Catalogazione in progress

Gli interventi catalografici promossi in Emilia Romagna e, in particolare, nella provincia ravennate portano alla costituzione di cataloghi virtuali disponibili per una più completa fruizione

Isabella Giacometti - Istituto Beni Culturali

L’impegno di salvaguardare il patrimonio artistico, culturale e naturale richiede l’attuazione di operazioni di tutela quale risultato di una programmazione concertata tra gli organi tecnico-scientifici competenti. In tale contesto il censimento e la catalogazione, assieme all’attività di restauro, rappresentano un’esigenza indispensabile per la conoscenza e la valorizzazione dei beni culturali. I dati catalografici infatti costituiscono una sorta di documento identificativo, di un bene materiale o immateriale, che permette di comprenderne con maggior precisione le caratteristiche e il valore testimoniale, base imprescindibile per ogni attività di tutela consapevole e di valorizzazione pubblica.
L’Istituto per i Beni Culturali svolge questa attività mettendo a disposizione la sua competenza e le sue risorse a favore del patrimonio regionale. L’attività di catalogazione infatti si impone quale azione prioritaria nella programmazione annuale dell’IBC; questa prevede la definizione di piani di intervento formulati in seguito alle segnalazioni dei soggetti titolari dei beni e dai fabbisogni emersi a seguito dell’azione di consulenza svolta capillarmente sul territorio regionale dall’IBC. Con la L.R. 20/1990 prima, e con l’attuale L.R. 18/2000 poi, l’IBC ha rafforzato il suo impegno in questa direzione.
La consapevolezza del valore di tali interventi ha fatto emergere di conseguenza la considerazione che la conoscenza necessita di strumenti. E la disponibilità dei mezzi informatici costituisce un valido, anzi indispensabile, strumento per diffondere tale conoscenza. Per questo motivo tutta l’attività di catalogazione viene digitalizzata in modo da costituire una sorta di catalogo informatico rapido ed efficace non solo per chi opera nella catalogazione ma anche per quegli utenti interessati alla conoscenza e alla comprensione dell’ampio e sfaccettato complesso dei beni culturali regionali.
Per evitare che i diversi interventi restino scoordinati l’IBC ha realizzato, all’interno del più ampio repertorio digitale dei musei dell’Emilia Romagna, un collegamento da cui si può accedere direttamente ai beni catalogati a partire dalla scheda di quella realtà in cui sono conservati e in cui è stata compiuta l’attività di catalogazione. Questo strumento ha reso possibile la riunificazione dei diversi inventari in un’unica sede consentendo al tempo stesso una lettura più immediata della situazione patrimoniale. Da un punto di vista gestionale mette a disposizione una topografia informatizzata che permette di localizzare le opere e rende possibile la fruizione delle informazioni.
In Emilia Romagna l’attività di catalogazione si è sviluppata in modo pienamente autonomo, seppur in stretta correlazione con l’ICCD, Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, che predispone a livello nazionale appositi modelli catalografici corredati da una dettagliata normativa, che garantisce la realizzazione di schede corrette ed uniformi. Per lo svolgimento delle sue attività l’IBC ha messo a punto uno specifico software, in grado di dialogare con la più ampia rete nazionale del Sistema Informativo Generale del Catalogo (SIGEC), e si avvale del supporto tecnico del Centro Regionale per il Catalogo (CRC), società appositamente costituita dalla Regione.
Nel cospicuo assortimento di schede utilizzate, che rispondono alle esigenze derivanti dal carattere diffuso e stratificato del patrimonio e dalla compresenza nel territorio di tipologie diverse di beni (dai naturalistici a quelli artistici, dai demo-etnoantropologici a quelli archeologici), i modelli maggiormente impiegati si rivelano la scheda OA per i beni storico-artistici, e la scheda RA per i beni archeologici.
Altre schede sono state invece predisposte o adattate alla tipologia delle collezioni; tra queste alcune sono il frutto della collaborazione dell’IBC con altre istituzioni, mirata alla progettazione di tracciati catalografici per categorie particolari di manufatti, come nel caso della scheda di approfondimento dedicata alla ceramica, assente tra i modelli ministeriali, ma realizzata di concerto con il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza e dotata di una sintassi omogenea a quella predisposta a livello nazionale dall’ICCD.
Sono molteplici le realtà museali del territorio ravennate interessate dalle campagne catalografiche. Si tratta per la maggior parte di realtà di piccole e medie dimensioni che si caratterizzano per l’eterogeneità delle raccolte a testimonianza della varietà culturale del territorio di appartenenza. Dalle tracce archeologiche ai cimeli della storia risorgimentale e della Grande guerra, dalle opere pittoriche alle ceramiche e alle targhe devozionali, dagli strumenti musicali alle marionette, dagli strumenti del lavoro contadino a quelli della civiltà palustre e di quella salinara. L’analisi dei primi sei anni di programmazione, attuata attraverso la legge regionale n. 18 del 2000, delinea un quadro di sicuro interesse relativo agli interventi conoscitivi sul patrimonio storico-artistico della provincia di Ravenna.
Sono undici i Comuni del territorio coinvolti, per un totale di ventidue realtà museali, in favore delle quali sono state avviate attività di inventariazione e catalogazione. Dalla pianura di Alfonsine dove l'attenzione è caduta sui fondi fotografici storici, alle colline di Brisighella, che custodisce nel Museo Civico “Giuseppe Ugonia” le più importanti e rappresentative opere di questo Maestro; dal mare di Cervia con i tipici strumenti salinari del Museo del Sale, a Faenza che alla più blasonata realtà del MIC affianca ragguardevoli patrimoni museali: i cimeli del Museo del Risorgimento, la collezione degli strumenti musicali del Museo del Teatro, la Pinacoteca Comunale con le opere esposte in occasione del nuovo ordinamento.
Nel delizioso centro di Bagnacavallo, presso il Museo “Le Cappuccine” sono state invece catalogate ex novo le opere dal ’700 al ’900, comprese le tele e alcune carte di Enzo Morelli. Non si possono poi dimenticare i materiali conservati nella singolare realtà dell’Ecomuseo della civiltà palustre di Villanova di Bagnacavallo e il nucleo storico-artistico nonché la raccolta di disegni del fondo Piancastelli del Museo Civico di Castel Bolognese.
Altri interventi ancora hanno toccato le piccole realtà di Fusignano, dove si è lavorato sulle opere esposte nel Museo Civico San Rocco, di San Pancrazio di Russi con il suo Museo della vita contadina, di Bagnara di Romagna in occasione dell’apertura al pubblico della sezione archeologica del costituendo Museo del Castello. In una pregevole realtà artistica come quella della città di Ravenna si è infine spaziato dalle opere del Museo d’Arte della Città, ai materiali del Museo Nazionale delle Attività Subacquee, dai materiali di scena della Casa delle Marionette, alle medaglie e ceramiche del Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali.
La conoscenza che deriva da queste azioni rende sì piacevolmente consapevoli dell’eterogeneità del patrimonio culturale di un territorio, ma allo stesso tempo richiama alla responsabilità di una continua e adeguata conservazione.

La pagina dell'IBC della Regione Emilia-Romagna - pag. 4 [2006 - N.27]

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