Un nuovo settore di sperimentazione

Le ultime frontiere della conservazione dei mosaici antichi

Cesare Fiori - Docente di Teoria e tecniche del restauro dei manufatti archeologici Università di Bologna

Negli ultimi 30-40 anni l'atteggiamento verso la conservazione e valorizzazione dei mosaici antichi è cambiato radicalmente. Il patrimonio musivo, in particolare i mosaici pavimentali sparsi in siti archeologici nei paesi attorno al Mediterraneo e a Nord fino all'Inghilterra, è enorme e spesso in condizioni difficili da preservare e gestire. Ingente è anche il patrimonio di mosaici conservati in musei o altri edifici, in condizioni generalmente favorevoli, ma spesso anche immagazzinati e abbandonati in locali non idonei e sottratti alla fruizione degli studiosi e del pubblico.
Molti sono gli aspetti coinvolti nella teoria e pratica della conservazione del mosaico: documentazione, formazione, gestione dei siti, manutenzione, trattamenti di conservazione in situ e in laboratorio, distacco e riallettamento e interventi di copertura e reinterro. Grandi passi sono stati compiuti negli ultimi decenni nel campo della conservazione dei mosaici, ma rimangono aspetti da migliorare. Nel campo sterminato del restauro dei beni culturali il "restauro del mosaico" si è a mano a mano distinto come un settore di sperimentazione indipendente; inoltre ha allargato il suo scopo approfondendo la conoscenza della funzione e del valore del mosaico nel suo contesto, dei tipi diversificati di formazione richiesti per gestire e conservare siti con mosaici e mettendo in rilievo l'importanza della documentazione e dei materiali per trattamenti compatibili. Un passaggio fondamentale in questa evoluzione è stato il cambiamento dalla teoria della conservazione del mosaico tramite distacco e conservazione in museo a quella della conservazione in situ.
Spesso i musei che possiedono mosaici distaccati molto tempo fa devono affrontare problemi dovuti al fatto che frequentemente questi sono stati riposizionati su nuovo supporto di cemento armato o immagazzinati in condizioni precarie. Per non condannare all'abbandono e rovina migliaia di mosaici ammucchiati in magazzini o scantinati di musei, in vari paesi dell'area mediterranea sono in atto iniziative di conservazione, studio ed esposizione delle collezioni museali. D'altra parte, la conservazione in situ, oggi fortemente sostenuta dalle varie professionalità del mondo della conservazione dei beni culturali, presenta notevoli problemi sia tecnici che gestionali. Da un punto di vista tecnico, la conservazione in situ richiede una comprensione delle condizioni fisiche e delle cause di degrado dei mosaici nella loro originale collocazione e la capacità di mitigare i fattori spesso complessi in gioco. È interessante una revisione e una valutazione dell'efficacia degli interventi di copertura e reinterro, operazioni che richiedono un'attenta progettazione basata su accurati rilievi ambientali, in quanto se condotte in modo superficiale e senza coinvolgere le varie competenze necessarie portano a risultati negativi.
È oramai riconosciuta l'importanza fondamentale del ruolo della manutenzione e del monitoraggio per una positiva conservazione in situ, ma sono richiesti nuovi profili professionali di operatori, da tecnici a gestori del sito, e quindi opportunità di formazione di personale con la capacità di mantenere i mosaici in condizioni stabili. La conservazione del mosaico deve essere affrontata con un approccio di lungo termine che assicuri la sostenibilità dei trattamenti di conservazione. Governi e istituzioni locali sono sollecitati a sostenere anche finanziariamente queste nuove strategie.
Queste sono le nuove frontiere della conservazione dei mosaici antichi. Ravenna possiede un patrimonio di esperienze di lavoro e di formazione in questo settore; ora è consolidata anche la presenza dell'Università di Bologna con la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali. Tuttavia, per stare effettivamente al passo coi tempi e in prima linea occorre una reale collaborazione e un coordinamento fra tutte le Istituzioni Locali che possano essere coinvolte.

La pagina della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Università di Bologna - pag. 6 [2009 - N.36]

[indietro]