Stefano Cavazzutti

Franco Gabici

Stefano Cavazzutti appartiene a quella schiera di romagnoli poco conosciuti in patria ma in compenso molto noti all'estero, dove si sono distinti per la loro opera.

Cavazzutti, nato ad Alfonsine il 19 febbraio 1845, ebbe una vicenda professionale singolarissima. Diplomatosi maestro elementare come autodidatta, fu ben presto affascinato dalla medicina e spesso accompagnò suo padre, medico condotto, durante le visite alla gente di campagna. Pur non essendo laureato, trovò il modo di esercitare la professione a Linaro, a Coccolia e soprattutto nelle miniere di zolfo della Coratella, nei pressi di Cesena, dove restò colpito dalla qualità della vita dei minatori, costretti a lavorare in un ambiente malsano.

Cavazzutti, che può essere considerato uno dei primi medici a occuparsi di medicina del lavoro, denunciò non solo la situazione ma anche i fornitori dei generi alimentari che procuravano ai minatori cibi avariati. La denuncia ebbe un effetto boomerang su Cavazzutti, che venne accusato e denunciato per abuso di professione; ma grazie all'aiuto dell'amico Aurelio Saffi riuscì a iscriversi all'Università di Bologna dove conseguì la laurea in Medicina e chirurgia il 26 giugno 1882 all'età di trentasette anni. In questi anni strinse amicizia con Murri e con alcuni personaggi romagnoli quali il dottor Bartolo Nigrisoli, Olindo Guerrini, Corrado Ricci, Pier Desiderio Pasolini e Santi Muratori.

Prima di trasferirsi definitivamente in Argentina, il medico alfonsinese si distinse per la sua opera durante la grande epidemia di colera del 1886, che a Ravenna aveva causato più di 500 vittime, e inoltre prestando la sua opera nei bastimenti di linea sulla rotta Genova Buenos Aires.

Giunto in Argentina nel 1887, Cavazzutti si stabilì a La Plata, dove esisteva una nutrita colonia di italiani e qui fu tra i fondatori dell'ospedale Umberto I, del quale fu anche primo direttore sanitario.

Durante il tempo libero si dedicò allo studio degli indigeni, viaggiando molto attraverso le regioni sudamericane per studiarne le popolazioni. Esplorò soprattutto il Rio Quequén e vaste regioni del Brasile e del Paraguay in compagnia del naturalista e paleontologo argentino Florentino Ameghino e del botanico Carlo Spegazzini. Durante queste spedizioni raccolse materiali preziosi che successivamente avrebbero formato il Museo Etnografico Cavazzutti, una raccolta di grande interesse che poi nel 1909 spedì in Italia.

Uomo dai grandi interessi, Cavazzutti fu anche un appassionato dantista e partecipò alle celebrazioni del VI centenario del 1921 scrivendo saggi danteschi. È autore tra l'altro di alcuni saggi letterari quali "A proposito dei giudizi di Benedetto Croce su Olindo Guerrini e Francesco Domenico Guerrazzi" (1922) e "Intorno al sogno di Jacopo Alighieri£ (1923).

Stefano Cavazzutti morì a Bologna il 1° ottobre del 1924 nella clinica dell'amico Nigrisoli a seguito di una malattia contratta mentre stava viaggiando per raggiungere Bologna, dove avrebbe partecipato a un congresso medico.


Personaggi - pag. 14 [2007 - N.28]

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