La memoria del Risorgimento

L'IBC celebra il 150° dell'unità nazionale attraverso molteplici interventi di valorizzazione, passati e futuri, delle raccolte risorgimentali

Isabella Giacometti - Istituto Beni Culturali

I festeggiamenti per l'anniversario dell'Unità d'Italia sono iniziati ufficialmente e si assiste a un fiorire e moltiplicarsi di iniziative e manifestazioni culturali. Queste celebrazioni sono infatti una preziosa occasione per ripercorrere il travagliato cammino che ha portato alla formazione dello Stato unitario, ma anche uno spunto interessante per rileggere gli eventi e per ricordare i personaggi che hanno partecipato alle vicende risorgimentali. In realtà sarebbe sufficiente prestare maggiore attenzione a ciò che ci circonda per comprendere che i monumenti delle nostre città, la toponomastica delle nostre strade, le targhe commemorative sui nostri muri ci parlano quotidianamente di quel periodo storico, secondo una studiata strategia celebrativa ed educativa.

In quest'ottica un ruolo di primo piano spetta però alle istituzioni museali in quanto divennero i principali depositari della memoria del Risorgimento. La tappa fondante per la formazione delle prime raccolte permanenti si attribuisce all'Esposizione generale italiana di Torino del 1884, a cui gli enti locali parteciparono con la raccolta di cimeli e materiali documentari. A questa seguirono l'Esposizione emiliana di Bologna del 1888 e quella romagnola del 1904, che furono in ambito regionale il propulsore per la formazione, in tempi più o meno ravvicinati, dei primi allestimenti museali in un territorio che si era caratterizzato per essere stato teatro di numerosi fatti ed episodi significativi, un esempio fra tutti la Trafila garibaldina.

Ai musei di Bologna, Modena e Ferrara seguirono quelli di Forlì, Faenza, Reggio Emilia, Modigliana, sull'onda di una spinta propulsiva che è giunta fino ai giorni nostri con l'allestimento delle collezioni di Fidenza e Ravenna, solo per citare alcuni esempi di un mosaico museale molto più complesso e variegato. Si tratta infatti non solo di musei a prevalente vocazione risorgimentale, ma anche di sezioni all'interno di realtà conservative più ampie e composite e di piccole ma non meno significative raccolte locali.

A partire dagli anni Novanta queste istituzioni sono state oggetto di grande interesse da parte dell'IBC. Il censimento dei Musei del Risorgimento e delle raccolte storiche di interesse risorgimentale, avviato in occasione dei festeggiamenti per il bicentenario del Tricolore, ha fatto emergere alcuni dati che hanno permesso di effettuare considerazioni in merito allo stato di conservazione dei materiali in particolare dal punto di vista della catalogazione e documentazione fotografica.

Queste valutazioni alla luce della legge regionale n. 20 del 1990 "Norme in materia di musei di enti locali e di interesse locale" hanno consentito all'Istituto di avviare, in collaborazione con le amministrazioni comunali, una diffusa attività di catalogazione informatizzata e di manutenzione e restauro dei materiali che componevano le prime raccolte risorgimentali, limitata però ad alcuni fondi (Bologna, Modena, Ravenna, Ferrara, Faenza e Forlì). Le nuove tecnologie informatiche hanno favorito l'attività di catalogazione, che è alla base di ogni attività di valorizzazione e promozione dell'Istituto, migliorandone la gestione dei dati e della documentazione fotografica.

Il Catalogo informatizzato del patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna è diventato, così, un efficace veicolo per la diffusione della conoscenza del patrimonio culturale regionale e il facile accesso on-line (bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it/samira/v2fe/index.do) rende possibile a chiunque un percorso virtuale per curiosare tra queste collezioni, formatesi allo scopo di mantenere vivo il coinvolgimento del visitatore attraverso un apparato iconografico e documentario che intendeva elevare le vicende risorgimentali a una dimensione mitica. Si tratta di un patrimonio comprensivo di libri, manifesti, stampe, dipinti, fotografie, uniformi, copricapi, bandiere, fazzoletti, medaglie, targhe commemorative, armi (fucili, daghe, spadini), e ancora cimeli di vario genere appartenuti ai patrioti che hanno vissuto in prima persona le lotte per l'indipendenza.

