La biblioteca di Casa "Olindo Guerrini"

Un esempio di biblioteca popolare nata per volontà del poeta santalbertese e creata dalla locale Società Operaia di Mutuo Soccorso nella seconda metà dell’800

Franco Gàbici - Capo Reparto Attività scientifiche e museali del Comune di Ravenna

Per la prima volta nella loro storia, il 21 aprile del 1872 i santalbertesi ebbero a disposizione una biblioteca, voluta dalla locale "Società operaia di mutuo soccorso" e in particolare da Olindo Guerrini, che molto si adoprò per promuovere anche quel "mutuo soccorso" culturale ritenuto indispensabile per la crescita cosciente di una popolazione. I primi dati dimostrano ancora una volta la vitalità e gli interessi culturali di un paese che da sempre si è dimostrato attento alle novità. Nei primi otto mesi di apertura, infatti, furono 107 i santalbertesi (fra questi 21 donne) che si recarono nella sede della biblioteca per chiedere libri. La sede era in piazza, nella casa Fioretti messa a disposizione gratuitamente dal Municipio. E considerando che all’epoca Sant’Alberto contava 2740 abitanti e un alto tasso di analfabetizzazione, il dato è da considerare eccezionale. La biblioteca, intitolata a Olindo Guerrini e raccolta dal 1991 in una delle sale di Casa Guerrini, partì con una dotazione di 450 volumi, più che sufficienti per disegnare la fisionomia di una istituzione che aveva come evidente scopo l’educazione del popolo ai valori del Risorgimento che stavano sempre più consolidandosi soprattutto dopo l’unità d’Italia del 1861. Difficile oggi ricostruire le vicende della biblioteca, sia perché molte opere non sono mai state restituite (la mancata restituzione dei volumi presi a prestito è continuamente lamentata nei verbali), sia per la censura del Ventennio che si premurò di eliminare dagli scaffali volumi ritenuti "pericolosi", sia infine per i danni provocati dalle guerre. Attualmente il patrimonio bibliografico ammonta a poco più di duemila volumi e un’analisi dei titoli consente anche di ricostruire la storia della biblioteca proiettata sullo sfondo dei mutamenti sociali di un’epoca fra le più interessanti. Ma forse l’aspetto più interessante è la lettura dei “graffiti” che emergono dalle pagine dei volumi. La gente, infatti, spesso scriveva ai margini della pagine impressioni e giudizi. "Molto bello", "bellissimo" e "interessantissimo" fu giudicato il Ben Hur, che fra l’altro risulta essere il volume più "consumato", a dimostrazione che il romanzo di avventura e di appendice facevano evidentemente la parte del leone, occupando circa un terzo delle intere scaffalature. Altri giudizi, invece, dimostrano il palato fine dei lettori: "Lettore, quando tu avrai letto questo libro sarai più stupido di prima" oppure "Somaro, non sa fare che a scrivere fandonie". Va infine ricordata la presenza nella biblioteca di alcuni testi scientifici di particolare interesse, come i dieci volumi della "Biblioteca di viaggi" edita dai Fratelli Treves nel 1874 e le Letture scientifiche popolari di Ernst Mach, un ottimo esempio di divulgazione scientifica. Le vicende della biblioteca sono state recentemente raccolte in un opuscolo edito a cura della Società operaia (Claudia Bassi Angelini, Olindo Guerrini e la Biblioteca popolare di Sant’Alberto, Longo Editore).

Speciale biblioteche dei musei - pag. 9 [2002 - N.14]

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