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A ottobre riapre al pubblico il Museo del Risorgimento e dell'Età Contemporanea di Faenza

Giorgio Cicognani - Conservatore ai Fondi antichi Biblioteca Comunale di Faenza

Il Museo del Risorgimento e dell'Età Contemporanea di Faenza ha trovato finalmente la sua definitiva sede in alcuni dei prestigiosi locali di Palazzo Laderchi. Diversi infatti sono stati nel tempo i locali che hanno ospitato le ricche raccolte formatesi nel corso di decenni grazie alle generose donazioni.
L'origine del Museo risale al 1904, quando fu allestita in modo permanente, in un locale annesso alla Pinacoteca Comunale, una mostra dedicata al contributo dei Faentini al Risorgimento Italiano, già presentata all'Esposizione Regionale Romagnola di Ravenna. Intorno agli anni Venti, il Museo fu chiuso per consentire un ampliamento degli spazi espositivi della Pinacoteca. Una mostra sull'indipendenza italiana, tenutasi nel 1921 presso i locali del Palazzo Comunale, determinò un ulteriore incremento della raccolta con documenti e cimeli sulla prima guerra mondiale. L'esposizione ebbe grande successo e ricevette consenso del pubblico faentino tanto è vero che l'anno successivo fu pubblicato un piccolo catalogo e si auspicò che le raccolte museali fossero riordinate presso la Biblioteca.
Successivamente, nel 1929 il Museo fu riaperto e ordinato nei locali della Biblioteca Comunale, diretta in quel momento da Piero Zama famoso storico del Risorgimento e durante questo periodo, specialmente negli anni 1935 e 1936, vi furono numerose donazioni. Nel 1960 alla documentazione ottocentesca e coloniale si aggiunsero altre testimonianze sulla lotta di liberazione. Il nucleo più significativo, dall'età napoleonica all'Unità d'Italia, è costituito da stampe, fotografie, dipinti, proclami, locandine, armi, bandiere, uniformi e cimeli vari.
Il materiale rimase esposto al piano terra della Biblioteca fino al 1975, anno in cui per motivi di ampliamento, si decise di trasferirlo in deposito esterno in attesa di una sede idonea. Ora la collezione ha trovato la sua definitiva collocazione in un'ala di Palazzo Laderchi. L'importanza di questo edificio si lega alle molteplici vicende di uno dei più antichi casati faentini quello della famiglia Laderchi, che tanto ha contribuito alla storia e allo sviluppo della città soprattutto durante il periodo risorgimentale. Il Palazzo fa parte di quel complesso edilizio monumentale prospiciente alla piazza che caratterizza il centro storico e ne è uno degli elementi più significativi sia per la felice posizione, sia per il valore dell'architettura e delle decorazioni interne.
In attesa di adeguare a norma gli ambienti e di acquisire ulteriori spazi espositivi al fine di poter preparare il progetto per un idoneo percorso museografico che valorizzi tutto il patrimonio conservato, il Museo riapre con l'esposizione di una piccola selezione dei più importanti documenti faentini e cimeli che vanno dall'età napoleonica alla metà dell'Ottocento. L'esposizione parte con la presentazione di documenti, fotografie e una bandiera del periodo risorgimentale che sono stati restaurati nell'ultimo decennio grazie a contributi dell'Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna e dell'Amministrazione Comunale di Faenza.
Nella saletta adiacente si trovano alcune immagini dei protagonisti dell'Unità d'Italia. Di grande interesse un ritratto di Aurelio Saffi dipinto in maiolica da Angelo Marabini e un busto in terracotta raffigurante Giuseppe Mazzini realizzato da Domenico Baccarini, firmato e datato 1900. Nel Salone delle feste o Galleria di Psiche sono esposti bandi editti documenti e ritratti a partire dal 1794 fino a Pio VII. Di rilievo un busto in marmo bianco di Napoleone I attribuito allo scultore Raimondo Trentanove. Nell'ultima sala sono presenti armi e documenti, quadri e cimeli vari che si riferiscono esplicitamente a personaggi ed avvenimenti accaduti a Faenza durante la prima metà dell'Ottocento. Spiccano tra i ritratti quelli di Achille e Francesco Laderchi ed una rara miniatura raffigurante il generale Giuseppe Sercognani.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 17 [2009 - N.35]

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