consiste nel raccontare attraverso gli oggetti l'intera vicenda di Ravenna, Classe e del territorio circostante, dalla preistoria fino al Medioevo; dando il massimo risalto - ovviamente - all'area di Classe.

Infine è stata portata a termine la sesta campagna di scavo del complesso monumentale di San Severo. L'attenzione degli archeologi è ora completamente indirizzata verso il grande monastero medievale, aggiunto alla basilica tardoantica quando ormai Classe veniva già considerata una città morta. Una delle novità di quest'anno ha riguardato proprio la cronologia iniziale del monastero, che grazie ad alcuni indizi possiamo ormai anticipare al IX secolo (rispetto ad alcuni documenti che lo davano già esistente soltanto nel X). L'articolazione e lo sviluppo di questo complesso, così come hanno indicato le ultime campagne di scavo, sono davvero impressionanti. A sud della basilica i corpi principali del monastero si snodavano attorno ad un grande chiostro, dotato di un portico nel quale si alternavano pilastri e colonne. Abbiamo poi ritrovato le tracce che permettono di identificare le cucine, il refettorio (con il pulpito dal quale venivano lette le scritture prima dei pasti), le cantine e - probabilmente - la sala capitolare, dove i monaci si riunivano. Sono tornate inoltre alla luce alcune aree artigianali, per la lavorazione del metallo, e un grande edificio all'esterno del monastero, forse un magazzino.

La storia della comunità monastica di San Severo sta lentamente tornando in superficie, grazie agli scavi. È la storia di un gruppo di persone (monaci benedettini, e poi cistercensi) che si trovarono a risiedere lì dove un tempo c'era una città, a stretto contatto con le sue rovine, e che ne tennero a lungo in vita la memoria. Fino all'abbandono definitivo, nel XVI secolo. Fino all'arrivo degli archeologi. A Classe stiamo facendo tutto quello che ho raccontato fin qui, in vista della realizzazione del parco archeologico. Un parco che la città di Ravenna aspetta da tempo, per tornare in possesso di una storia, di un passato che le appartiene a pieno diritto.


La pagina della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Università di Bologna - pag. 6 [2011 - N.42]

[indietro]