Un feeling centenario

La città di Ravenna offre molteplici curiosità garibaldine.

Franco Gabici - Capo Reparto delle Attività scientifiche e museali del Comune di Ravenna

Ravenna ha sempre avuto un forte feeling con Giuseppe Garibaldi, al quale ha innalzato un monumento, l'unico innalzato in Romagna al mitico "eroe dei due mondi". La statua uscì dallo scalpello dello scultore ravennate Giulio Franchi e fu inaugurata in pompa magna il 4 giugno del 1892; dopo le solite discussioni su dove collocarla, si decise in un primo momento di sistemarla davanti al "ricovero di mendicità" Garibaldi e Zarabbini (una volta le "case protette" si chiamavano più realisticamente così), dove si sarebbe creata una apposita piazzetta, ma l'idea non piacque al conte Pergami Belluzzi, proprietario dello spazio.

Si ripiegò allora sull'attuale Piazza S. Francesco, che all'epoca si chiamava Piazza Byron, dove la statua rimase fino al 1935, per consentire i lavori che avrebbero portato alla costruzione della cosiddetta "Zona dantesca".

Ci furono anche curiose proposte. Qualcuno suggerì di regalare al Comune di Russi la statua di Farini posta davanti alla stazione ferroviaria e di mettere al suo posto Garibaldi. Altri ancora di sistemarla in Piazza dell'Aquila, ma alla fine fu il prefetto Guerresi a decidere di collocare la statua nella Piazza Alighieri. E Garibaldi - dopo essere stato per 45 anni davanti a San Francesco - fu dunque trasferito nella attuale sede.

Garibaldi entrò nella toponomastica cittadina. Fino a poco tempo fa, la via principale del centro cittadino, via di Roma, era chiamata Corso Garibaldi, come anche la caserma militare che un tempo occupava tutta l'area dell'attuale Giardino Zaccagnini. Anche il "ricovero", come già ricordato, fu intitolato all'eroe dei due mondi e pure la Scuola elementare che un tempo aveva sede nel palazzo Rasponi Bonanzi in via di Roma, all'angolo con via Guaccimanni. Molti ravennati, inoltre, tenevano in casa un'immagine dell'eroe e sembra che il babbo di don Minzoni tenesse sopra al letto - dove tradizionalmente si appendevano immagini sacre - il ritratto di Garibaldi!

Non mancano le cosiddette leggende metropolitane: una di queste, fra l'altro avvallata da Pier Desiderio Pasolini, racconta che Garibaldi prima di entrare in città fece sosta nell'osteria della Zabariona nel borgo san Biagio e insieme a lui c'era Goffredo Mameli, che addirittura avrebbe scritto l'inno nazionale davanti a un bicchiere di Sangiovese. La fantasia non ha davvero confini!

Molti ravennati seguirono Garibaldi sui campi di battaglia. Fra questi ricordiamo Domenico Cortesi, che fece parte del battaglione degli studenti romagnoli che nel 1848-49 combatté contro gli austriaci. Cortesi, che per quarant'anni esercitò la professione di medico a Sant'Alberto, un paese molto devoto all'eroe tant'è che quando ancora era in vita se ne celebrava l'onomastico con un concerto musicale gratuito e con tutte le finestre del paese illuminate. Cortesi aveva conservato i capelli di Anita che poi avrebbe consegnato a Garibaldi quando il 20 settembre del 1849 fu a Ravenna per recuperare le spoglie della moglie. E in quell'occasione a Garibaldi fu conferita la cittadinanza onoraria. Garibaldi parlò ai ravennati dal balcone del Municipio e si dichiarò superbo "della cittadinanza di questa illustre città". La burocrazia, però, rallentò i tempi e fece recapitare l'atto ufficiale a Garibaldi solamente tre anni più tardi, vale a dire dopo l'impresa dei Mille e dopo la battaglia dell'Aspromonte.

Quando nel 1865 Ravenna si apprestò a celebrare con grande solennità il VI centenario della nascita di Dante, il nome di Garibaldi fu il primo di un elenco di dieci persone che il Municipio ritenne degne di essere raggiunte da un "invito speciale".

Nel borgo san Rocco si leggono ancora due lapidi poste a memoria della famosa trafila garibaldina. Una lapide ricorda la casa di Gregorio Zabberoni che accolse Garibaldi "cercato a morte dagli austriaci", mentre l'altra ricorda i fratelli Antonio Federico e Achille Plazzi che dettero asilo al "Garibaldi fuggiasco" nei "memorabili giorni 9, 10 e 11 agosto 1849".

Va anche ricordato che il primo nucleo del Museo del Risorgimento di Ravenna fu inaugurato il 19 giugno del 1932 con alcuni cimeli gelosamente conservati dai ravennati e se oggi Ravenna può vantare ancora un interessante Museo del Risorgimento lo deve in massima parte a quanti hanno conservato e raccolto cimeli garibaldini.


Speciale Epopea Garibaldina - pag. 11 [2007 - N.28]

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