Per un Museo Classense

La Biblioteca Classense di Ravenna gestisce beni di grande rilevanza non solo di carattere librario e documentario ma anche artistico

Claudia Giuliani - Dirigente Istituzione Classense di Ravenna

Biblioteca-museo ai suoi esordi, e comunque nel momento della sua massima espansione nel XVIII secolo, la libreria camaldolese venne da subito affiancata da raccolte artistiche, antiquarie e di curiosità naturali, che sono poi andate a costituire una buona parte delle collezioni museali createsi a Ravenna nei XIX e XX secoli, principalmente il Museo Nazionale e la Pinacoteca Comunale, oggi Museo d'arte della città
Sia la biblioteca che il museo Classensi di epoca camaldolese erano fortemente orientati verso il pubblico esterno, in un programma di collezionismo e arricchimento monumentale che si volgeva a magnificare l'ordine di appartenenza da un lato, e a giovare al pubblico degli studiosi dall'altro. Nell'Ottocento la Classense diviene il grande "collettore" dei beni culturali cittadini e luogo di conservazione per eccellenza, in un'ottica di culto per la memoria patria fortemente legato alle forme di sacralizzazione volute dalla nuova nazione italiana, ed è in tal contesto che si formarono le due collezioni museali che oggi riconosciamo nel Museo del Risorgimento e nel Museo Dantesco.
Oggi la vocazione della Classense si incarna nell'identità di una biblioteca pubblica civica, volta alla promozione della lettura e alla cultura del territorio. In tal contesto le collezioni librarie antiche, come le raccolte di grafica, sempre più si propongono a una rinnovata fruizione, in una valenza che è di ricerca, ma anche didattica.
Le raccolte a valenza museale vanno acquisendo una dimensione sempre meno residuale rispetto alle collezioni librarie, a cui le legano apparentamenti storici e l'originarsi da un comune collezionismo, la cui lettura si presta a operazioni di valorizzazione di interesse nuovo, sia dal punto di vista qualitativo che storico. Un museo Classense ben meriterebbe di inquadrarsi oggi nel panorama dei musei cittadini, e garantire una tutela non disgiunta dalla visibilità, in un contesto di raggiunta qualità dei servizi, in conformità alla vigente normativa regionale. Un museo insomma impegnato nella valorizzazione di collezioni che per importanza e rarità richiedono una rinnovata gestione attenta alla moderna museologia, possibile anche grazie all'acquisizione di nuovi spazi recuperati dagli interventi di restauro architettonico del complesso.
Forse non a molti è noto che proprio in Classense si trova la raccolta di rari strumenti scientifici costituita dall'architetto Camillo Morigia, uno dei pochissimi esempi sopravvissuti del collezionismo scientifico ravennate. Più noto il nucleo di cimeli legati alla figura di George Gordon Byron, da oltre cinquant'anni una delle più amate collezioni della Classense, prestantesi a fruizioni di forte valenza emotiva e suggestione letteraria che un'adeguata esposizione museale potrebbe garantire con continuità ai visitatori. Delle collezioni di numismatica, costituite prevalentemente dalla raccolta di medaglie di grande interesse antiquario, e da un ampio e ancora non del tutto sondato monetiere dal mondo antico al Medioevo, di interesse per il mondo della ricerca e del collezionismo contemporaneo, tanto da costituire un polo di attrazione per donazioni recenti.
La quadreria Classense è la più nota componente di questo aggregato museale, grazie alla pubblicazione di un catalogo dedicato a cura di Giordano Viroli; ne è icona il più importante fra i dipinti su muro realizzati entro le mura ravennati, le Nozze di Cana di Luca Longhi e figli che orna la parete del Refettorio camaldolese. La quadreria è giocoforza spesso, come in questo caso, facente parte del monumento; lo stesso accade infatti degli elaborati pittorici che ornano la monumentale libreria e i suoi annessi, recentemente peraltro sottoposta a un restauro voluto e programmato con l'IBC. Numerosissimi i restauri e gli interventi manutentivi compiuti sull'insieme della quadreria, in particolare sulla componente più erudita e di interesse storico; cosi come non sono mancati lavori di inventariazione e catalogo testimoniati dalle schedature condotte dall'IBC e dagli uffici di catalogazione scientifica classensi.
Il Museo Classense entro l'Istituzione è insomma ormai un percorso d'obbligo, un dovuto passaggio a una dimensione istituzionale e gestionale nuova. Perché non immaginare poi di riagganciarci alla vocazione libraria dell'Istituzione, in questi tempi di epocale svolta della forma e della funzione del libro, dando vita a un museo dedicato alla sua forma tradizionale dall'invenzione della stampa a oggi, un Museo del libro, che dia spazio alla ricerca specialistica e alla didattica e visibilità sempre maggiore a una delle più prestigiose collezioni librarie d'Italia?

Speciale Rinnovo Sistema Museale - pag. 15 [2010 - N.38]

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