La forza del desiderio

Che adottino il rigore dello storico, l'approccio dell'archeologo o la filosofia del ricercatore/cacciatore, i veri collezionisti hanno in comune una qualità particolare: la forza dei loro desideri.

Alba Trombini - Docente di Educazione museale

Sicurezza, varietà, importanza/significato, connessione/amore, crescita e contributo. Se prendiamo in considerazione le conclusioni elaborate dal Robbins Research Institute (centro di ricerca statunitense che studia comportamenti, credenze e motivazioni dell'uomo contemporaneo) questi sono i sei bisogni primari che condividono tutti gli esseri umani, non importa a quale latitudine vivano e di quali mezzi dispongano. Ciascuno di noi - dicono gli esperti - cerca di soddisfare questa "sequenza" esatta di desideri, con una varietà infinita di soluzioni condizionate in larga misura dal contesto in cui si vive e dalla propria personalità/storia personale.
Se una situazione, un'azione, una persona, un luogo o qualsiasi altra cosa - materiale o immateriale - soddisfa almeno tre di questi bisogni, in breve tempo creerà una forma più o meno duratura e potente di dipendenza.

Si tratta di una lettura particolare delle motivazioni e dei gesti degli esseri umani, figlia di una visione prettamente occidentale e pragmatica dell'esistenza, ma ho avuto modo negli ultimi anni di verificarne la plausibilità in differenti "situazioni museali", negli studi sulla psicologia della fruizione e della relazione educativa, nelle ricerche sulle motivazioni ad apprendere e credo che, a qualche livello, possa aiutarci anche ad analizzare e introdurre il tema di questo Speciale Collezionismo da una prospettiva inusuale.

Da Cesare al Cardinale Mazarino, dai Gonzaga a Panini passando per Mazzanti, un appassionato signore che in venti anni ha raccolto quasi ventimila biglietti d'ingresso a musei e mostre da 124 paesi diversi, per comprenderne l'evoluzione in termini di stile grafico, di politiche di accesso. Cosa spinge una persona a cercare, a volte per tutta la vita e con grande dispendio di energie e risorse, a radunare nello spazio e nel tempo quantità più o meno vaste e sfumature infinite di ogni cosa possibile, dal semplice oggetto d'uso quotidiano a opere della natura o capolavori del genio umano? Attività compensativa, efficace strumento per il controllo della realtà esterna o per l'affermazione sociale, conferma di sé: queste sono solo alcune delle tante e diverse interpretazioni date nel tempo dalla letteratura, dal teatro, dal cinema, dalla psicoanalisi, dalla prospettiva antropologica.

Analizziamo ora le voci che compongono la lista di questi bisogni primari e vediamo se può aiutarci a capire qualcosa di più o di diverso non tanto e non solo sulle motivazioni profonde e meno indagate del collezionista, quanto sulla natura intrinseca e sull'essenza stessa dell'atto del collezionare.

Sicurezza, il primo gradino. Tutti noi abbiamo bisogno di sentirci al sicuro, nella sfera privata come in quella pubblica, dal punto di vista fisico, emotivo, affettivo, professionale. A volte questa necessità colora oltre misura la nostra vita trasformandola in prigione; in situazioni più equilibrate invece fornisce il nutrimento utile per affrontare il mondo e le sue sfide con determinazione e passione. Portare a sistema un pensiero dando vita a una collezione, affinare e sviscerare un'idea implementando a dismisura un corpus iniziale a volte nato per caso, contribuire alla ricerca e allo studio dell'uomo sull'uomo, sentirsi parte di una storia nella Storia: tutto questo produce sicurezza in quantità in una società che ne concede, di suo, al massimo poche gocce a persona. Basti pensare alla sensazione fisica ed emotiva che può dare l'idea di dominare un pezzetto di mondo attraverso la concretezza di un possesso materiale, affettivo e intellettuale. O alla sicurezza che porta con sé la completezza, vera o percepita come tale, di una raccolta in continua espansione e sempre più esauriente, o ancora l'esaltazione di sapere di essere in un cammino di approfondimento che non ha fine.

