Sistemi museali - Esperienze a confronto

Il fondo storico, la biblioteca del Museo Archeologico e il patrimonio moderno del Museo d’Arte costituiscono un formidabile patrimonio librario e di documentazione

Isabella Giacometti e Beatrice Orsini - Istituto Beni Culturali

Il 21 maggio si è svolto a Bologna, su iniziativa dell’Istituto, il workshop Sistemi museali esperienze a confronto, che ha visto la partecipazione di operatori del settore e di funzionari dell’amministrazione pubblica riuniti dal comune interesse di conoscere ed approfondire questo tipo di organizzazione, di cui oggi si parla molto. I relatori sono stati chiamati a presentare le loro realtà secondo un ordine che permettesse di fornire agli uditori un quadro chiaro ed esaustivo dei processi che hanno portato a pensare e a realizzare questi progetti, sviluppando nei loro interventi alcuni punti focali fra cui: gli obiettivi del sistema museale, la forma giuridica scelta, la composizione della struttura organizzativa, i criteri di gestione delle risorse umane, finanziarie e patrimoniali, le attività realizzate, per concludere con la valutazione dei risultati raggiunti e con una riflessione sulle opportunità e minacce future. Seguendo questa traccia, i relatori si sono succeduti per "raccontare" la loro esperienza e per mettere a confronto i diversi modelli di sistemi museali esistenti. Dopo una breve introduzione sulle ragioni dell’incontro analizzate da Laura Carlini del Servizio Musei IBC, i lavori si sono aperti con l’intervento di Francesca Bruni del Comune di Bologna, che ha riferito i risultati raggiunti negli ultimi anni da Bologna dei Musei, evidenziando l’importante contributo che il progetto Bologna 2000, città Europea della Cultura ha offerto per lo sviluppo del sistema museale cittadino. Un altro esempio, sempre legato all’ambito cittadino è stato presentato da Luca Zan dell’Università di Bologna, che ha esposto l’ipotesi progettuale relativa ai musei di Milano, da riunirsi in una grande fondazione di partecipazione. Per l’area toscana Silvia Guideri ha illustrato il modello gestionale innovativo della Parchi Val di Cornia S.p.A., volto a promuovere la conoscenza e la valorizzazione di aree archeologiche e di ambienti naturali fino ad oggi trascurati, che con una struttura mista pubblico-privata si è data lo scopo di gestire in forma integrata il sistema dei parchi. Diverso è apparso invece il caso del sistema museale Agno-Chiampo, esposto da Roberto Ghiotto del Museo Civico "G. Zannato" di Montecchio Maggiore nel vicentino. La sua peculiarità consiste nella realizzazione di un unico museo per il territorio occidentale della provincia, che ha risolto il problema della dispersione delle risorse in tante piccole realtà difficili da gestire. A conclusione della sessione antimeridiana Andrea Zifferero, dell’Università di Siena, ha puntato l’attenzione sulle potenzialità offerte dalla realizzazione di sistemi museali di parchi e musei archeologici, minerari e naturalistici, sottolineando la mancanza di un loro riconoscimento giuridico. Nell’opinione dello studioso la realizzazione di un parco va considerata un modo per valorizzare un territorio dal punto di vista archeologico riconoscendone il valore di risorsa non solo culturale, ma anche e soprattutto economica. In questa linea di pensiero si inserisce ad esempio il progetto Strada del Vino "Colli di Maremma", che si prefigge di ridurre la frattura tra il paesaggio odierno della Maremma e la sua storia, evitando di proporre l’archeologia esclusivamente come "paesaggio di rovine". Preceduto da un breve saluto agli intervenuti della Vicepresidente della Regione, Vera Negri Zamagni, il pomeriggio è stato dedicato all’analisi dei sistemi museali attivi in Emilia-Romagna. Con la legge 20 la Regione ha infatti prefigurato la creazione di sistemi museali sin dai primi anni Novanta, favorendo in tal modo la costituzione a livello provinciale dei primi sistemi a Rimini (1993), Ravenna (1995 - 96) e Modena (1998). L’esperienza riminese, presentata da Rita Giannini, rimane significativa poiché la nascita del sistema museale ha preceduto quella della Provincia, dimostrando il desiderio di valorizzare il patrimonio culturale tramite un’integrazione fra saperi, competenze ed esperienze per la creazione di un modello organizzativo territoriale unitario. La stessa idea sta alla base del sistema della Provincia di Ravenna illustrato da Gianfranco Casadio, che prende le mosse dal progetto STIMMA, un’indagine conoscitiva finalizzata alla creazione di una banca dati del patrimonio culturale presente sul territorio. Questa attività ha costituito il punto di partenza e, in un certo senso, gettate le basi per un sistema museale provinciale, il cui scopo è quello di promuovere la rete dei musei locali al fine di permettere alle piccole realtà di poter usufruire di servizi che non avrebbero potuto attuare in modo autonomo. Il più "giovane" fra i sistemi provinciali, descritto da Lauretta Longagnani, è sicuramente quello di Modena a cui aderisce una diversificata articolazione di musei. La sua nascita ha permesso alla realtà museale provinciale di compiere un salto di qualità, aumentando la capacità di attrazione del proprio patrimonio culturale. Un’esperienza a se stante è infine rappresentata dall’Associazione Intercomunale della Bassa Romagna illustrata da Mario Mazzotti, primo cittadino di Bagnacavallo, il quale ha riferito le motivazioni di questa scelta, nata dall’accorpamento di dieci comuni allo scopo di coordinare le istituzioni e le attività culturali, favorendo una maggiore rapidità nella realizzazione dei progetti. I testi degli interventi e gli statuti dei vari sistemi museali sono disponibili sul sito Internet dell’Istituto all’indirizzo: www.ibc.regione.emilia-romagna.it.

La pagina dell'IBC della Regione Emilia-Romagna - pag. 4 [2002 - N.14]

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