Gli artisti del Cenacolo

All'indomani dell'Esposizione, un gruppo di giovani artisti faentini scrisse una delle più interessanti pagine culturali romagnole

Claudio Casadio - Direttore Pinacoteca Comunale di Faenza

Nel primo decennio del Novecento la Faenza artistica è stata non solo interessante e vivace, ma anche un punto di riferimento nazionale e di produzione elevatissima. È il periodo in cui da un lato concludono la loro importante attività maestri come Antonio Berti e Tomaso Dal Pozzo, mentre la direzione della Pinacoteca Comunale e della Scuola di disegno è affidata ad un altro grande protagonista come Achille Calzi. In città svolge le sue prime attività di organizzatore e uomo di cultura appassionato d'arte il giovane Gaetano Ballardini, che poi diventerà il fondatore del Museo Internazionale delle Ceramiche e maggior ceramologo italiano del Novecento, e personaggi tra loro diversi ma alquanto significativi come Alfredo Oriani e Dino Campana sono non solo ben conosciuti ma spesso presenti e attivi negli ambienti della vita culturale.
Al centro delle attenzioni è però l'attività di quel gruppo di ragazzi raccolti sotto il genio artistico e l'impulso di Domenico Baccarini. A far parte di quel gruppo, generalmente riconosciuto con il nome di Cenacolo Baccariniano, sono artisti come Ercole Drei, Giovanni Guerrini, Francesco Nonni, Domenico Rambelli, Pietro Melandri, Riccardo Gatti, Giuseppe Ugonia, Odoardo Neri e Orazio Toschi.
Si tratta di giovani che hanno finito di frequentare la Scuola Comunale di Arte e mestieri nei primissimi anni del secolo scorso e che, oltre ad avere consolidato una forte amicizia tra di loro, hanno sviluppato in comune la forte passione per l'arte e la voglia di emergere. Una volontà che li porta ai numerosi incontri di quello che verrà successivamente definito, a partire da una pubblicazione del 1929, il Cenacolo Baccariniano e alle numerose discussioni e confronti anche su lavori artistici fatti insieme. Giovani che tengono contatti con il mondo sia leggendo le riviste d'arte come "Emporium" sia frequentando le mostre nazionali come quella di Torino del 1904 e di Milano del 1906 e soprattutto guardando a quanto avveniva nel mondo artistico di città come Firenze e Roma e alle Biennali di Venezia, dove si muovono inizialmente come spettatori (ma già nel 1905 il precursore Domenico Baccarini viene invitato a partecipare con tre disegni).
La morte precoce a soli 24 anni di Baccarini, nel 1907, segna la fine del gruppo ma restano in seguito le singole vocazioni artistiche che consentono di proseguire quella strada iniziata fin dagli anni della formazione scolastica, sotto la direzione di Antonio Berti. Si tratta di percorsi alquanto diversi che portano comunque importanti riconoscimenti nazionali ed internazionali.
Ercole Drei si dedica alla scultura e frequenta l'Accademia di Belle Arti a Firenze con maestri come Adolfo De Carolis, Augusto Rivalta e Giovanni Fattori, partecipa alla Biennale di Venezia del 1912 e si trasferisce a Roma. Francesco Nonni si specializza nella xilografia, partecipa alle biennali dal 1910 al 1914, promuove riviste e caratterizza con i suoi disegni l'immagine della Romagna negli anni venti e trenta. Giovanni Guerrini affresca le sale della mostra torricelliana del 1908, si afferma per le sue litografie con partecipazioni alle biennali del 1912 e del 1914 e alla mostra dell'Associazione degli acquafortisti e incisori di Londra nel 1916, insegna all'Accademia di Belle Arti di Ravenna dal 1915 e nel 1926 diventa direttore artistico dell'Enapi a Roma. Pietro Melandri vive alcune esperienze in varie parti di Italia, tra cui Milano, rientra a Faenza dopo la Prima Guerra Mondiale ed avvia una splendida carriera di ceramista, come fece anche Riccardo Gatti dopo aver vinto nel 1908 la medaglia d'argento per la scultura alla mostra d'Arte della manifestazione torricelliana. Domenico Rambelli partecipa con la scultura dedicata ad Antonio Berti alla Biennale del 1907, diventa insegnante di plastica nella scuola serale di ceramica nel 1916 e negli anni venti realizza i grandi monumenti di Viareggio, Lugo e Brisighella. Altri artisti come Orazio Toschi, Odoardo Neri e Francesco Ugonia si trasferiscono rispettivamente a Firenze, Gonzaga e Brisighella continuando una intensa produzione che li ha portati, come nel caso delle litografie di Ugonia, ad opere di grande importanza e bellezza che uniscono in modo impareggiabile poesia, arte e tecnica dimostrando ancora una volta anche il valore della scuola e del periodo formativo vissuto da quel singolare gruppo riunito dalla passione di Domenico Baccarini.

Speciale Celebrazioni Torricelliane - pag. 16 [2008 - N.32]

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