Uno sguardo attraverso i documenti

Il 15 ottobre inaugura una mostra al Museo Nazionale che ripercorre le intricate vicende di conservazione del Battistero Neoniano di Ravenna

Cetty Muscolino - Direttore Museo Nazionale di Ravenna

I mosaici parietali che ornano le chiese e i battisteri paleocristiani di Ravenna sono la testimonianza artistica più importante di un periodo storico particolarmente significativo per la città.
Sempre indagati e oggetto di studio per gli interrogativi che ancora suscitano e i molteplici significati che esprimono, continuano a fornire nuove suggestioni e indizi, oltre che della spiritualità e della situazione politica, anche della tecnica musiva fiorita fra il V e il VI secolo e che ha raggiunto a Ravenna esiti di assoluta eccellenza.
Il battistero cattolico, detto Neoniano, costruito dal vescovo Orso e rinnovato a partire dal 458 dal vescovo Neone, nonostante le molteplici trasformazioni ne abbiano alterato nel tempo le proporzioni e compromesso significativi brani della decorazione, costituisce un unicum nel panorama delle architetture tardoantiche.
La disadorna struttura muraria esterna, dotata di ampie finestre e lesene con archetti pensili, cela all'interno una superba decorazione culminante nella mirabile cupola che si eleva dall'alto ottagono delle pareti. L'ornamentazione, come ci si presenta ora nella quasi totale integrità del rivestimento musivo, assolutamente eccezionale e unica, colpisce per l'affascinante effetto scenico, la singolare decorazione a stucco e le superfici musive palpitanti di rigoglioso naturalismo che trasportano in una dimensione suggestiva e pervasa da efficace dinamismo.
L'edificio, fortemente alterato nelle proporzioni originali, perché attualmente interrato di circa tre metri per il noto fenomeno della subsidenza, presenta la pianta ottagonale tipica dei battisteri per la forte valenza simbolica conferita al numero otto, simbolo della rinascita e della vita eterna che il neofita consegue con l'immersione nel fonte battesimale. Ma l'attuale configurazione è il frutto di laboriosi e pazienti interventi di restauro effettuati nel tempo a partire dall'Ottocento, prima col Genio Civile e poi con la Soprintendenza di Ravenna, che hanno permesso di recuperare la facies originaria occultata dalle molteplici trasformazioni che avevano totalmente alterato la forma originaria, a vario titolo. In particolare, nell'ambito delle intense campagne di ricerche, scavi, progettazioni e lavori per la riesumazione dei monumenti storici di Ravenna, si segnala l'attività (fra il 1863 e il 1880) di Filippo Lanciani, ingegnere capo del Regio Corpo del Genio Civile di Ravenna che sosteneva la necessità e l'utilità di procedere al sollevamento dell'edificio mediante martinetti o torchi idraulici. Nella sua appassionante relazione del 1881 scrive perorando la sua causa: "Se l'Apollo del Belvedere, o il gladiatore combattente fossero sepolti entro terra fino a mezza vita, e vi fosse chi volesse estrarli e chi no, quale delle due sentenze sarebbe più accettabile, quella dei conservatori arrabbiati o quella degli intelligenti novatori? Il giudizio a chi spetta?". E prosegue affermando che il Battistero, seppellito per tre metri, ha perso ogni proporzione e che se non si prendono i provvedimenti giusti: "Sarà un povero amputato nelle gambe vestito a festa; ma lo splendore del vestito non toglierà mai di mezzo la deformità e il triste aspetto della amputazione". Il progettato sollevamento non fu mai compiuto per le forti polemiche e le preoccupazioni che un'operazione così complessa aveva suscitato.
È sempre in quegli anni di fervidi lavori che, dopo accesi dibattiti, si procedette all'eliminazione di parte degli stucchi che adornavano i lunettoni circoscritti dagli archi che sottendono la cupola, perché ritenuti "anacronismo dell'arte" e "una balorda raffazzonatura seicentesca".
Questi sono solo alcuni degli aspetti salienti che verranno toccati. Attraverso l'esposizione di cartoni pittorici, disegni e acquerelli per lo più inediti, sarà possibile ripercorrere le complesse e affascinanti vicende della conservazione del monumento, a partire dai primi studi fino ai nostri giorni, grazie anche agli esiti degli ultimi interventi di restauro che come sempre accade hanno portato nuove scoperte e nuovi indizi. La fine di ogni lavoro è solo l'inizio di una nuova ricerca.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 19 [2011 - N.41]

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