Musei giovani: una vera sorpresa

È raro che il pubblico a cui è dedicata una giornata di studi sia presente in sala e partecipi attivamente. È quanto è successo in occasione del Convegno dedicato alla relazione fra giovani e musei.

Alba Trombini - Consulente Scientifico Convegno Musei Giovani

Ciò che più ha colpito gli intervenuti al Convegno Musei Giovani, proposto lo scorso 24 novembre dalla Provincia di Modena sul tema della complessità dei rapporti fra adolescenti e musei, è stata la qualità della partecipazione e dell'attenzione mostrata dagli oltre cento studenti di scuole superiori che hanno assistito alle relazioni della sessione mattutina.

A loro, a questi nostri adolescenti così spesso accusati di disinteresse nei confronti della cultura museale, dedico questi Appunti. Provenivano da città e da istituti diversi, così come differenti erano i motivi per cui si trovavano lì, ma ciascuno di questi ragazzi ha contribuito a creare un'atmosfera di allegra concentrazione e di autentico dialogo. Le battute non sono mancate (a un certo punto è partito anche un accenno di ola) e, nonostante fosse un po' mitigato dalla presenza in platea di quasi quattrocento persone, il tono dei loro interventi sul palco ha mantenuto intatto il sapore del loro universo, del loro linguaggio. Non erano obbligati a partecipare al Convegno, per alcuni era giornata di Assemblea generale, dunque di "festa". Altri, venendo da fuori, avevano dovuto prendere e pagarsi chi il treno, chi la corriera... Ma erano lì. Forse per vedere se era vero che sarebbero stati ascoltati, o forse per testare la nostra promessa di parlare di loro con loro.

Sapevano che avremmo parlato della loro esperienza, del loro mondo, ma come l'avremmo fatto? Saremmo stati onesti nelle nostre valutazioni? Sapevano che i loro elaborati prodotti lungo tutto l'anno precedente sarebbero stati messi in mostra, ma con quale esito? Si avvertiva che erano lì per qualche altro motivo, forse eravamo riusciti ad attivare anche la parte più sana del loro naturale desiderio di protagonismo. Al termine delle relazioni degli esperti, dunque dopo qualche ora di monologhi ascoltati con attenzione sorprendente, una decina di questi ragazzi - scelti dalle rispettive classi come voce di un pensiero condiviso - sono saliti sul palco per raccontare a tutti i presenti chi sono "realmente" gli adolescenti di oggi, perchè non sentono una particolare motivazione a frequentare i musei, di cosa hanno bisogno per cominciare a farlo.

Sono emerse alcune indicazioni interessanti. Il tema della morte, ad esempio. Per sua natura il museo lo evoca, ma noi addetti ai lavori lo affrontiamo sempre un po' frettolosamente, dandolo per scontato o sottovalutandone l'impatto sulle personalità in formazione. È vero che i nostri ragazzi vivono immersi nella rappresentazione della morte - in tv, sui giornali, nei videogiochi - ma in questa forma la morte rimane lontana, come se riguardasse sempre qualcun'altro. Al museo, invece, l'invisibile e la fissità coinvolgono inesorabilmente e direttamente: chi entra, a un qualche livello di coscienza, avverte all'istante il suo richiamo. E attorno ai sedici anni questo proprio non piace.

È poi emerso il tema dell'ascolto, del valore educativo di un museo che sappia anche ascoltare ciò che queste giovani menti hanno da dire in risposta a ciò che vedono, a ciò che sentono alla presenza delle espressioni altrui. E ancora, il tema della scelta del linguaggio museale, di una comunicazione capace di trasmettere tutta l'energia, l'entusiasmo e il travaglio emotivo e razionale che accompagna ogni atto creativo dell'uomo.

Adolescenti e musei... Per quanto noi adulti, educatori e specialisti di vari ambiti disciplinari, cerchiamo di entrare nel loro mondo e penetrare il loro pensiero, non possiamo e non riusciamo a farlo chiusi nel nostro sapere o convinti di aver solo da dare (conoscenza ed esperienza). Per più di un anno ho lavorato con molti di questi ragazzi in laboratori che avevano semplicemente lo scopo di iniziare a riflettere insieme sul senso dei musei per i giovani e ho avuto più volte la fortuna di stabilire un contatto, non senza una certa dose di fatica e frustrazione. E ho capito che c'è solo un modo per arrivare a quel risultato: autentica accoglienza, autentico ascolto.

Appunti dai convegni - pag. 19 [2007 - N.28]

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