Serbatoio di storia, palcoscenico di cultura

Il Museo Nazionale di Ravenna mette in rete le sue preziose raccolte e la sua specifica vocazione educativa

Cetty Muscolino - Direttrice del Museo Nazionale di Ravenna

Quando nel 1913 il Museo Nazionale si trasferì dai locali di San Romualdo a quelli dell'ex monastero di San Vitale, il patrimonio artistico di quelle che fra XVI e XVIII secolo erano state le principali abbazie cittadine, la Camaldolese di Classe e la Benedettina di San Vitale, si unirono inscindibilmente. Le prestigiose collezioni dei frati camaldolesi, di cui Pietro Canneti (1659-1730) fu il principale artefice, e le raccolte lapidarie dei monaci benedettini, composte nel 1754 dall'abate Pier Paolo Ginanni, si incontrarono in un luogo straordinario.
A queste due prime anime si aggiunsero nel tempo importanti donazioni, come quella dei tessuti copti nel 1902 e successivamente i reperti provenienti da scavi fortuiti o stratigrafici condotti nel territorio ravennate.
Lungo i lati dei chiostri rinascimentali del complesso architettonico capitelli finemente lavorati e sarcofagi, reperti lapidei di epoca romana e stele dei classiari, testimoniano la storia di Ravenna e del porto militare voluto da Augusto: un suggestivo libro scolpito nella pietra che illustra significativi aspetti della vita economica e sociale della città. Salendo ai piani superiori si possono ammirare, nella sontuosa farmacia settecentesca, piccoli bronzi e placchette e ancora, nelle sale successive, transenne, cofanetti in avorio, monete, ceramiche istoriate, scintillanti armature e icone.
Il grandioso complesso architettonico è stato oggetto di grandi opere di ricostruzione dopo i tragici eventi bellici e ancora di restauri e adeguamenti: un cantiere continuo, data la complessità della struttura e la necessità di renderla sempre più funzionale; trasformazioni che lo hanno reso più accessibile e accattivante; ampliamenti della superficie espositiva e nuovi allestimenti, fra cui i più recenti riguardano la collezione delle icone e degli avori.
Fra le scelte che hanno reso il Museo ancor più appetibile si segnala la ricomposizione "in esploso" dell'abside della chiesa di Santa Chiara, affrescata da Pietro da Rimini nei primi decenni del XIV secolo, nel refettorio: un'operazione che fra battute d'arresto e riprese è durata quasi mezzo secolo. L'apparente quiete del Museo cela l'interna vitalità e il fervore delle cure continue e dell'organizzazione delle tournees per le opere d'arte richieste per esposizioni: dai bronzetti rinascimentali raffiguranti angioletti con simboli della passione, volati in America, al pastorale in avorio invitato a Oldenburg, per la mostra su Federico II; dalla placchetta di Apollo e Marsia, richiesta dal Museo degli Argenti di Palazzo Pitti di Firenze per la mostra "Pregio e bellezza. Cammei e intagli dei Medici", alla transenna marmorea di San Michele in Africisco, che insieme a un cofanetto d'avorio, un pregiato tessuto serico e al frammento musivo dell'angelo della volta del presbiterio di San Vitale sono ospitati a Bonn nella recente mostra "Lusso e vita quotidiana a Bisanzio".
Ci sono poi ovviamente pezzi "più gettonati", come i frammenti di tubi plumbei (fistulae), testimonianza dei lavori di ripristino dell'acquedotto fatti eseguire da Teoderico, o la pregevole copertura di evangeliario in avorio del VI secolo, detta "Dittico di Murano".
I Servizi educativi del Museo partecipano ormai di prassi agli eventi speciali promossi dal Comune di Ravenna come la Notte d'Oro, in autunno, o Mosaico di Notte, durante il periodo estivo.
In sintonia con le direttive ministeriali si segnalano iniziative quali la Notte dei Musei, le Giornate Europee del Patrimonio, la Settimana della Cultura e la Festa della Musica, in occasione del solstizio d'estate, evento che promosso dalla Francia si è esteso in tutta l'Europa.
Il Refettorio del Museo è luogo ideale per ospitare conferenze e presentazioni di libri e, grazie all'acustica eccezionale, accoglie eventi musicali fra cui si segnalano i mirabili concerti dell'Accademia Bizantina.
L'equipe di archeologi, storici dell'arte e assistenti del Museo interagisce attivamente con la città attraverso una sistematica azione educativa rivolta alla scuola dell'obbligo (visite guidate e attività di laboratorio per gli allievi) e incontri seminariali per i docenti. Certamente il Museo Nazionale non rientra in quella forma di "turismo fast food" che fa guadagnare ristoratori e commercianti, ma con la sua attività educativa rivolta ai giovani, rende questa città infinitamente più ricca e sensibile.

Speciale Rinnovo Sistema Museale - pag. 12 [2010 - N.38]

[indietro]