Una cartografia per la storia

I fondi cartografici e iconografici dell'IBC

Stefano Pezzoli - Istituto Beni Culturali

Il titolo che pongo a questo intervento richiama volutamente un noto testo di Lucio Gambi che fu il primo presidente dell'Istituto Beni Culturali, ma molto più significativamente e per molti anni, per noi funzionari e al tempo stesso ricercatori, fondamentale ed impareggiabile suggeritore, fervido e disponibile consigliere, e pure critico severo e pungente, ma sempre generoso.
Fu appunto Gambi al momento della prima operatività dell'Istituto (nel 1977), in occasione della formazione del «primo inventario dei centri e nuclei storici» della regione (dal dettato della legge n. 2 del 1974, art. 2), che pose il tema di una configurazione storica dell'ambiente regionale emiliano romagnolo suggerendoci la lettura della cartografia topografica ottocentesca e preunitaria, precisamente la cosiddetta "carta austriaca" realizzata fra il 1821 e il 1851 dall'impero asburgico come ripresa di un precedente progetto napoleonico e costituente la prima rappresentazione omogenea per scala (1:86400) e disegno del terreno dei territori che ora costituiscono l'ambito regionale.
Questo documento che rappresenta (essendo redatto con l'ausilio dei primi rilievi catastali degli stati preunitari) con grande attendibilità la rete viaria e idrografica, la distribuzione degli abitati, le principali classi dell'uso coltivo del suolo, nonché i terreni boscati, sabbiosi e incolti, le zone umide e il rilievo orografico, costituisce un'insostituibile fonte di notizie per conoscere l'assetto insediativo e colturale del nostro territorio come era percepibile allo scadere dell'età moderna, in un'immagine di metà Ottocento, ma certamente in gran parte rappresentativa dei due secoli precedenti.
Va detto che questa fondamentale cartografia (estesa dalle Alpi lombardo-venete all'allineamento dei fiumi Tronto, Liri e Garigliano) è stata oggetto da parte dell'IBC, in collaborazione col Servizio Sviluppo dell'Amministrazione Digitale e Sistemi Informativi Geografici della Regione, di un'operazione comparativa rispetto alla odierna cartografia tecnica regionale mediante una ristampa georeferenziata e disposta secondo i moderni quadranti in scala 1:50000; operazione che ha reso del tutto evidenti i grandi mutamenti intercorsi, in modo particolare lungo le fasce della via Emilia e della costa, nel basso ferrarese, nella bassa pianura bolognese e nel ravennate, dove l'azione della bonifica idraulica ha cancellato un'estesissima copertura di paludi, acquitrini e boschi idromorfi.
Nel 2007 questo lavoro è stato trasferito in un DVD intitolato Uso storico del suolo distribuito dal predetto servizio regionale, uno strumento che consente di apprezzare il paesaggio regionale alla metà dell'Ottocento: con una gamma di colori sono selezionate le aree urbane, i seminativi semplici, risaie, campi alberati a vigna, campi con altre alberature, prati stabili, aree boscate, ambienti con vegetazione arbustiva o erbacea, zone montane prive di vegetazione, sabbie e spiagge, paludi, valli salmastre, saline, alvei fluviali e bacini d'acqua. Da questa elaborazione e con confronti al 1976 e al 2003 si è potuto constatare come il territorio urbano che occupava l'1,04% intorno al 1850 sia giunto all'8,49%, mentre una trentina d'anni or sono stava al 4,81%, evidenziando la crescita esponenziale degli ultimi decenni.
Restando nel campo cartografico ricordo altri documenti storici raccolti dall'IBC e poi diffusi al pubblico mediante operazioni editoriali, ritenute assai importanti in relazione al significato storico testimoniale dei sopraddetti. Mi riferisco, procedendo in ordine cronologico, alla topografia di epoca napoleonica (1812-1814) del territorio ferrarese a valle della confluenza del Panaro nel Po, mappa in 38 fogli in scala 1:15000, di altissimo livello tecnico ed estetico, tale da evocare di fatto il paesaggio del tempo. Pubblicata alla scala ridotta di 1:32500 consente una minuziosissima lettura (ben 20 classi d'uso del suolo) di terreni che all'epoca per il 43,4% erano ricoperti d'acqua. A seguire menziono la mirabile Carta della Pianura Bolognese di Andrea Chiesa, risalente al 1742, in 18 