Sentire l'Unità

A Faenza due mostre tentano di restituire aspirazioni e tumulti dell'epoca risorgimentale

Claudio Casadio - Direttore Pinacoteca Comunale di Faenza

È difficile raccogliere in mostra speranze, sentimenti, ideali e delusioni. Ancora più difficile se tutto questo si riferisce a un episodio o almeno a un determinato periodo: l'Unità d'Italia. A raccogliere una parte di questi aspetti ci provano due esposizioni da poco inaugurate a Faenza; si tratta della mostra Arte faentina nella Firenze dell'Unità d'Italia. La presenza di Achille Farina e Michele Chiarini alla esposizione nazionale del 1861, che fino al 10 maggio espone in Pinacoteca Comunale una mezza dozzina di quadri e della mostra Autografi risorgimentali, aperta fino al 2 maggio in Biblioteca Manfrediana, che presenta documenti autografi, fotografie, lettere e corrispondenza varia.

L'apertura più emblematica è forse proprio quella della Biblioteca, dove è possibile ammirare la fascia tricolore, ancora chiamata "sciarpa tricolore" in didascalia, che indossò il primo sindaco di Faenza all'indomani dell'Unità di Italia. Aiuta sicuramente a ricostruire uno stato d'animo pensare questo simbolo dell'Italia unita indossato da Gaetano Carboni, un primo cittadino iscritto alla Giovane Italia, che era stato in esilio sette anni per motivi politici e che era conosciuto per la farmacia familiare, luogo di ritrovo per "patrioti liberali, preti liberaleggianti e persone distinte anche per cultura". Di grande suggestione anche la foto del garibaldino Baracani, con la camicia rossa e un lungo fucile al fianco, o la lettera autografa di Don Giovanni Verità, il prete noto per aver salvato Garibaldi nella trafila romagnola, che nel 1867 significativamente scrive: "in generale regna per tutto un'inquietudine, un malcontento fomentato dalla miseria, in gran parte dalle tasse e dalle circostanze passate, né è facile prevedere come andrà a finire: speriamo bene".

La mostra in Pinacoteca documenta la partecipazione di due artisti faentini alla prima esposizione nazionale del 1861 di Firenze. Alcuni quadri presentati in quella occasione da Achille Farina e Michele Chiarini sono nelle collezioni della Pinacoteca e ricostruiscono il clima artistico cittadino dell'epoca. La pittura di quegli anni era rivolta soprattutto a valorizzare le opere di carattere storico e di richiamo alla classicità. Quindi il Chiarini, amico strettissimo di Mazzini con il quale conviveva nel '48 durante la Repubblica Romana, presentò un'opera che si richiamava alla mitologia greca, con Pigmalione nell'atto che vivifica la statua da sé medesimo scolpita, mentre Achille Farina presentò cinque opere: Giuditta, Amor nazionale, Malinconia di Saul, Il trionfo di Saul e un autoritratto. Opere che risentivano del clima dell'epoca e del segno purista collegato a Tommaso Minardi, il "principe dei disegnatori", che dalla natia Faenza si era trasferito nella Roma Papale, dove ebbe i massimi incarichi attribuibili a un artista.

L'opera più significativa in mostra è però un quadro che non fu esposto nella mostra di Firenze. Si tratta del ritratto di Lodovico Caldesi realizzato dal Farina. Un ritratto di un giovane, pieno di vivacità, con sullo sfondo Firenze. Caldesi è infatti una figura esemplare del Risorgimento faentino: poco più che ventenne, già del 1843 era considerato fra i principali cospiratori faentini e dovette fuggire a Firenze per il fallimento del progettato tentativo di rapire ad Imola tre cardinali, fra i quali il Mastai, futuro papa Pio IX. Combattente a Vicenza e con la Repubblica Romana, rimase in esilio (a Genova e in Svizzera) fino al 1859, anno in cui divenne deputato dell'Assemblea delle Romagne. L'ultimo incarico lo ebbe con le elezioni politiche del 1865, che lo videro diventare parlamentare per la Sinistra; non mise però praticamente mai piede alla Camera, sebbene non avesse rifiutato di prestare giuramento di fedeltà al Re, e un anno dopo si dimise. Continuò a coltivare gli studi di botanica facendo importanti pubblicazioni, nonostante qualche anno prima avesse rifiutato la cattedra offertagli dal Farini; alla morte tutti i suoi beni furono lasciati per istituire la Scuola Pratica di Agraria ancora oggi in attività come istituto statale.

Si inserisce nell'ambito delle celebrazioni del 150° anche l'inaugurazione, tenutasi lo scorso 5 febbraio, di una nuova Sezione permanente del Museo del Risorgimento e dell'Età Contemporanea di Faenza, dedicata a bandiere e uniformi dell'epoca, seguita da un interessante "Ciclo di Incontri" con approfondimenti a tema patriottico-risorgimentale che il Museo ospiterà fino ad Aprile. Per informazioni: tel. 0546 691710.


Speciale 150° Anniversario dell'Unità d'Italia - pag. 12 [2011 - N.40]

[indietro]