Dipingere con le pietre

L'antica arte del mosaico deve diventare uno degli insegnamenti caratterizzanti dell'Accademia

Enrico Manelli - Direttore dell'Accademia di Belle Arti

Le Accademie di Belle Arti sono la culla delle tecniche artistiche da conservare e tramandare a chi desidera acquisirle, e sono inoltre il luogo in cui, tali tecniche ,vengono sperimentate e modificate per mantenersi al passo con i tempi ed i nuovi modi di sentire estetici.
Ciascuna Accademia aveva le proprie specializzazioni e tradizioni; Ravenna ha il mosaico ma, nonostante ciò, pur avendo l'Accademia sempre coltivato questa sua antica tradizione sin dalla fondazione avvenuta nel 1928, è solo con la tardiva riforma di questo millennio, che essa vede il mosaico assurgere al rango di vera "arte maggiore", dal momento in cui la scuola viene istituzionalizzata, con la creazione sia di un triennio che di un biennio di specializzazione.
Il mosaico nasce, come tecnica decorativa per pavimentazione o murale, in epoche in cui rappresentava un'innovazione tecnica rispetto ad altre. Nelle culture classiche in cui il gusto e l'amore per la bellezza si ripercuotevano anche sulle produzioni di uso comune, il mosaico ben presto si arricchisce di tecnica pittorica raffinatissima tanto che nel II secolo a.C. Plinio, scherzando diceva "Ora si vuol anche dipingere con le pietre!". Nel tempo la ricerca pittorica e artistica è stata marginalmente approfondita o perduta così il mosaico è diventata un'arte minore se non addirittura un prodotto meramente artigianale, scelta forse condizionata da motivi economici, dato che il mosaico è sempre stato costoso sia per materiali che per difficoltà e tempi d'esecuzione.
Anche l'Accademia di Ravenna, pur avendo tramandato a molti tale arte e pur avendo intessuto reti di collaborazione con molti grandi artisti, collaborazioni che hanno portato alla creazione di un gran numero di laboratori di mosaico, non è riuscita a far fare "il salto" a tale tecnica artistica. Ravenna peraltro esporta una tecnica esecutiva particolare, essendo il mosaico ravennate non liscio, bensì costituito da tessere con diversi spessori che vanno quindi a sottolineare il gioco di luci sulle superfici, creando effetti d'ombra. Tale studio sull'esecuzione del pezzo finito, richiede, a mio avviso, grande capacità e sensibilità artistica, non altrettanto richiesta da mosaici puramente ornamentali a superficie liscia.
L'arte del mosaico non ha nulla da invidiare ad altre forme di espressione artistica quali pittura, scultura e scenografia, pertanto ne andrebbe incentivato e sviluppato l'insegnamento come disciplina di pari grado, a maggior ragione in questa città ed in questa Accademia che ne rappresenta la massima espressione. L'arte del mosaico non va ridotta a sola produzione seriale, ma deve essere riportata al suo antico lustro con la creazione di pezzi unici da chi ha scelto tale tecnica come propria modalità espressiva, scelta che comunque, in seno ad un'Accademia viene accompagnata comunque dall'approfondito studio delle altre materie artistiche.
Al di là comunque delle valutazioni puramente caratteriali sulla scelta del mezzo espressivo, vanno fatte anche delle considerazioni di ordine pratico che non possono prescindere dalla ricaduta lavorativa degli studenti che in questa Accademia si formano. Una preparazione di alto livello in qualsiasi materia porta, gioco forza, ad una più facile affermazione dell'individuo nel settore di sua competenza, in particolar modo in una materia così di nicchia ma con potenziali ripercussioni importanti. Inutile inoltre ricordare che lo sviluppo conservativo di questa forma d'arte e la sua divulgazione ad opera di grandi maestri non può che dare lustro a questa Accademia che verrebbe quindi scelta per queste sue peculiarità.

La Pagina della Accademia di Belle Arti di Ravenna - pag. 9 [2008 - N.32]

[indietro]