ICCD e SIGEC

La catalogazione statale: elementi per un’analisi territoriale

Elena Plances; Giulio Stumpo - ICCD, Responsabile Osservatorio sulla catalogazione; Economista della cultura e collaboratore presso il Mibac

L’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) cura per il Ministero per i Beni e le Attività culturali, unitamente alle regioni, la definizione delle metodologie e degli standard nazionali che regolano la catalogazione e la documentazione dei beni archeologici, architettonici, storici-artistici ed etnoantropologici finalizzata alla crescita del Sistema Informativo Generale del Catalogo (SIGEC). Il SIGEC si articola in quattro “sottosistemi”: alfanumerico, iconografico, cartografico, utente. I primi tre, detti “operazionali”, gestiscono il dato, l’ultimo lo rende disponibile; tutti e quattro contengono componenti finalizzate alla tutela della sicurezza del dato, la normativa catalografica e sistemi che consentono lo scambio dei dati. I sistemi regionali integrano, in ambito locale, gli archivi catalografici e aderiscono a modalità di scambio con il Sistema informativo del catalogo generale, di cui costituiscono una parte integrante. I contenuti digitali sistematicamente raccolti sono resi accessibili anche dal costituendo sito del Portale della Cultura italiana.
L’Accordo Stato-Regioni per la catalogazione rappresenta la base su cui si definisce la collaborazione tra le distinte Istituzioni nel comune riconoscimento che “la catalogazione del patrimonio culturale costituisce un’esigenza prioritaria cui occorre provvedere per l’intero territorio nazionale con criteri metodologici unitari e attraverso programmi coordinati, riferiti sia alle attività da svolgere che alle risorse necessarie e che a tal fine il Ministero per i beni e le attività culturali, nelle sue articolazioni centrali e periferiche, le regioni e le autonomie locali attuano forme permanenti di cooperazione strutturale e funzionale”.
A fronte della forte regionalizzazione delle attività di raccolta sistematica dei dati catalografici, che già il D.lgs. 112/98 ha determinato, la standardizzazione degli strumenti e la definizione dei processi, la condivisione delle modalità e la precisa individuazione delle specifiche finalità degli enti cooperanti si costituiscono come presupposti per la formulazione di specifiche intese territoriali e protocolli di indirizzo per l’azione ordinaria delle istituzioni che realizzano la conoscenza, la tutela e la gestione del patrimonio culturale.
Oltre agli enti amministrativi territoriali, la CEI e le Diocesi seppure con finalità proprie, contribuiscono alla crescita del Catalogo generale del patrimonio nazionale, in base a specifiche intese con il MiBAC relative alla tutela dei Beni Culturali di interesse religioso appartenenti a Enti e Istituzioni ecclesiastiche. La Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), inoltre, ha sottoscritto con il MiBAC e l’ICCD un protocollo grazie al quale gli strumenti scientifici e i beni naturalistici sono entrati a far parte del “catalogo nazionale” attraverso anche l’elaborazione congiunta delle normative e degli standard nazionali relativi ai beni connessi alla cultura scientifica e tecnologica. L’intesa, accessibile dal sito www.iccd.beniculturali.it, ha consentito anche di realizzare un corso di formazione a distanza sul SIGEC; il programma si sta arricchendo di ulteriori moduli sulla catalogazione informatizzata secondo gli standard relativi alle distinte tipologie di beni.
La piattaforma normativa univoca per la catalogazione dei beni culturali è costituita dalle schede di catalogo, dagli authority files e dalle schede per le entità multimediali:
- le schede di catalogo sono modelli descrittivi che raccolgono in modo organizzato le informazioni sui beni, secondo un ‘percorso’ conoscitivo che guida il catalogatore, controlla e codifica l’acquisizione dei dati secondo precisi criteri. L’ICCD ha emanato modelli diversi in relazione alle diverse tipologie di beni;
- gli authority files sono archivi controllati che riguardano ‘entità’ (autori, bibliografia ecc.) in relazione con i beni culturali; le informazioni su tali entità vengono registrate in appositi modelli (schede di authority file), che presentano struttura e regole di compilazione analoghe a quelle delle schede di catalogo. Gli authority files costituiscono delle banche-dati autoconsistenti (banca-dati autori, bibliografia ecc.), parallele e allo stesso tempo interrelate con quella principale che riguarda il patrimonio culturale;
- le schede per le entità multimediali sono modelli per la descrizione e la gestione delle informazioni che riguardano i diversi tipi di documenti (fotografie, disegni tecnici, audio, video, fonti archivistiche ecc.) che corredano le schede di catalogo per completare e arricchire le conoscenze sui beni culturali. Presentano struttura e regole di compilazione analoghe a quelle delle schede di catalogo.
