Cesare Pronti

" Prospettivo, architetto e pittore", ebbe grande successo tra i suoi contemporanei per le fantasiose decorazioni e le opere a monocromo

Nadia Ceroni - Conservatore MAR di Ravenna

Nato a Cattolica il 30 novembre 1626 da Marcantonio Baciocchi e Caterina Pronti, le notizie biografiche su questo artista, di cui ricorre il terzo centenario della morte - raccolte dallo storiografo e scrittore d'arte Lione Pascoli nelle Vite de' pittori, scultori ed architetti moderni (Roma, 1730-1736) - riportano un aneddoto secondo il quale, essendo stato condotto ancora fanciullo alla fiera di Senigallia, vedendo una bottega "tutta per entro piena di quadri" si fermò a contemplarli per ore, immemore del pranzo e dei genitori che lo cercavano.
La vocazione alla pittura portò il giovane Pronti a Bologna nella bottega del Guercino ove rimase per qualche anno a copiare "oltre l'opere sue, anche l'altre di non inferiori maestri". Dopo l'iniziale tirocinio, si trasferì a Rimini presso il convento dei padri di Sant'Agostino, ordine nel quale fece ingresso sollecitato da "tutti que' religiosi che gli stavano giornalmente attorno per fargli prendere l'abito". Al termine del noviziato, tornò a Bologna dal Guercino per completare la propria formazione artistica e imparando, pare da Girolamo Curti detto il Dentone, le regole per la spazialità illusionistica delle sue scenografie.
Verso il 1650 si stabilì a Ravenna nel convento di Sant'Agostino degli Eremitani con il nome di "padre Cesare da Ravenna" o di "Fra' Cesare Baiocchi"; morì il 22 ottobre 1708, ma della sua salma, tumulata nella chiesa di San Nicolò, attigua al convento, si è persa ogni traccia.
Proprio in questa chiesa profuse uno straordinario e prolungato impegno sia negli affreschi murali che nelle pale d'altare: soprattutto nella decorazione interna delle cappelle di Sant'Agostino e Santa Monica meritò gli elogi del celebre pittore Carlo Cignani che a sua volta, nel 1672, lasciò nella chiesa del monastero di Classe una grande tela con San Benedetto.
L'attività dell'artista si svolse prevalentemente a Ravenna - dove ricevette numerosi incarichi per pale d'altare, ritratti, affreschi decorativi e apparati scenici - ma sue opere si trovano anche a Forlì, Rimini, Cesena e in diverse località tra Romagna e Marche: una vasta produzione che sottolinea come l'arco della sua evoluzione stilistica proceda dai presupposti guercineschi delle opere giovanili agli esiti di compostezza accademica sotto l'influsso del Cignani, alla maggiore libertà inventiva delle decorazioni murali. Tele di grandi dimensioni sono conservate presso numerose chiese ed istituzioni pubbliche e private della città, tra cui il Duomo, la Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo e quella di San Romualdo, il Museo Nazionale, il Seminario Arcivescovile, la Biblioteca Classense, la Cassa di Risparmio, la Pinacoteca del MAR. E nei dintorni si citano sue opere a Cervia nella chiesa di Sant'Antonio da Padova, a Savignano sul Rubicone nella chiesa di San Giuseppe, a Piangipane nella Palazza già dei Marchesi Spreti, a Russi nel Palazzo di San Giacomo già dei conti Rasponi.
Importanti saggi sulla figura del Pronti sono stati scritti negli ultimi decenni da Umberto Foschi, Luciana Martini, Giordano Viroli e Stefano Tumidei, con l'intento di documentare il cammino dell'artista, la sua vena fantastica e quel particolare gusto per il monocromo che caratterizza tanta parte della sua opera.

Personaggi - pag. 8 [2008 - N.33]

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