Tappeti di pietra

Entra nella rete museale provinciale la Domus dei Tappeti di Pietra di Ravenna, un luogo che incanta i visitatori con i suoi milleduecento metri quadri di mosaici policromi e marmi

Raffaella Branzi Maltoni - Ufficio stampa Fondazione RavennAntica

Era il 1993 quando, durante i lavori per la costruzione di un garage sotterraneo, venne scoperto l’imponente complesso archeologico di via Massimo d’Azeglio a Ravenna. La stratigrafia, inserita all’interno degli assi ortogonali che caratterizzavano la zona, copriva un periodo cronologico che dal II secolo a.C. arrivava fino ai nostri giorni. L’attenzione degli esperti si concentrò subito su un edificio di epoca bizantina, che oggi è noto col nome di Domus dei Tappeti di Pietra.
La Domus è stata restituita alla fruizione pubblica dalla Fondazione RavennAntica, che oggi la gestisce. Per visitarla è necessario entrare nella settecentesca chiesa di Santa Eufemia, in via Barbiani e, passando dalla sala dei “Cento Preti” - in cui è collocato il pozzo battesimale in cui sant’Apollinare battezzava i primi cristiani della città - scendere nel vasto ambiente ipogeo. Appena arrivati, lo spettacolo che si può ammirare toglie quasi il respiro: milleduecento metri quadri di mosaici policromi e marmi, suddivisi in 14 ambienti diversi, si presentano agli occhi del pubblico. A rendere ancora più suggestivo il percorso di visita contribuiscono senz’altro le passerelle, che consentono quasi di camminare sopra le pavimentazioni, ricollocate nella sede originaria, aiutando così il visitatore ad immedesimarsi nei panni degli antichi abitanti della Domus.
Gli ambienti dell’edificio, unico esempio a Ravenna di architettura civile dell’epoca bizantina, sono dislocati con un orientamento che va da nord a sud. Procedendo in senso orario, si incontrano per primi gli ambienti di rappresentanza, in cui è possibile ammirare i resti in opus sectile di uno dei grandi saloni e l’immagine di un Buon Pastore, raffigurato in uno stilizzato Eden ed appartenente ad uno degli edifici più antichi. Rimosso dalla sede originale ed esposto verticalmente in parete, sembra un vero e proprio quadro.
Proseguendo la visita, si giunge alla strada basolata in trachiti, che funge da spartiacque tra gli ambienti pubblici e quelli privati e costituisce l’ingresso del palazzetto stesso. Addentrandosi negli ambienti privati, oltre a pavimenti decorati con motivi ornamentali geometrici e vegetali, si incontra un altro salone di rappresentanza, imponente per dimensioni e con un magnifico emblema centrale raffigurante la Danza dei Geni delle quattro stagioni. In questo caso, nel pavimento è stata inserita una copia mentre l’emblema originale è stato disposto in verticale vicino all’uscita, per far sì che i visitatori possano apprezzare tutti i particolari e tutte le sfumature di questa rarissima iconografia che mostra i Geni danzare in cerchio al suono della siringa, sfavillante perché costituita da tessere d’oro. Un altro ambiente suggestivo, purtroppo conservato solo in parte, è rappresentato da un ninfeo, situato proprio in fondo al percorso.
Circa il committente di questo sontuoso edificio, ancora non si è giunti ad un’identificazione certa: si ipotizza possa trattarsi di un funzionario della corte bizantina o forse di un nobile, ma le ipotesi restano aperte.
Tantissimi altri sono gli elementi decorativi rinvenuti durante i lavori di scavo: sono stati infatti recuperati frammenti di statue, bassorilievi, capitelli e molti reperti ceramici, che possono fornire ulteriori indicazioni sulla ricchezza di questa zona. Per ragioni di ordine pratico, ad oggi non è possibile mettere in mostra tutto quello venuto alla luce; tuttavia la Fondazione RavennAntica si sta impegnando per ultimare il futuro Museo di Classe, al momento costituito nell’edificio dell’ex zuccherificio, in modo da rendere fruibile ai ravennati, ma non solo, tutte le bellezze ancora nascoste della città.
Per visitare la Domus, inaugurata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nell’ottobre 2002 ed insignita del Premio Bell’Italia 2004, si può contattare il numero 054432512 o consultare il sito www.ravennantica.it.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 0 [2005 - N.24]

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