tavole, ad una scala corrispondente all'incirca all'1:34000, un documento costruito con affidabile strumentazione geodetica per un progetto di assetto territoriale, per risolvere il secolare problema dell'inalveazione del Reno. Carta a finalità idraulica, con la completa rete naturale e artificiale comprendente anche le risorgive e pure con una precisa registrazione della trama viaria e dell'insediamento sparso. Pertanto uno strumento utilissimo per censire le abitazioni rurali (delle quali con sicurezza si individuano i nuclei a corpi separati e a corpi giustapposti) e le residenze signorili, queste ritratte mediante vignette con i caratteri tipologici a volte riconoscibili; inoltre si trovano rappresentati anche i filari alberati inquadranti le ville principali; e ancora i grandi spazi vallivi e paludosi che permeavano gran parte della bassa pianura. Ricordo ancora le pubblicazioni di due notevoli documenti riferiti al ducato modenese, la topografia del territorio risalente agli anni 1821-1828 (in originale alla scala di 1:28800 e ridotta all'1:50000), in 45 tavole comprendenti i territori delle attuali province di Modena e Reggio Emilia, più Massa Carrara e parte di Parma e La Spezia; e la mappa della città di Modena in scala di 1:2000 del 1825 conservata in unico esemplare alla Biblioteca Nazionale di Vienna. Accomunano queste cartografie l'essere prodotte dal genio militare modenese, di essere state progettate dal suo comandante Giuseppe Carandini e di rappresentare ognuna la più antica documentazione affidabile e comparabile con la situazione moderna. Rimanendo nel campo topografico vediamo il fondo costituito dalle tavolette IGM in scala 1:25000 e 1:50000 (per l'area montana) rilevate fra il 1875 e il 1895 e poi aggiornate fra la seconda metà degli anni Trenta e la fine degli anni Quaranta. Il loro contenuto informativo riprende i tematismi delle precedenti topografie austriache ma introduce l'uso delle curve di livello, di punti quotati e i confini comunali; e ancora l'indicazione di ulteriori elementi quali oratori, pilastrini devozionali, opifici e riporta una maggiore diffusione di toponimi.
Risalendo ad una scala più grande (1:2000), indispensabile per la perimetrazione e l'analisi evolutiva dei centri urbani di qualsiasi dimensione, vediamo come l'IBC fin dai suoi primi passi si sia dotato di una ripresa fotografica selezionata (1500 immagini) dai catasti degli Stati preunitari risalenti ai primi due decenni del XIX secolo e relativi ai territori del ducato di Parma, del granducato di Toscana e dello Stato pontificio, mentre per l'ex ducato di Modena risalenti agli ultimi due decenni dello stesso secolo. Per l'area delle ex legazioni pontificie è stata resa disponibile una selezione delle cosiddette "mappette", assemblaggi a scala più piccola (1:4000 o 1:8000), risalenti al periodo napoleonico e riguardanti i centri più importanti. Sono presenti anche altri campioni catastali settecenteschi, come quello detto "Boncompagni" per il bolognese, il cosiddetto "Calindri" per il riminese, il "Teresiano" per l'ex provincia di Bobbio, ed altri stralci minori.
Per concludere questa sintetica rassegna vediamo come le fotografie aeree costituiscano un altro fondo assai rilevante, assimilabile in un certo senso alla cartografia, ma con ulteriori e più affinate capacità analitiche, uno specchio reale e scevro di mediazioni tematiche. Sono presenti tutte (circa 3000 scatti) quelle commissionate dall'Istituto Geografico Militare fra il 1931 e il 1937 per l'aggiornamento topografico, un significativo campione (poco più di 500) di quelle realizzate nelle ricognizioni della Royal Air Force durante la seconda guerra mondiale (1943-1945) e le fotografie del Gruppo Aereo Italiano (1954-1955), riprese in scala 1:30000 per la pianura e 1:58000 per i territori collinari e montani (1300 in tutto). Questi documenti illustrano un territorio non ancora segnato dal pervasivo sviluppo dell'erosione antropica, con le grandi bonifiche del ferrarese in gran parte da compiersi e un paesaggio agrario ancora dominato dal sistema della piantata.


La pagina dell'IBC della Regione Emilia-Romagna - pag. 4 [2009 - N.35]

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