Una casa per Morelli

Alle Cappuccine di Bagnacavallo nuovi spazi raccontano al visitatore la storia di Enzo Morelli, un protagonista della pittura italiana del '900.

Diego Galizzi - Conservatore del Museo Civico delle Cappuccine Bagnacavallo

Con l'inaugurazione della nuova Sezione "Enzo Morelli" avvenuta lo scorso 17 dicembre, il Museo Civico delle Cappuccine ha coronato un progetto di grande rilevanza culturale, per valorizzare la figura e l'opera dell'artista bagnacavallese in occasione del 30° anniversario della sua scomparsa. Un progetto nato in primo luogo dalla consapevolezza della straordinaria importanza che il giacimento di opere lasciate al Museo dal Maestro e dalla moglie Anna riveste per la città; un patrimonio che comprende circa trenta opere su tela o su tavola, svariate tempere su carta intelata e un fondo di oltre 2000 fogli tra disegni, acquerelli e tempere.

Nato a Bagnacavallo nel 1896, Morelli si trasferì giovanissimo a Milano, dove, superate le prime difficoltà di inserimento in una città ricca di fermenti culturali, riuscì a ritagliarsi un suo spazio nell'ambiente artistico italiano, stringendo rapporti di stima e amicizia con artisti e uomini di cultura frequentatori del Circolo di Bagutta. Numerose furono le sue presenze alle Biennali di Venezia ed i premi ottenuti in diversi concorsi sul territorio nazionale.

Alla base del suo dipingere c'era, prima ancora che l'appartenenza a qualche corrente artistica contemporanea, un consapevole radicamento alla tradizione pittorica italiana, in particolare alla purezza della grande pittura umbra e toscana del '400. La sua posizione di equilibrio fra modernità e tradizione fu innanzitutto un'esigenza di rigore, una necessità di dipingere in libertà senza stravolgere le basi della sintassi pittorica, evitando cioè le stravaganze di molti suoi contemporanei. Proprio questo suo approccio critico nei confronti di certe esperienze artistiche, come il neoimpressionismo o la metafisica, hanno fatto di Morelli un artista pienamente inserito nella dorsale artistica europea.

Dopo l'importante lavoro di approfondimento critico rappresentato dalla pubblicazione del catalogo completo della donazione, avvenuta nel 1996, il Museo vede ora portato a termine un doveroso lavoro di valorizzazione in sala delle opere di Morelli, offrendo ai visitatori nuove opportunità di fruizione. Il riallestimento della Sezione Morelli si è concretizzato innanzitutto nella risistemazione della preesistente sala secondo i più moderni criteri museografici, e nel recupero di un piccolo locale adiacente come seconda sala riservata all'esposizione, a rotazione semestrale, delle opere su carta che finora avevano trovato occasione di esposizione solo in modo parziale nel corso di alcune mostre temporanee. Fino al prossimo mese di giugno in questa sala si potrà visionare una serie di fogli avente come tema "Vedute lombarde"; si tratta di un omaggio alla terra che ha adottato Morelli per la maggior parte della sua vita.

Nella sala principale si è voluto migliorare la visibilità dei dipinti ma soprattutto raccontare una storia al visitatore, la storia di Enzo Morelli, della sua poetica e della sua vicenda artistica, e questo per mezzo di un nuovo ordine del percorso espositivo e dell'installazione di supporti didattici come pannelli introduttivi e didascalie in grado di fornire in poche righe un appiglio, una chiave di lettura all'opera stessa. Sul fronte della leggibilità, oltre a rimuovere i vetri dai quadri, si è cercato di eliminare il più possibile i disturbi visivi che distraessero l'occhio dell'osservatore dal godimento del dipinto, e questo nonostante un certo affollamento di opere a cui si è pensato di porre rimedio con un nuovo impianto di illuminazione che enfatizzasse l'individualità di ogni singola tela.

Molto è stato fatto in direzione di una certa uniformità di presentazione dei dipinti, in modo che ogni elemento di novità e di sorpresa fosse sempre e unicamente rappresentato dall'opera d'arte.

Alla fine di questo lavoro ci si è accorti che, oltre a raccontare Morelli, il nuovo allestimento è come se mettesse in grado le opere stesse di parlare da sole. Da questo punto di vista crediamo di aver raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Molte tele, che per anni eravamo abituati e vedere con toni piuttosto cupi e uniformi, ora ci sorprendono per la vivacità e la varietà della tavolozza, sempre tuttavia modulata in maniera molto morbida e sottile, e certamente più evidenti risultano ora gli scarti stilistici dell'artista, che nel corso della sua vicenda artistica non si è mai soffermato su un solo esito espressivo, sperimentando spesso nuove vie e, a volte, ricredendosi.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 15 [2007 - N.28]

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