Le normative per la catalogazione emanate dall’ICCD, consultabili nella sezione Standard di catalogazione del sito ICCD curata da M. Letizia Mancinelli, hanno subito aggiornamenti e modifiche nel corso del tempo, per quanto riguarda sia la struttura dei dati (cioè il tracciato delle schede) che le regole di compilazione. L’attuale quadro programmatico della catalogazione statale privilegia gli obiettivi di inventariazione speditiva del patrimonio ancora non indagato; di incremento della catalogazione di beni immobili e paesaggistici per procedere alla georeferenziazione del bene e consentirne l’individuazione precisa attraverso l’analisi peculiare e la raccolta sistematica di tutti i dati che connettono il bene con altre tipologie di beni e con il territorio di riferimento. Promuove inoltre la sperimentazione delle nuove normative catalografiche.
L’ICCD ha svolto fin dalla sua costituzione nel 1975 (cfr. DPR 3 dicembre 1975, n. 805) attività di monitoraggio in funzione del coordinamento tecnico delle attività di catalogazione; l’Osservatorio viene istituito nel 2002 come struttura di supporto alle attività della Commissione tecnica paritetica nazionale Stato-Regioni, costituita in attuazione del decreto ministeriale 26 ottobre 2001, intendendo così favorire l’osservazione sull’andamento della catalogazione su scala nazionale per l’ottimizzazione delle risorse attribuite al settore e la maggiore circolazione delle informazioni. Grazie al sistema di rilevamento dei dati on line denominato INSPE (INdagine sui Sistemi PEriferici), con il contributo delle Soprintendenze, si sta incrementando una banca dati consultabile da tutti gli enti registrati. Oltre a raccogliere in maniera articolata le varie fasi del processo catalografico (proposte progettuali – progetti esecutivi – rendicontazione) lo strumento è dotato di una sezione dedicata al conteggio dello stock di schede di catalogo presenti sul territorio nazionale e di un questionario relativo alla strumentazione in dotazione. Il sistema informativo consente di indagare in maniera articolata il processo catalografico, valutando e classificando le attività, relazionandole ai prodotti e ai costi, fornendo una “risoluzione territoriale” che può arrivare fino all’edificio contenitore dei beni.
Nella fase attuale INSPE analizza l’ambito della catalogazione statale; è in corso un’iniziativa per far acquisire all’Osservatorio nazionale dati provenienti da altri enti catalogatori tramite l’adesione diretta alla piattaforma INSPE o la raccolta dei dati, fuori sistema, secondo un tracciato omologato che consenta, comunque, l’analisi complessiva della catalogazione nazionale, obiettivo che rimane prevalente. Il sistema rende disponibili agli utenti registrati statistiche e report consultabili in tempo reale; l’Osservatorio cura, inoltre, la pubblicazione di statistiche e approfondimenti tematici sul sito istituzionale e l’edizione di rapporti a stampa. In funzione delle attuali strategie del Ministero l’osservazione è svolta essenzialmente su tre parametri:
1. la crescita del numero di beni catalogati sul territorio;
2. l’allineamento alle normative e agli standard ICCD per i fini di integrazione dei dati comunque rilevati dagli enti catalogatori;
3. il livello di informatizzazione del catalogato.
Si presentano di seguito brevi osservazioni riguardanti dati complessivi sulle sei Soprintendenze che presidiano il territorio emiliano romagnolo, semplici descrizioni del dato statistico trattato esclusivamente come spunto esemplificativo delle attività svolte dall’Osservatorio. I grafici riscontrano la distribuzione delle schede sui tre settori disciplinari e rilevano la maggiore incidenza delle schede storiche e artistiche e un buon allineamento agli standard ICCD di catalogazione informatizzata. La catalogazione di beni mobili risulta prevalente per fattori di tipo economico – catalogare un oggetto d’arte (dipinto, fotografia ecc.) risulta meno oneroso rispetto alla catalogazione di un edificio architettonico, o di un centro storico – ma anche di tipo metodologico: la scheda OA (oggetto d’arte) è sicuramente più consolidata rispetto alle altre tipologie di scheda. I beni mobili, quelli dislocati sul territorio piuttosto che le collezioni museali, hanno avuto la priorità per ovvi motivi di tutela e di salvaguardia.
L’alta percentuale di schede cartacee – 62,8% a fronte di un 36,7 % di informatizzato – è un dato in forte evoluzione e destinato rapidamente a capovolgersi in considerazione della piena attuazione di progetti nazionali che stanno trasformando in digitale il catalogato cartaceo, come il progetto Art Past e le iniziative per le schede Architettoniche e Archeologiche.

Speciale catalogazione - pag. 8 [2006 - N.27]

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