Una 'periferia' tra culto della memoria e avanguardia

Gabriele Gardini - Dirigente Settore Cultura della Provincia di Ravenna

Come è tradizione, il tema dello Speciale caratterizza l'impianto della rivista: il Futurismo, di cui corre il centenario. Movimento che pone l'attenzione a un nuovo modo di sentire e di vivere, sintonizzandosi con le espressioni della vita moderna nelle sue variabili più vistose: la tecnica, l'industria, la macchina, la velocità, le masse, la città, la pubblicità. Una carica dirompente e una furia iconoclasta verso il passato e il tradizionale, con un atteggiamento polemico e provocatorio, faranno del Futurismo il protagonista assoluto del dibattito culturale tra il 1909 e il 1913, coinvolgendo la totalità degli aspetti della cultura e dell'arte: dalla letteratura, alla pittura, alla musica, allo spettacolo.
Il lughese Francesco Balilla Pratella, teorico e figura fondamentale del Futurismo, fu guida intellettuale e riferimento del movimento nel nostro territorio. Nella sua ricerca l'associazione di elementi teorici e culturali, dati da una parte all'avanguardia e dall'altra all'interesse per le tradizioni popolari, si fondono in una sperimentazione non rivoluzionaria, ma ancorata alla cultura regionale e ai modelli della tradizione rurale. Significativo fu il suo ruolo nell'interpretare e veicolare gli entusiasmi dei giovani artisti romagnoli, che si rivolsero a lui per partecipare allo spirito di ribellione e di rinnovamento, soprattutto nel clima provinciale che qui si respirava.
I fratelli ravennati Arnaldo e Bruno Ginanni Corradini, Ginna e Corra, si inserirono nella fase iniziale del Movimento, in antitesi al silenzio della loro città trasformandola per un breve periodo, assieme al poeta Attilio Franchi, in un centro vitale dell'attività artistica e teorica del Futurismo nazionale. Fu in particolare Ginna che studiando i mosaici di Ravenna fu colto dall'idea della musica cromatica per collegare fra loro i vari livelli sensoriali e per superare gli steccati che dividono musica e pittura in una nuova espressione unitaria dell'arte di forma, colore e musica, teorizzando una pittura non figurativa, traduzione di sentimenti e stati d'animo in suoni e colori, e sviluppando una propensione a una pittura di puro colore, con forti inflessioni spiritualistiche. Importante fu inoltre il loro sperimentalismo nell'arte cinematografica utilizzando il colore direttamente sulla pellicola non trattata, creando cinepitture.
Nel corso di quello che è stato definito secondo Futurismo a Ravenna, fu attivo un nucleo di giovani coordinato da Mario Hyerace che, nel 1919, dirige la rivista "Movimento. Rivista d'arte della Romagna", palestra di velleità avanguardiste con echi carducciani. Nel 1921 firma, con Vittoria Cervantes (pseudonimo di Vittoria Gervasi), Tito Testoni e Renzo Valli, il volantino-manifesto futurista Ai giovani VIVI di Romagna!, lanciato nel Teatro Alighieri durante una conferenza di Marinetti. Alla fine di quell'anno fu organizzata una grande mostra d'arte che da Ravenna verrà trasferita prima a Bologna poi a Torino, evento che suscitò l'interesse di Gramsci e dell'"Ordine Nuovo", che colse inizialmente nei riferimenti all'industria una consonanza con le istanze della classe operaia.
A Faenza emergono al principio, specificamente in poesia e in pittura, le figure di Armando Cavalli e di Giannetto Malmerendi. La ceramica invece ebbe un ruolo fondamentale durante il secondo Futurismo con l'attività della bottega Gatti: il primo piatto futurista, pezzo unico con decoro di Marinetti, esce a Faenza con la scritta "A Fabbri, Marinetti".
Con questo numero - che avvia il dodicesimo anno della rivista - si ribadisce l'intento di dare continuità a uno strumento affermato e consolidato, che nel 2008 ha ottenuto il premio nazionale "Cento" per la stampa locale grazie all'intuizione e all'impegno di tutti coloro che si sono finora dedicati alla sua realizzazione, e che continuano a farlo.

Editoriale - pag. 3 [2009 - N.34]

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