Giuseppe Rambelli da Bagnacavallo

Una mostra presenta le prime linee di ricerca su un pittore dimenticato

Diego Galizzi - Conservatore Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo

L'approfondimento e la ricerca sulle personalità che in campi diversi hanno dato lustro a Bagnacavallo, e dunque rappresentano la sua espressione più autentica e vitale, è da alcuni anni una delle linee prioritarie dell'attività del Museo Civico delle Cappuccine.
Più che occasioni celebrative sono momenti di valorizzazione di un territorio, che tradizionalmente trovano il loro contesto ideale all'interno della festa di San Michele, a fine settembre. La prossima edizione, dopo le rassegne degli scorsi anni dedicate a Leo Longanesi, Tommaso Garzoni e Pietro Bubani, sarà volta al recupero della figura del pittore Giuseppe Rambelli (1868-1954), artista di buon livello, figlio della scuola macchiaiola fiorentina, la cui conoscenza è colpevolmente rimasta in un oblìo quasi totale agli occhi della critica e del grande pubblico.
Nativo di Bagnacavallo, figlio del locale dirigente scolastico, Giuseppe Rambelli coltiva la passione artistica già dalla fanciullezza, passione che lo porterà a Firenze all'età di 17 anni per frequentare l'Accademia delle Belle Arti. Qui, oltre a ricevere una solida educazione al disegno (il suo rendimento accademico è sempre stato molto alto, conseguendo alcune medaglie ai concorsi annuali dedicati agli allievi), ha modo di confrontarsi con la grande scuola pittorica fiorentina dell'Ottocento, in particolare con la feconda stagione della pittura macchiaiola.
Per alcuni anni frequenta la Scuola Libera del Nudo sotto la guida di Giovanni Fattori, che senza dubbio, insieme a Silvestro Lega, rappresenta il modello artistico più influente della sua giovinezza. Verso lo scadere dell'800 e nei primissimi anni del '900 Rambelli, ormai definitivamente stabilitosi nel capoluogo toscano, principia una discreta attività espositiva che gli dà modo di farsi conoscere negli ambienti culturali fiorentini, anche in quelli più raffinati. Frequenti sono le sue partecipazioni alle Esposizioni annuali della Società Fiorentina delle Belle Arti, a partire da quella del 1901, dove il suo Ritratto di bimba suscitò notevole ammirazione, oppure quella del 1905, nel cui catalogo il suo dipinto Ritornerà? veniva significativamente valutato cifre ragguardevoli, paragonabili a quelle di opere di autori oggi molto più famosi, come Giovanni Fattori.
In questo periodo consolida le sue caratteristiche stilistiche, che connotano sempre più la sua pittura come tradizionalista, impermeabile alle nuove tendenze dell'arte del Novecento ma piuttosto volta alla riedizione di un intimo naturalismo e di tematiche care ai macchiaioli, come brevi appunti di vita quotidiana e, soprattutto, la ritrattistica. Proprio quest'ultima è certamente il terreno privilegiato della ricerca del Rambelli, sempre tesa ad una pregnante resa psicologica dei personaggi. Si veda, in merito, la straordinaria forza evocativa del Ritratto del Conte Gamberini (1900). La sua vivace vena ritrattistica si attirò ben presto le preferenze di una discreta cerchia di committenti di ceto aristocratico, interessati a farsi immortalare dalla sua mano preziosa e un po' retrò, o di un'esigente clientela di facoltosi viaggiatori che, transitando per Firenze, si servivano di artisti locali per farsi eseguire dei ritratti che poi si riportavano nel proprio Paese.
Nel corso dei suoi anni toscani Rambelli si avvicinò agli ambienti della Società Teosofica, la cui frequentazione gli diede modo di intessere amicizie con personaggi del calibro di Maksim Gorky e Edward Carpenter. Significativamente con l'avvento del fascismo il pittore bagnacavallese sembra invece distaccarsi progressivamente da qualsiasi attività pubblica, ritirandosi lentamente ad una vita schiva ed appartata. La deliberazione presa dalla Società Fiorentina delle Belle Arti di iscrivere "in massa" i propri membri al Sindacato fascista (1928), portò infatti al definitivo divorzio tra la Società stessa e l'artista, il quale, sempre meno interessato alle esposizioni di regime, decise di rientrare nella sua Romagna, precisamente nella sua Torre di Traversara, dove continuò a dipingere in serenità e lontano dalla pubblica ribalta, fino alla sua morte, avvenuta nel 1954.
Il catalogo della mostra commemorativa che venne organizzata per l'occasione a Bagnacavallo l'anno successivo, ci parla di una personalità che, dopo aver conosciuto a Firenze un periodo di fitte ed illustri frequentazioni, una volta ritiratosi nella sua Torre si abbandonò ad una esistenza quasi eremitica, tanto che quando sopraggiunse la morte era (già allora!) considerato un artista quasi dimenticato.
Oggi, la mostra presentata alle Cappuccine vuole riportare all'attenzione del pubblico un pittore che, nel suo tempo, ebbe grande considerazione e discreti riconoscimenti. Una mostra di ricerca non priva di difficoltà, a tratti condotta sul filo dell'indagine archeologica data l'esiguità delle notizie e delle fonti attualmente esistenti, e data la difficoltà a riunire le sue opere pittoriche, molte delle quali sono oggi sparse per l'Europa.
Questa operazione di recupero della personalità di Giuseppe Rambelli sarà anche l'occasione per affrontare un fenomeno di più ampia portata che coinvolge la geografia artistica romagnola tra Otto e Novecento, vale a dire l'evidente forza di attrazione che in questo periodo Firenze sembra aver avuto sui giovani artisti romagnoli. Passando infatti in rassegna le "immatricolazioni" all'Accademia di Belle Arti e alla Scuola Libera del Nudo, ma anche gli elenchi dei partecipanti alle esposizioni annuali della Società Fiorentina delle Belle Arti, si registra una ricorrenza di pittori provenienti dall'area ravennate-faentina tale da connotare come un evento non episodico la formazione e la conseguente attività artistica del Rambelli nella città toscana piuttosto che, ad esempio, nella più vicina Bologna.
La mostra, curata da Diego Galizzi e Orlando Piraccini, si terrà al Museo Civico delle Cappuccine dal 19 settembre al 29 novembre 2009. Per informazioni: tel. 0545-290911/13; email: centroculturale@comune.bagnacavallo.ra.it.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 20 [2009 - N.35]

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