Paola Monti

Insegnante e archeologa, ha condotto con entusiasmo alcune delle più interessanti campagne di scavo a Faenza

Valeria Righini - Università di Bologna

Nata a Faenza nel 1926 e prematuramente scomparsa nel 1973, insegnante elementare prima e direttrice didattica poi nelle sedi di Argenta e di Riolo Terme, Paola Monti ha avuto un ruolo di rilievo nella ricerca archeologica di Faenza. Nel 1957 è subentrata ad Antonio Medri nell’incarico di ispettore onorario alle antichità. Si è pertanto trovata a svolgere le sue funzioni, sempre sorretta da grande entusiasmo, nella fase di ripresa economica postbellica, quando l’intensificarsi dell’attività edilizia ha consentito di effettuare, tramite il controllo dei cantieri edili, numerosi rinvenimenti archeologici, della maggior parte dei quali chi scrive è stata testimone oculare, avendo iniziato a collaborare con lei fin dall’inizio degli anni Sessanta.
La sua attività si è svolta sia nel settore pre-protostorico sia in quello di età romana. Nell’ambito del primo gli episodi di maggior rilievo sono individuabili nei saggi esplorativi lungo il perimetro del cosiddetto “tempietto” di Persolino e nello scavo dei fondi di capanne di VI sec. a.C., nell’area dell’ex Piazza d’Armi, nella zona in cui attualmente si trova il laghetto del Parco Bucci. I risultati furono presentati nella “Mostra delle civiltà preistoriche e protostoriche del faentino” nell’aprile 1969.
Più numerosi gli interventi d’età romana, fra cui si citano quelli che hanno restituito gli elementi di maggior rilievo, come lo scavo di palazzo Archi in via Cavour nel 1963, in cui sono venuti in luce un mosaico con scena di caccia nell’emblema, vari pavimenti fittili ed un canale riempito in antico con materiali ceramici e quello nel cortile di palazzo Cavina in piazza della Penna del 1966-67, dove si sono recuperate sette colonne doriche - rare a nord dell’Appennino - e terrecotte architettoniche. Gli anni fra il 1970 ed il 1972 sono stati particolarmente fecondi di rinvenimenti. Nel 1970 lo scavo nell’ex albergo Corona in corso Saffi ha restituito una pavimentazione per piazza, forse pertinente al Foro della città romana.
Nello stesso anno è stato effettuato anche lo scavo di via Dogana, il più importante rinvenimento archeologico urbano della Faventia romana ed uno dei più rilevanti complessi tardo-antichi della Romagna. Nello scavo sono venuti in luce cinque mosaici e vari pavimenti fittili. Fra i mosaici, quattro presentano decorazione geometrica ed uno di essi è particolarmente ampio, misurando m 14,90x9,10. Il quinto mosaico reca invece una complessa decorazione figurata: un grande emblema centrale in cui compaiono una figura maschile ignuda e nimbata seduta su un trono e varie figure maschili e femminili in piedi ai lati; il restante campo musivo è ripartito in riquadri, all’interno dei quali compaiono figure femminili e maschili in abbigliamento militare. L’emblema ed alcuni riquadri sono stati recentemente esposti nella mostra Santi Banchieri Re presso il Complesso di San Nicolò a Ravenna. L’interpretazione della decorazione figurata è problematica e controversa. Secondo Gino Vinicio Gentili, nell’emblema sarebbe raffigurata un’apoteosi imperiale, con l’imperatore Onorio in trono, mentre le figure nei riquadri sarebbero riferibili a personaggi della corte imperiale.
L’attività archeologica di Paola Monti si è infine articolata anche in pubblicazioni (elenco in “Studi Romagnoli” XXII, 1971, pp. 229-231), fra cui si cita in particolare la prima carta archeologica della Faventia romana (Archeologia faentina. I reperti, in “Studi faentini in memoria di mons. G. Rossini”, Faenza 1966, pp. 67-124) e nel problema della collocazione dei materiali archeologici. Nel 1960 un primo deposito archeologico fu ubicato in un piccolo ambiente della Biblioteca Comunale. A seguito dello scavo di via Cavour del 1963, il deposito fu trasferito in un ampio locale di palazzo Laderchi-Zacchia e nel 1973, dopo gli scavi di via Dogana, nel pianterreno di palazzo Mazzolani.
Nel contempo la Monti sollecitò a più riprese il problema della realizzazione di un Museo archeologico, portato avanti – dopo la sua scomparsa – da chi scrive che, su incarico dell’IBC della Regione Emilia-Romagna, ha elaborato un progetto (Un Museo archeologico per Faenza. Repertorio e progetto, Bologna 1980). Il sogno di Paola Monti di vedere realizzato a Faenza il Museo archeologico è tuttora irrealizzato.

Personaggi - pag. 14 [2006 - N.27]

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