Studiare la Valle dello Yaghnob

Con l'Università alla scoperta di una civiltà da tutelare.

Andrea Piras - Università di Bologna - Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali

Dal 1 al 23 agosto 2007 la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Università di Bologna ha compiuto un viaggio di studio nella Repubblica del Tajikistan per organizzare la prima missione etnolinguistica nella Valle dello Yaghnob, a tutela di un patrimonio culturale fortemente a rischio di involuzione e scomparsa: quello dell'etnia Yaghnob e della lingua yaghnobi, erede dell'antico idioma sogliano, lingua franca del commercio e di intensi scambi culturali, diffusa specialmente lungo il percorso carovaniero della Via della Seta, per secoli tragitto di circolazione di idee, consuetudini, religioni, storie e miti, oltre che di merci di pregio.

La missione - diretta da Antonio Panaino - è un punto di partenza di future esplorazioni in questa area, grazie a proficui rapporti di collaborazione con l'Accademia delle Scienze del Tajikistan e della sua capitale Dushanbe, che hanno inaugurato, un mese prima della partenza, l'importante appuntamento della Summer School di lingua yaghnobi, svoltosi a Ravenna presso il Dipartimento di Storie e Metodi per la Conservazione dei Beni Culturali e tenuto da Sayfiddin Mirzoev, madrelingua yaghnobi e professore presso l'Istituto di Lingue dell'Accademia delle Scienze del Tajikistan: si è trattato di un seminario intensivo che ha coinvolto studenti italiani e stranieri, giunti a Ravenna grazie a una partnership internazionale che, oltre alle Università di Bologna, Roma e Napoli, coinvolge l'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente, l'Accademia delle Scienze dell'Austria e l'Accademia delle Scienze di Berlino, l'Università di Bruxelles e la School of Oriental and African Studies di Londra.

L'area di intervento della spedizione si trova nell'alta valle dello Zaravshan superiore, nella parte settentrionale del Tajikistan e in zone impervie tra i 2500 e i 3000 metri che possono essere percorse a piedi o a dorso di mulo, in una situazione di incomunicabilità non certo proficua per la tutela della comunità, diffusa in 16 villaggi. È in questa condizione di inaccessibilità che le comunità degli Yaghnob hanno perpetuato nei secoli la loro eredità linguistica, non senza difficoltà, specialmente negli anni'70 del secolo scorso, periodo in cui subirono pesanti deportazioni tali da rappresentare un caso etnopolitico di fastidioso imbarazzo per il governo tajiko e per l'URSS.

L'Ateneo di Bologna non è nuovo a questa prospettiva, che coniuga scienza e diplomazia accademica: da diversi anni, la missione archeologica di Maurizio Tosi in Uzbekistan e a Samarcanda testimonia una presenza dell'Italia e della nostra Università in uno scenario geo-politico di notevole valore culturale oltre che di delicata importanza strategica. La missione nella Valle dello Yaghnob conferma una vocazione che unisce alla progettualità anche valori non meno importanti della ricerca scientifica: quali la sensibilità verso etnie e culture minacciate nella loro sopravvivenza, vuoi per difficili condizioni ambientali, vuoi per mancanza di servizi di base e di infrastrutture efficienti. Il compito fondamentale di una istituzione che abbia come ragione statutaria e metodologica la "conservazione del bene culturale" ha trovato nella Valle dello Yaghnob un banco di prova per mettere a frutto non solo le sue competenze professionali e disciplinari ma anche il valore aggiunto, primario e umanitario, della tutela e della salvaguardia, oltre che degli oggetti della ricerca, dei soggetti etnici creatori e fruitori dei beni in questione.

In tal senso l'aspetto medico e sanitario della missione, garantito dalla presenza di due medici e di un farmacista, è stato un elemento di successo, per favorire in queste zone provate da vicissitudini e da disservizi una atmosfera di fiducia e di calorosa ospitalità nei confronti della spedizione, contribuendo a creare un clima di simpatia e disponibilità reciproca.

Tra le iniziative future non bisogna dimenticare quella delle scuola-refettorio, per fornire la comunità di una struttura adeguata a combattere l'analfabetismo e tutelare il patrimonio etnolinguistico degli Yaghnobi: anche in questo ambito si agirà per coinvolgere istituzioni pubbliche e private nel miglioramento di tutti gli aspetti utili per proteggere una realtà etnica e per la conservazione della sua variegata eredità di beni culturali.

La pagina della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Università di Bologna - pag. 7 [2007 - N.30]

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