Primo fra tutti Giuseppe Garibaldi, l'eroe più popolare ed amato, di cui si conservano un poncho a righe presso il Museo Civico del Risorgimento di Modena, un cappello di feltro, indossato durante la fuga in terra di Romagna, al Museo del Risorgimento di Ravenna, senza dimenticare le numerosissime stampe, le fotografie e i dipinti che lo ritraggono, come nel quadro, opera dell'artista Silvestro Lega, conservato al Museo Don Giovanni Verità di Modigliana. Questo museo, ospitato nella casa del sacerdote e patriota che nel 1849 salvò Garibaldi durante la fuga dagli austriaci, conserva tra le altre cose gli indumenti e una ciocca di capelli dell'eroico salvatore, esempio di una consuetudine secondo la quale gli oggetti appartenuti ai patrioti hanno assunto, nel tempo, il valore di vere e proprie reliquie. Una regola che si è estesa anche ai familiari di Garibaldi: il Museo conserva infatti uno scialle a righe tradizionalmente appartenuto alla moglie Anita, mentre il Museo di Ravenna ne custodisce gli stivali. Lo stesso vale per quegli oggetti il cui unico valore è quello di evocare il ricordo di luoghi ed eventi emblematici, come la pagnotta da 5 centesimi che la tradizione vuole che sia stata in vendita durante l'assedio di Venezia nel 1849, il proiettile raccolto durante l'assedio della casa di Ciro Menotti, o come il quadretto in cui sono stati essiccati e sistemati i fiori raccolti sulla tomba di Garibaldi a Caprera.

Il ricordo dei "Padri della Patria" e dei patrioti locali che hanno preso parte alle vicende risorgimentali è ampiamente illustrato da dipinti, stampe, rilievi, fotografie, busti, fazzoletti patriottici e medaglieri. Ecco allora un pregevole busto di Giuseppe Mazzini eseguito da Domenico Baccarini e conservato presso il Museo del Risorgimento e dell'Età contemporanea di Faenza, dove si trova anche una bella formella dipinta da Angelo Marabini che ritrae il forlivese Aurelio Saffi, patriota e politico italiano. Ritratti del carpigiano Ciro Menotti, protagonista di una rivolta patriottica nel 1831 soffocata nel sangue, sono custoditi presso i Musei di Palazzo Pio a Carpi e al Museo Civico del Risorgimento di Modena dove si conserva anche la tunica del patriota, mentre al Museo Civico del Risorgimento di Bologna sono esposti gli abiti sacerdotali di Ugo Bassi. Sono migliaia gli oggetti e le testimonianze schedati in questi anni, ma nonostante questo non può ancora dirsi conclusa la catalogazione del patrimonio risorgimentale, che al contrario prosegue supportata dall'attuale legge regionale di settore (n.18 del 2000). A questo proposito, sono state di recente avviate le schedature della collezione del Museo del Risorgimento "Faustino Tanara" di Langhirano e il completamento delle schede del Museo del Risorgimento "Aurelio Saffi" di Forlì, mentre sarà di prossima attuazione l'intervento di catalogazione nel Museo del Risorgimenro "Luigi Musini" di Fidenza.

Il 150° anniversario dell'Unificazione nazionale rappresenta dunque per l'IBC un'occasione davvero propizia non solo per tracciare il bilancio dell'attività fin qui svolta, ma anche e soprattutto per delineare il programma dei progetti futuri.


La pagina dell'IBC della Regione Emilia-Romagna - pag. 4 [2011 - N.40]

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