Varietà, il secondo passo. Paradossalmente per quanta sicurezza e stabilità ci serva per vivere bene, di altrettanta varietà, incertezza o precarietà abbiamo bisogno per progredire nel nostro cammino, per accogliere nuove prospettive, per crescere e non fossilizzarci in pensieri o azioni limitanti. L'arte del cercare e del trovare il pezzo mancante, il pezzo raro se non unico (quel pezzo che, da solo, può stravolgere e contemporaneamente confermare l'idea e la passione di una vita) o, al contrario, il ritrovamento inaspettato e fortuito di qualcosa di cui si ignorava l'esistenza con tutto ciò che si porta dietro in termini di ripensamento, di re-visione, di rielaborazione: da questo nascono gesti e sentimenti che soddisfano pienamente quel bisogno innato di stimolo e sorpresa - riflesso di un animo giovane - che ci accompagna lungo tutto il corso della vita fin dalla più tenera età.

Significato, il terzo livello. Con questo termine i ricercatori del centro di studi sopra citato si riferiscono a quel sentimento di importanza acquisita, riconosciuta in sé o in qualcosa all'esterno che accompagna molte delle nostre scelte e delle nostre azioni; si intende il valore dato a qualcosa o a qualcuno, la percezione di potere e prestigio che si accompagna al fare, avere o essere qualcosa di speciale e di unico. Tutto ciò che produce valore, importanza, autorevolezza o autorità, rarità e preziosità, unicità e specialità esaudisce in profondità il desiderio di significato nell'uomo: e, come per incanto, l'atto del collezionare riunisce e riassume in sé, nessuna esclusa, tutte queste doti.

Amore/connessione, il punto nodale. Nelle interviste che appaiono sulla stampa specializzata, nelle biografie e autobiografie che raccontano queste vite così particolari e affascinanti ed entrano nelle pieghe più nascoste della personalità di piccoli e grandi collezionisti di ogni tempo, nei quadri dipinti da scrittori e drammaturghi, registi e scienziati, fra le molteplici sfumature indagate emerge sempre e comunque un dato comune: l'intensità dell'amore per l'oggetto d'interesse. Un amore che si esprime attraverso gli stessi gesti, le stesse cure e attenzioni, gli stessi sussulti che sono destinati a persone in carne e ossa. Una connessione amorevole che dà vita, valore e dignità a cose, oggetti e situazioni che la gente comune non può comprendere, non avendo la stessa confidenza con lo strumento intellettuale della precisione e del perfezionismo specialistico e con l'intensità emotiva che distingue ogni autentico collezionista. Un amore che può prendere la forma di una relazione totalizzante, che porta alla sua massima espressione possibile quella adesione passionale che il grande filosofo Gilles Deleuze definiva come il più potente mezzo per l'apprendimento e la crescita di un essere umano.

Crescita e contributo: gli ultimi due bisogni, quelli più evoluti, maturi, legati a una maggiore conoscenza di sé e del mondo. Tutto ciò che è vivo in natura cresce e si espande; cerca nuove espressioni, infrange limiti, costruisce nuovi confini che verranno presto o tardi rimessi in discussione. Una collezione viva è per sua natura in continua evoluzione, in crescita permanente. E nella connessione simbiotica con il proprio artefice obbliga entrambi a crescere, ad accogliere nuovi elementi e - con essi - ad accettare il rischio e l'impegno di prendere in carico nuove prospettive, nuovi pensieri, nuovi modi di vedere la realtà precedente.

L'ultimo desiderio, quello che più appaga il nostro essere sociale: dare un contributo al mondo. Che sia conoscenza, bellezza, preziosità, saggezza, comprensione, unicità, poco importa il contenuto ai fini del soddisfacimento di questo bisogno così intimo e profondo. A un certo punto della nostra vita la condivisione del nostro "patrimonio" costruito nel tempo, fosse anche solo quello affettivo, diviene una priorità. Ed ecco allora le donazioni alle istituzioni pubbliche, le mostre auto-finanziate, la rinuncia a un possesso materiale esclusivo di un piccolo o grande patrimonio, il regalo alla collettività di una parte di sé, le aperture al pubblico di collezioni e raccolte fino a poco tempo prima custodite gelosamente e condivise in rare occasioni con pochissime persone. Il senso civico si radica bene in questo sentimento e si nutre dell'intensità di questo desiderio.

A conclusione di questa lettura insolita della natura del collezionismo sorge spontanea una domanda: non sarà in questa capacità di soddisfare pienamente tutti e sei i desideri primari che trae forza e potere la determinazione, la perseveranza e la passione che da sempre anima la vita di tutti i collezionisti del mondo?

Speciale collezionismo privato - pag. 8 [2007 - N.29]

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