Note futuriste a Lugo

Nel 2010 un'importante esposizione ricorderà il ruolo esercitato dal cenacolo lughese, centro propulsore di fermenti e tensioni intellettuali

Daniele Serafini, Orlando Piraccini - Comune di Lugo, IBC

Nel gennaio del '96 il Teatro Rossini di Lugo ha inaugurato una delle sue più prestigiose stagioni liriche, riproponendo un titolo che mancava dal settembre del 1920: L'Aviatore Dro, poema tragico in tre atti, con libretto e musica di Francesco Balilla Pratella (Lugo, 1880 - Ravenna 1955), sotto la direzione del Maestro Gianandrea Gavazzeni, scene e regia di Sylvano Bussotti.
Una produzione di grande qualità, che dell'opera ha messo in luce la preminente impronta decadente e simbolista, a dispetto delle intenzioni dell'autore del Manifesto dei musicisti futuristi (Milano, 11 ottobre 1910) e del Manifesto tecnico della musica futurista (1911).
Composto tra il 1912 e il 1914, il poema era stato rappresentato in prima nazionale il 4 settembre (cui seguirono ben quattordici repliche) alla presenza di Filippo Tommaso Marinetti che da buon cronista, nei suoi Taccuini (1915-1921), registra l'accoglienza trionfale dell'opera, la folla proveniente da tutta la Romagna, senza tralasciare "le vaste mangiate, le grandi bevute" del dopo teatro e l'albergo in cui alloggiava, da lui definito "pessimo puzzolente, ignobile".
Balilla Pratella, allievo di Mascagni, compositore e musicologo, ma anche etnografo e studioso di canti romagnoli nell'ambito della generale riscoperta del patrimonio musicale nazionale, in linea con l'ascesa del fascismo, non fu solamente l'esponente più autorevole del futurismo musicale italiano assieme a Luigi Russolo (1885-1947), ma anche il punto di riferimento, a partire dal 1911, di una generazione di pittori, musicisti e letterati che frequentarono il suo cenacolo, quella "Villa Pratella" ubicata nell'attuale via Provinciale Felisio, vicino alla ferrovia.
I nomi che troviamo documentati nella Autobiografia di Pratella, pubblicata postuma nel 1971, o altrimenti riferiti dalla carte depositate presso la Fondazione Primo Conti di Fiesole e da quelle riunite nel Fondo Pratella, costituito presso la Biblioteca Trisi nel 2001, in seguito all'acquisizione del fondo della figlia Eda, ci fanno capire l'importanza del ruolo esercitato dall'ambiente lughese nella vicenda culturale di quegli anni, così come dimostrato anche di recente da alcune valide ricerche e pubblicazioni.
Tra i personaggi da ricordare si va da Giorgio Morandi e Osvaldo Licini, studenti dell'Accademia insieme al lughese Giacomo Vespignani, al giovane Filippo De Pisis; dallo scrittore Riccardo Bacchelli allo scultore Domenico Rambelli; dal pittore Roberto Sella, cui si deve la Cappella Sepolcrale dell'Asso dell'aviazione italiana, a Nino Pasi, autore delle decorazioni dell'attuale Museo Baracca; dal faentino Giannetto Malmerendi al ravennate Arnaldo Ginna; dal pittore Esodo Pratelli, cugino di Balilla, a Virgilio Ricci.
E proprio l'intreccio dei rapporti e delle relazioni, dei contatti e delle corrispondenze attorno alla figura centrale di Pratella, a dimostrazione dell'autorevolezza del ruolo esercitato dal cenacolo lughese negli anni della nascita del futurismo, autentico centro propulsore di fermenti e tensioni intellettuali, sarà il tema di un importante evento espositivo, corredato da un voluminoso catalogo, di cui sono promotori il Comune di Lugo e la Soprintendenza ai Beni librari e documentari dell'Istituto per i Beni Culturali della nostra Regione, in calendario per il 2010, centenario del primo Manifesto di Balilla Pratella.
Oltre alle arti visive e alla musica, ci sarà una sezione dedicata alla poesia, volta a fare il punto sull'opera poetica di Alceo Folicaldi (Lugo, 1900-1952), una delle figure di spicco della poesia futurista e del paroliberismo negli anni '20 e nei primi anni '30, prima di distaccarsi dal movimento e trovare, negli anni a venire, nel ripiegamento in dettati formali più tradizionali, una cifra stilistica di carattere lirico, quasi idilliaca.

Speciale Futurismo in Romagna - pag. 14 [2009 - N.34]

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