Una sfida per il futuro: riconoscere e valorizzare i professionisti dei musei

La presentazione della "Carta Nazionale delle Professioni museali" apre un nuovo capitolo per i musei, nel solco della cultura della qualità

Diego Galizzi - Conservatore del Centro Culturale "Le Cappuccine" Membro ICOM

La Carta Nazionale delle Professioni Museali, presentata il 25 ottobre scorso nella sede della Regione Lombardia a Milano, è destinata ad avere una certa risonanza fra gli addetti ai lavori e, si auspica, fra i soggetti che hanno responsabilità istituzionali e amministrative in materia poiché prefigura i ruoli, le responsabilità, i requisiti di accesso e le modalità di incarico delle principali figure necessarie al funzionamento di un museo. Nel testo sono delineate le figure del Direttore, Conservatore, Catalogatore, Registrar, Restauratore, Responsabile dei servizi educativi, Educatore museale, Coordinatore dei servizi di accoglienza e custodia, Operatore dei servizi di accoglienza e custodia, Responsabile del centro di documentazione, Bibliotecario, Responsabile amministrativo e finanziario, Responsabile della segreteria, Responsabile dell’ufficio stampa e fund raising, Responsabile del sito web, Responsabile delle strutture e dell’impiantistica, Responsabile della rete informatica, Responsabile della sicurezza, Progettista degli allestimenti.
A voler essere obiettivi, la sensazione di trovarci di fronte ad uno schema fin troppo articolato per le possibilità (e le necessità!) di molti dei nostri musei è quantomeno fondata, soprattutto quando incontriamo professionalità decisamente poco “tradizionali” come il registrar; d’altro canto, è probabile che in alcune grandi realtà le figure individuate non esauriscano totalmente la complessità della gestione di un museo. Attenzione, però, nelle premesse del documento Alberto Garlandini, consigliere nazionale ICOM e coordinatore del gruppo di lavoro a cui si deve la Carta, è piuttosto esplicito nel dichiarare che essa vuole essere uno schema flessibile, da adattare alle caratteristiche dimensionali e tipologiche dei musei e alle normative dei relativi Enti proprietari, anche se non c’è dubbio che vi siano figure da considerarsi prioritarie: direttore, conservatore e tre professionalità negli ambiti dei servizi al pubblico, dell’amministrazione / pubbliche relazioni e della sicurezza.
Ma al di là del contenuto, che può essere approfondito scaricando la Carta messa a disposizione nel sito internet di ICOM Italia (www.icom-italia.org), credo sia importante qui sottolineare lo spirito con il quale si è voluto metter mano a questo tema e le finalità che la Conferenza Permanente si è posta, nel breve e nel lungo periodo. L’obiettivo è quello di giungere ad un riconoscimento formale e sostanziale delle professionalità museali e, in questo senso, la presentazione della Carta nazionale delle professioni museali non è un punto di arrivo, ma semplicemente l’inizio di una nuova sfida, un contributo offerto al legislatore (centrale e regionale) affinché si giunga al riconoscimento istituzionale di queste professioni.
Nel frattempo l’impegno di tutti deve essere quello si sottoporre fin da ora il documento all’attenzione della comunità museale, degli Enti proprietari, dei sindacati e delle Università, avviando così un processo di verifica dell’applicabilità dei contenuti, anche attraverso tavole rotonde promosse su tutto il territorio nazionale e forum on-line. È infatti prevista per il prossimo ottobre una nuova Conferenza Nazionale promossa da ICOM, che chiuderà una fase di verifica durata un anno per “battezzare” la versione definitiva della Carta.
La speranza è quella di giungere ad esiti simili a quelli raggiunti dagli Standard museali, che lentamente le Regioni stanno metabolizzando, con esiti certo diversi, nelle loro normative. L’unica nota stonata, al momento, è la mancata firma della Carta da parte della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, che fin dall’inizio era stata coinvolta ai lavori di redazione. Data la rilevante importanza che l’individuazione di percorsi formativi adeguati riveste nella definizione delle figure professionali previste, è evidente che le eventuali divergenze con il mondo universitario devono essere ricomposte al più presto, e non sarà facile, se non si vuole che il frutto di un così grande sforzo da parte della comunità scientifica museale nasca con una lacuna che rischia di minarne l’efficacia sin dall’origine.

Appunti dai convegni - pag. 19 [2006 - N.25]

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