Pier Damiani

Il millenario del santo è l'occasione per riscoprire una delle figure religiose più importanti per la storia della chiesa.

Franco Gàbici

La ricorrenza del centenario della nascita di Pier Damiani (o Damiano) costituisce oggi una preziosa lente di convergenza per mettere a fuoco i contorni di una figura di straordinaria importanza per la storia della Chiesa, ancora poco conosciuta e legata a qualche vago ricordo liceale che lo associa alla famosa terzina del XXI canto del Paradiso di Dante che ha dato parecchio filo da torcere ai critici: "In quel loco fu' io Pietro Damiano,/e Pietro Peccator fu' nella casa/di Nostra Donna in sul lito adriano".

Nato a Ravenna nel 1007, i biografi scrivono che aggiunse al suo il nome Damiano come segno di riconoscenza verso il fratello che si prese cura di lui dopo essere rimasto orfano, ma la cosa non è sicura. È certo, invece, che studiò a Faenza e a Parma e che intorno al 1035 entrò nell'eremo di Fonte Avellana del quale divenne priore nel 1043. Uomo di idee e apprezzato consigliere dei papi, collaborò alla grande riforma della Chiesa promossa da Leone IX, che gli fu amico e che lo nominò priore del convento di Ocri, fondato nei pressi di Sarsina dallo stesso Pier Damiano.

La vita del santo si lega profondamente ai luoghi di Romagna, dove nacque e morì: oltre al monastero di Ocri, infatti, fondò il cenobio di San Gregorio a Morciano e fu a Faenza, dove morì ed ebbe sepoltura, nella chiesa di Santa Maria foris portam, che conserva l'intitolazione al santo di una cappella, posta vicino alla cella campanaria. Le sue spoglie furono traslate, nel 1898, in una cappella della navata sinistra del Duomo, decorata da Tomaso Dal Pozzo con dipinti che ripercorrono la vita del santo. Nel 1053, sempre nella diocesi di Faenza, fondò, in un luogo isolato e coperto da foreste di aceri, l'eremo di Gamogna, dove spesso amava risiedere, e, più a valle, il cenobio di S. Giovanni Battista, secondo i dettami camaldolesi della armonica compresenza di vita eremitica e cenobitica.

Nel 1057 papa Stefano IX lo nominò cardinale e vescovo di Ostia, incarico che accettò per evitare la scomunica, pur essendo più interessato alla vita conventuale. Come cardinale fu ambasciatore papale e "paciere" in alcune città italiane, ma, dopo una decina di anni, riuscì a rinunciare al cardinalato e a rientrare in convento per abbracciare quella vita alla quale si sentiva chiamato. Il silenzio e l'atmosfera del chiostro non lo distolsero dal suo lavoro di riformista, condotto fino alla morte, che lo colse il 22 febbraio del 1072.

A Ravenna, dove respirò i precetti romualdini messi in pratica nel monastero camaldolese, si conservano, presso la Biblioteca Classense, le opere principali del santo, tra le quali la biografia di San Romualdo, in svariate edizioni dal Cinquecento al Settecento, e due ritratti settecenteschi; più recente esempio di una venerazione non sopita è il ritratto realizzato dallo scultore Angelo Biancini per la chiesa parrocchiale di San Pier Damiano.

Pier Damiano fu sempre affascinato dalla vita contemplativa dell'eremo, una condizione alla quale tutti i monaci dovrebbero tendere. Avvertì fortissima l'esigenza di combattere i mali della Chiesa, che al suo tempo erano sintetizzati nella simonia, contro la quale scrisse il "Liber Gratissimus", e nel nicolaismo, che ammetteva il matrimonio dei sacerdoti. Damiano si scaglia con vigore contro quei chierici che vivono "velut iure matrimonii confoederentur uxoribus" e chiama "empie tigri" e "vipere furiose" le concubine. Tratterà anche il tema dell'omosessualità con il "Liber Gomorrhianus", un testo che è stato definito "l'asserzione medioevale più importante sul soggetto dell'omosessualità".

Pier Damiano, che Dante colloca nel "settimo cielo£ fra gli spiriti contemplanti, fu dunque "un autentico combattente, un pugnace assertore della vita cristiana, un aspro fustigatore della decadenza degli ecclesiastici e dei frati" (T. Di Salvo) e la riscoperta della sua voce a mille anni dalla nascita offrirà interessanti occasioni per scoprire una sorprendente attualità, un invito al silenzio e alla meditazione non disgiunti da una vita operosa e dall'impegno sociale.

Personaggi - pag. 22 [2007 - N.30]

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