Il paradiso a portata di mano

Un percorso didattico al Museo Nazionale conduce alla scoperta di elementi paradisiaci per raggiungere la serenità.

Cetty Muscolino - Direttrice Museo Nazionale di Ravenna

Di tutte le ricerche che al Museo Nazionale si possono intraprendere mi sta particolarmente a cuore quella del Paradiso, perché i nostri tempi sono spesso oscuri e crimini e misfatti sono all'ordine del giorno. I giovani sognano evasioni in oasi incontaminate, mentre nelle play stations sbudellano nemici e squartano rivali. Guerre e inaudite violenze della natura flagellano popoli inermi; gli automobilisti talvolta non riconoscono i colori dei semafori...

C'è bisogno di pace e di silenzio, c'è bisogno di armonia e riconciliazione. Per questo sostare in un chiostro... ma sostare veramente facendo il silenzio dentro e dimenticando il frastuono che fuori preme... può diventare un momento felice e fertile. Uno di quei momenti che lasciano il segno.
Se poi c'è il sole e gli uccelli cinguettano va ancora meglio. Se il prato è sfolgorante del rosso delle bacche di tasso cadute sull'erba come grani di corallo... va ancora meglio. La vita incalza, le emozioni sono come un fiume impetuoso ma non ci concediamo il tempo di soffermarcisi. Credo che tutti vorremmo uno spazio più morbido e un tempo meno incalzante. Sentirci più spesso a nostro agio e meno inadeguati.

Il nostro viaggio sul pianeta è connotato da molte esperienze, più o meno gradevoli o significative, che si registrano e imprimono nella sfera emotiva forgiando il nostro carattere e determinando le scelte successive. Ma regolarmente affiorano gli interrogativi sui grandi perché della vita, quelli che ci accomunano tutti, a prescindere dalla cultura e dal ceto sociale, dal partito politico e da quella che solitamente chiamiamo fortuna o sfortuna. Perché si vive? Cosa stiamo cercando? Che significato hanno i nostri sogni e le nostre intuizioni? E le nostre fantasie? Cosa significa morire? Cosa c'è dopo la morte?
Ed ecco che la relazione fra noi e il mondo dell'arte può diventare vivificante e assolvere la funzione primaria dell'educazione, da e-ducere, nel senso di far germogliare i semi celati nel nostro intimo.

Durante le mie sperimentazioni nei musei ho visto bambini destarsi e aprirsi. Ho visto adulti trasformare il loro atteggiamento e superare i pregiudizi. Perché proprio l'opera d'arte racchiude in sé questo potere? Perché ci parla direttamente e ci stimola profondamente in maniera garbata e ci risveglia. L'opera d'arte può diventare un'opportunità. Il filo di Arianna che ci conduce con delicatezza dentro di noi e si svolge nei meandri della nostra interiorità. Quando scopriamo che noi siamo il labirinto, il Minotauro e lo stesso Teseo.

L'opera d'arte ci riporta i nostri sogni ed i desideri più profondi. Perché è sintesi di tecnologia e fantasia, di problemi e soluzioni, di desideri e vocazioni. La catalogazione delle opere d'arte, le campagne fotografiche e la diagnostica hanno contribuito al progresso conoscitivo, ma separare e dividere in categorie può far perdere il meglio della fioritura... l'opera va oltre e talvolta va incontrata liberamente.

C'è un momento dell'incontro con l'opera in cui bisogna solo respirare e lasciare libera la mente... allora succede che l'opera diventa una pista da seguire con freschezza. Non dobbiamo pensare che solo i poeti e gli artisti o pochi eletti possano intessere una relazione intima con l'arte. Un'opera d'arte racchiude molti universi e per ognuno di noi porta un dono speciale. L'arte è opera dell'uomo, ce lo racconta e ce lo rivela. È la sua storia, la sua memoria.

Come educatori a volte abbiamo preteso di dirigere troppo, imbrigliare troppo e forse talvolta, per sostenere le nostre idee, spegniamo quelle degli altri, soprattutto se bambini o persone timide ed educate. Dovremmo invece suggerire, indicare le strade. Il mattino non ha rancore. È intatto e vergine e noi possiamo scriverci la frase che più ci sta a cuore.

Paradiso non vuol dire solo cielo, terra, alberi. Possiamo guardarci attraverso le transenne traforate, sostare accanto agli acanti dei capitelli e rigenerarci in una verde terapia. Elisa, Emanuela, Federica, Ilaria e Paola vi aspettano qui al Museo per condividere con voi un po' di questo Paradiso.

La Pagina della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Ravenna - pag. 8 [2007 - N.30]

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