Di necessità virtù: superare la frammentazione

Il problema della collaborazione fra archivi, biblioteche e musei in Italia

Ferruccio Ferruzzi - Vicepresidente ANAI

La collaborazione fra archivi, biblioteche e musei (in inglese MLA) è da tempo una realtà consolidata e diffusa in altri paesi, specialmente anglosassoni, in cui esistono istituzioni e centrali e periferiche unificate, come il Museums, Libraries and Archives Council del Regno Unito e altre. Il rapporto IFLA 108/2008 "Public Libraries, Archives and Museums: Trends in Collaboration and Cooperation" descrive numerosi casi di collaborazioni in quei Paesi nei due principali ambiti di collaborazione rilevati, i progetti di digitalizzazione di documenti e cataloghi e l'integrazione dei servizi.

La situazione è certamente molto diversa in Italia, dove, a parte singoli esempi, non c'è una simile diffusa collaborazione MLA e nemmeno studi condivisi in merito, e tanto meno il principio di collaborazione è stato recepito a livello politico-istituzionale. Eppure, in tempi di prevedibile ulteriore riduzione delle risorse pubbliche per la cultura, si tratta ormai evidentemente di una necessità strategica.

Che l'esigenza sia sentita almeno nel mondo archivistico è dimostrato dal fatto che la II Conferenza Nazionale degli Archivi, organizzata a Bologna del 2009, si intitolava proprio Fare sistema. In essa si è dedicata una sessione apposita al progetto, in corso di avanzata preparazione, di costituzione del Sistema Archivistico Nazionale (SAN) mediante un apposito portale aperto alla partecipazione di tutti i soggetti operanti nel settore, sancita da una convenzione nazionale fra la Direzione Generale e le rappresentanze nazionali degli altri Enti.

Pur muovendosi nella direzione del tipo di cooperazione MLA sviluppato all'estero, per ora l'Italia è però ancora attestata su subsistemi settoriali verticali distinti, come saranno ad esempio SAN e SBN. Ma potrebbe anche trattarsi di una forse necessaria fase intermedia che può preludere a successivi tentativi di integrazione orizzontale. In vista delle future tappe di un processo di collaborazione e integrazione MLA, credo sia bene focalizzare i problemi che, oltre al semplice 'ritardo' tecnologico e organizzativo con cui si sta affrontando la tematica della collaborazione MLA, costituiscono certamente motivo non trascurabile della difficoltà di attuarla nel nostro Paese.

Si parla dell'esigenza di superare una "tradizionale frammentazione" italiana in questo campo. Questo senz'altro è un primo punto differenziale rispetto alle tradizioni anglosassoni da considerare. Da noi, sia le istituzioni che le culture scientifiche e professionali dei tre settori sono tradizionalmente separati secondo una forte accentuazione delle rispettive specificità, che hanno sempre precluso un approfondito dialogo e collaborazione su basi comuni condivise. Se questa situazione ha consentito al nostro Paese di sviluppare culture tecnico-scientifiche settoriali approfondite e considerate all'avanguardia in campo internazionale, ora può costituire un handicap per la collaborazione quando queste culture si irrigidiscono - anche per pur comprensibili ragioni di ormai avanzata età media degli operatori attivi - arroccandosi nella difesa delle proprie specificità. Eppure, la grande trasformazione sociale per cui i servizi culturali oggi non possono più essere prevalentemente destinati a un pubblico ristretto di più elevato livello di competenza separato in distinte specializzazioni, rende necessaria una collaborazione intersettoriale ben maggiore per la mediazione culturale integrata a livello più divulgativo che oggi si richiede.

L'altro punto essenziale è la molto diversa distribuzione delle istituzioni culturali sul territorio, che vede il patrimonio culturale italiano estremamente diffuso sul territorio, con una struttura policentrica anche delle istituzioni maggiori, che risente della tradizione storico-politica e culturale italiana anche preunitaria. Tutto ciò da una parte ha favorito il processo storico di 'specializzazione' delle istituzioni e delle culture professionali dei tre settori, e dall'altra rende oggi più critico e complesso rispetto ad altri paesi il processo di integrazione a livello territoriale.

Più che preoccuparci di individuare strumenti e procedure per la collaborazione, credo che associazioni professionali come la nostra debbano lavorare anzitutto per una convergenza di culture professionali sugli obiettivi comuni, che discendono direttamente da una riconsiderazione più attenta della composizione, delle competenze e delle esigenze del pubblico degli utenti dei servizi culturali, più che dalla tradizionale considerazione delle sole figure di utenti specializzati, per così dire, specchio delle figure professionali degli operatori. Altrimenti, come talora accade, si rischia che ognuno continui a presentare un proprio pur lodevole monologo di buone intenzioni, anziché dialogare a fondo con i colleghi degli altri settori cercando soprattutto di trovare una nuova base comune.


Speciale Convergenza Musei Biblioteche e Archivi - pag. 12 [2010 - N.39]

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