Smorfie, sberleffi, tragedie

Le seduzioni di Daniil Charms e la memoria del Futurismo in Russia ospiti a Effetto Doppler

Luca Scarlini - Docente di Tecniche narrative, Scuola Holden di Torino

Le avanguardie storiche in Russia ebbero come destino quello di celebrare la rivoluzione bolscevica e di esserne poi distrutte sotto l'accusa di "formalismo", tremendo strumento di coercizione del potere, che produceva la rovina e in molti casi la morte degli sventurati autori che ne erano ritenuti colpevoli dall'autorità.
La censura vigilava, occhiuta, e voleva a tutti i costi che si celebrassero i piani quinquennali e le grandi battaglie industriali, in un fiorire assurdo di romanzi, film, opere su costruttori di dighe e disboscatori, come recentemente ha indagato con grande finezza Frank Westerman nel bel libro Ingegneri di anime (termine agghiacciante coniato da Stalin per raccontare chi doveva svolgere il compito di forgiare l'immaginario nell'impero sovietico), in cui si danno vicende di ferocia e demenza che nemmeno un Kafka all'apice della sua potenza visionaria avrebbe potuto inventare.
Eppure c'era una lunghissima tradizione di sberleffi, aggressioni verbali e fisiche, performance estreme, vite come cabaret e cabaret come esistenza, che aveva segnato gli anni prerivoluzionari e il primo periodo seguente, fornendo un adeguato parallelo estetico alla necessità frenetica di rinnovamento di una società che solo da pochi decenni aveva abbandonato l'annosa schiavitù della gleba. Gli spazi di un locale storico come il pietroburghese "Cane randagio" erano disponibili a ogni Bohème, come racconta benissimo Benedikt V. Livsic (1886-1939) nella sua memoria L'arciere dall'occhio e mezzo, in cui nel 1933, poco prima della deportazione, ripercorreva, rivendicando drasticamente l'indipendenza del Futurismo russo da quello italiano, notti bruciate dall'alcol e dall'invenzione, narrando le prime gesta di un giovane Majakovskij che, come un punk ante-litteram, aveva scelto di truccarsi pesantemente in volto con figure spaventose, con uno sberleffo simile a quello di Marinetti & C, quando indossavano panciotti di Balla e Depero, che portavano una oltraggiosa ventata di colore in un mondo in cui gli uomini cercavano disperatamente nel vestiario di indurre un'aria di rispettabilità in una sequenza di grisaglie, solini, e polsini.
Daniil Charms (1905-1942) morto in prigionia, a lungo circolato semiclandestinamente e recuperato poi con clamore dagli anni '70, tra pubblicazioni, spettacoli e musiche, era troppo giovane per far parte di questa prima stagione, che si esaltava alle interpretazioni del grande chansonnier-cabarettista Aleksandr Vertinskij (1889-1957), giocatore spietato, come Petrolini, di parole e sentimenti. Il vero nome dello scrittore era Juvačëv e gli pseudonimi (molti nel corso della sua breve esistenza), alludevano a moltissimi riferimenti possibili, tra il fascino e assonanze probabili o meno con il detective dei detective, Sherlock Holmes.
Il suo mondo, comico e disperato, fu quello della storia breve, dell'osservazione micidiale della pazzia della quotidianità, che prendeva sempre più colori minacciosi e sinistri. La favola che l'autore dei meravigliosi Casi racconta è infatti quella, nerissima, di una privazione continua della libertà, per cui già la sua prima opera teatrale, Elisavela Bam, tradotta a suo tempo magistralmente da Serena Vitale, continua ossessivamente a portare come tema principale la giustizia negata. Mentre scrittori, intellettuali e artisti sparivano all'improvviso e nessuno sapeva più niente del loro destino, Charms poteva pubblicare fiabe e scritti per i più piccoli, ma nemmeno quella punizione (solo due liriche "per adulti" vennero edite durante la sua vita) poteva bloccare una inventiva strabiliante, che trasformava qualsiasi cosa in occasione di invenzione, senza pietà verso i burocrati della realtà e quelli della fantasia.
Il 15 febbraio al Museo della Città di Rimini, Elio di Elio e le Storie tese, insieme a chi scrive, nell'ambito della terza edizione della rassegna Effetto Doppler - eventi nei musei, promossa dalla Provincia di Rimini, in collaborazione con la società Doc Servizi, ha reso omaggio a una voce singolare e irriducibile del Novecento, autore di testi esilaranti e terribili.

La pagina del Sistema Museale della Provincia di Rimini - pag. 6 [2009 - N.34]

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