Cosa succede se...

Tra occhio e mano: bambini alla scoperta e conquista di Cotignola

Massimiliano Fabbri - Responsabile Museo Civico "Luigi Varoli"

Cosa succede se un museo, legato alla carismatica figura di Luigi Varoli, insieme all'Arti e Mestieri, qualcosa in più e di diverso rispetto ad una sezione didattica, si accordano per ridisegnare un paese amico e a misura di bambino? Come possono cambiare un luogo e i modi in cui viviamo ed usiamo i suoi spazi, se uno sguardo plurale e "quasi da artista" si mette di traverso e gioca a capovolgere i punti di vista, mettendo in discussione alcune abitudini dei grandi, anche se solo per qualche giorno? E se, grazie a questi lievi disagi e stupori, i bambini, riescono ad educare, ossia a tirare fuori la parte migliore di noi adulti, e stanarci?

Una risposta possibile, forse, è dentro a ciò che succederà a Cotignola dal 6 al 12 giugno, una settimana densa di appuntamenti, che si apre all'invasione pacifica dei bambini: un'occupazione felice e laboriosa del centro storico, una rivoluzione gentile. Allora un paese si può come svelare e svegliare, divenire luogo fertile, reattivo e sorprendente, una sorta di museo allargato che bagna le cose rendendole luccicanti. Una Cotignola vivace, più bella ed accogliente. Invitante ed attirante.

Una fioritura, perché tutto quello che si è fatto durante l'anno, al museo, in classe, in biblioteca, alla scuola d'arte o in quella di musica, si rivela, esce in strada, si offre, impiglia sguardi e ascolti in cortili, allestisce mostre e laboratori con artisti, favorisce incontri, ed è un po' come se i muri di alcuni edifici diventassero trasparenti liberando le storie racchiuse, e così anche per i corpi, per le loro emozioni e pensieri. Una scuola dei sentimenti allora, una specie di sogno ad occhi aperti, incantato, una festa anche: prima per i bambini, e che i grandi si adeguino, che facciano anche fatica per abbassarsi e passare sotto una ragnatela-nido intessuta in strada da ragnetti uccellini, o perché costretti a dormire in tenda accampati fuori dalla scuola, trascinati in una serata vorticosa e intensa dove si va alla casa dell'artista, con la sola luce di torce a illuminare maschere di cartapesta, fantasmi e bestiari; dove si mangia in strada, dove si ascoltano racconti notturni, o dove si disegna alla mattina, appena svegli. O ancora dove azioni di pittura offrono ai passanti una processione di coloratissime immagini, strabordanti come la fantasia quando innescata.

Un ritrovarsi stupito. Desiderante. E l'arte è l'arma, lo strumento in grado di collegare le cose, di tessere trame e tendere fili, di intrecciare significati e fare mondi; che altri mondi sono possibili, a partire proprio da quegli spazi un po' sonnambuli in cui si vive. E potrà pure sembrare un'ovvietà, ma l'urgenza che muove l'artista, non solo è veramente vicina a quella dei bambini, ma è compagna che offre loro ulteriori sguardi, alimenta curiosità, indirizza e amplifica energie. Che l'arte è possibilità concreta di emancipazione, valorizzazione di abilità e intelligenze differenti.

E poi, dentro la settimana, niente tv. Non un divieto, piuttosto un suggerimento: che essa ruba e sottrae tempo alle nostre vite e relazioni. La tv ci inaridisce ed imbruttisce, non ci rende più intelligenti, ma più poveri di esperienze. Ci fa stanchi e, banalmente, tutti un po' più uguali. L'invito è a spegnerla, almeno per un po'; ecco allora dispiegarsi un tempo più ampio, ricco di promesse e possibilità, che "colmeremo" suggerendo percorsi e piccole meraviglie: facendo uscire i pupazzi dalla scuola, a creare un teatro immobile e muto nel parco, con spettacoli dove i bambini delle elementari, e le loro maestre, animano i burattini costruiti nei laboratori, nuovi abitanti del paese, così come avviene per i mascheroni, sempre di cartapesta, che chi frequenta la scuola al pomeriggio fa e poi indossa in una rumorosa e anarchica parata notturna al sabato sera. E ancora, al giovedì, una strada ricoperta di erba, sabbia, paglia, legumi, farine, stoffe e altri materiali, su cui camminare scalzi, lentamente, per sentire e non perdersi tutte le sensazioni belle. E un forno in piazza in cui cuocere il pane e la pizza, che in questa occasione, sono i bambini a preparare il cibo per i grandi.

L'immaginazione è qualcosa di fragile e prezioso: proteggerla, custodirla e coltivarla è dovere e compito di noi adulti, qualcosa che dobbiamo ai nostri figli: questo è il tentativo messo in atto dagli appuntamenti in programma. L'iniziativa prevede quindi di uscire "coraggiosamente" in strada e di vivere il paese con i sensi all'erta, riappropriandosene, come se si trattasse di un'unica grande casa o di un giardino comune.

Per informazioni: www.aem-selvatica.org.


Esperienze di didattica museale - pag. 22 [2011 - N.40]

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